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Disturbi mentali, in Italia prevalenza al di sopra della media europea

  • Alessandro Visca
  • Sanità

In Italia più di 1 persona su 5 soffre di almeno un disturbo mentale, i più comuni sono ansia e depressione. Tuttavia, solo 1 persona su 3 affetta da tali disturbi riceve un trattamento medico adeguato. Il dato emerge dall’ultima edizione dell’Headway – Mental Health Index 3.0, un indice composito che confronta la salute mentale tra i 27 Paesi dell’UE e il Regno Unito, utilizzando 54 indicatori chiave di performance. Il rapporto è stato presentato al Parlamento europeo da The European House – Ambrosetti, un think-tank italiano, insieme ad Angelini Pharma.

Eco-ansia, nuovo disturbo mentale pre-traumatico

Tra i fattori emergenti che causano disturbi dell’umore c’è l’eco-ansia, ossia la preoccupazione per gli effetti del cambiamento climatico, definita disturbo mentale pre-traumatico. Il rapporto mostra che, in media, più di un terzo degli europei (37%) si sente esposto a minacce legate al cambiamento climatico. L’impatto è più forte in paesi mediterranei in cui gli effetti del riscaldamento del Pianeta sono più evidenti. Il 64% della popolazione del Portogallo e il 43% di quella italiana si sente minacciato dai cambiamenti climatici, a causa dell’innalzamento del livello del mare e dagli incendi boschivi.

Alle preoccupazioni per il riscaldamento globale si aggiungono quelle per I conflitti geopolitici, le tensioni sociali e la crisi del costo della vita con il 62% degli europei che esprime preoccupazione per il futuro

Bambini e giovani particolarmente vulnerabili

Secondo i risultati del Report Headway, circa il 20% dei bambini sperimenta problemi di salute mentale durante gli anni scolastici e uno su cinque riferisce infelicità e ansia per il futuro a causa della solitudine, del bullismo e delle difficoltà nei compiti scolastici. Inoltre, il 45% delle persone di età compresa tra i 16 e i 25 anni riferisce di ansia e disagio quotidiani associati all’eco-ansia

Maria Walsh, membro del Parlamento europeo ha detto:

sebbene i disturbi della salute mentale possano colpire chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, dal contesto socioeconomico, dal genere o dall’etnia, i giovani e le popolazioni più vulnerabili possono sperimentare livelli di disagio sproporzionati e necessitare di maggiori livelli di sostegno.”

Assistenza socio-sanitaria per la salute mentale, differenze strutturali fra i paesi europei

La panoramica della salute mentale dell’Headway – Mental Health Index evidenzia anche le differenze strutturali tra i sistemi di assistenza sanitaria e sociale nei diversi Paesi europei e le differenti modalità di risposta ai bisogni di salute mentale.

A guidare la classifica della percentuale di persone che hanno dichiarato che loro o i loro familiari hanno trovato difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria mentale è l’Irlanda con il 44% del totale mentre l’Italia è ultima con il 13%.

La distribuzione delle risorse economiche destinata ai servizi per la salute mentale varia notevolmente tra gli Stati dell’UE: Francia (13,9%), Germania (13,1%) e Svezia (10,0%) sono i principali investitori, superando in modo significativo la media degli altri Paesi europei, che si attesa al 5,4%. Nella classifica, Italia è terzultima con il 3% di risorse allocate.

Gli interventi in discussione in Italia

Il Parlamento italiano sta attualmente discutendo due importanti proposte di legge, una per l’istituzione di psicologi scolastici e l’altra per lo psicologo di base, che lavorerebbe in modo simile ai medici di base. Nel 2023 il Ministero della Salute ha attivato un Tavolo tecnico sulla salute mentale, il cui scopo è quello di individuare le aree di miglioramento in termini di prevenzione, trattamento e supporto.

Elisa Milani, coordinatrice del progetto e consulente dell’area sanitaria di The European House – Ambrosetti

nel corso di quest’ultimo anno, la popolazione europea ha affrontato la concomitanza di fattori di crisi economica, sociale, geopolitica e ambientale con un impatto significativo sulla salute mentale delle persone. In quest’epoca post-pandemica, che è stata definita una policrisi per il verificarsi di molteplici crisi e sfide, l’adozione di strumenti data-driven per i decisori politici rappresenta un’opportunità per identificare le aree più critiche e, di conseguenza, per intervenire attraverso un approccio multidisciplinare e collaborativo finalizzato alla costruzione di una società complessivamente più equa e resiliente.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.