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Ipocondria, la paura di ammalarsi e i rischi effettivi per la salute

  • Alessandro Visca
  • Medicina

Le persone con ipocondria, un disturbo ansioso che riguarda il proprio stato di salute, hanno un rischio di mortalità per tutte le cause superiore a quello della popolazione generale. A queste conclusioni sono arrivati i ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma in Svezia, che hanno valutato i dati clinici e amministrativi di una coorte di 4.129 persone con una diagnosi convalidata di ipocondria, secondo l’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, Tenth Revision (ICD-10), confrontati con 41.290 soggetti di controllo senza ipocondria.

Lo studio ha trovato un aumento del tasso di mortalità negli ipocondriaci

Nel periodo dello studio (1997-2020) si è registrato il decesso di 268 individui con ipocondria e 1.761 individui senza ipocondria. Nei modelli aggiustati per le variabili sociodemografiche, è stato osservato un aumento del tasso di mortalità per tutte le cause tra gli individui con ipocondria rispetto agli individui senza ipocondria (HR 1,69; IC al 95%, 1,47-1,93).

È stato osservato un aumento del tasso di mortalità nei soggetti con ipocondria sia per cause sia naturali (HR 1,60; IC 95%, 1,38-1,85) sia innaturali (HR 2,43; IC 95%, 1,61-3,68). La maggior parte dei decessi per cause non naturali sono stati attribuiti al suicidio (HR 4,14; IC 95%, 2,44-7,03). I risultati sono stati confermati anche dopo ulteriori aggiustamenti per disturbi psichiatrici.

Le possibili cause dell’aumento dei rischi per gli ipocondriaci

Riguardo le possibili cause all’origine di questo aumento del rischio gli autori scrivono: “è probabile che molteplici fattori, che possono agire contemporaneamente, siano associati all’aumento dei rischi. L’evitamento delle consultazioni mediche, descritto per alcuni casi di ipocondria grave sembra una spiegazione meno plausibile, dato che il rischio di morte per neoplasie era paragonabile ai soggetti non ipocondriaci.”

Più plausibile, secondo gli autori, è pensare agli effetti “dello stress cronico che porta ad una disregolazione della funzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, disfunzione immunitaria, infiammazione cronica. A cui vanno aggiunti: “fattori legati allo stile di vita (ad esempio, uso di alcol e sostanze), e il mancato riconoscimento dell’ipocondria come un vero e proprio problema psichiatrico che richiede un trattamento.”

In particolare gli autori sottolineano che i medici dovrebbero essere consapevoli dell’aumentato rischio di suicidio legato all’ipocondria, specie se associata a depressione. In conclusione, gli autori scrivono:

nel loro insieme, questi risultati mostrano un paradosso, per cui gli individui con ipocondria hanno un rischio maggiore di morte, nonostante le loro paure pervasive riguardo malattia e morte. In questo studio, la maggior parte dei decessi potrebbe essere classificata come potenzialmente prevenibile. Ignorare i sintomi somatici di questi individui, o considerarli immaginari, può avere conseguenze disastrose. Si dovrebbe fare di più per ridurre lo stigma e migliorare l’individuazione, la diagnosi e l’appropriata assistenza integrata (cioè psichiatrica e somatica) per questi individui.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.