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Mal di schiena, cinque sintomi che indirizzano alla diagnosi corretta

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Cinque domande sulle caratteristiche del proprio mal di schiena. Un test semplice, scientificamente validato, che può fornire al medico indicazioni preziose per indirizzare tempestivamente il paziente verso un corretto iter diagnostico.

Il test, consigliato a chi avverte il dolore per più di tre mesi, è disponibile sul sito “Non voltargli la schiena“, parte di una campagna promossa da AbbVie per aumentare la consapevolezza su una malattia reumatologica che, a tutt’oggi, in molti casi fa registrare un ritardo diagnostico di anni, con conseguenze pesanti per la salute dei pazienti.

Si tratta della spondilite anchilosante, una patologia reumatologica che colpisce la colonna vertebrale, con esordio nella prima fascia dell’età adulta (20-30 anni) e maggiore prevalenza nel sesso maschile. La patologia evolve con un irrigidimento progressivo del rachide che può portare a gravi forme di disabilità. La malattia viene trattata, oltre che con interventi dietetici e di esercizio fisico, con farmaci antiinfiammatori non steroidei e, nei pazienti che non rispondono a questi trattamenti, con farmaci biologici o con i più recenti JAK inibitori. Una diagnosi precoce è importante per contrastare l’evoluzione della malattia e rallentare la progressione del danno alla colonna vertebrale.

Le domande del test puntano a far emergere le caratteristiche del mal di schiena di origine infiammatoria, che caratterizza la spondilite anchilosante, e che va distinto dal comune mal di schiena di origine meccanica. In particolare caratteristiche comuni del mal di schiena infiammatorio sono le seguenti:

  • L’esordio è in giovane età, tra i 20 e i 30 anni
  • L’esordio del dolore è graduale
  • I sintomi migliorano con l’esercizio fisico
  • Il dolore non migliora a riposo
  • Il dolore normalmente è associato a rigidità mattutina che dura più di 30 minuti
  • Il dolore notturno è spesso causa di risveglio nella seconda metà della notte
  • Dolore al gluteo alternante

Un tempo medio di diagnosi di 6-8 anni

Considerando che la malattia si presenta inizialmente con sintomi sovrapponibili a quelli del comune mal di schiena, attualmente il tempo medio della diagnosi di spondilite anchilosante è di 6-8 anni. Un tempo molto lungo nel quale il paziente deve fare i conti con un dolore costante, anche a riposo, alla ricerca di una diagnosi che può arrivare quando la malattia ha provocato danni irreparabili.

Nel corso della presentazione della campagna il professor Francesco Ciccia, ordinario di Reumatologia presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, ha spiegato:

Il mal di schiena è una patologia molto comune, ma quando il dolore perdura per oltre tre mesi si deve parlare di mal di schiena cronico. I dolori lombosacrali, tipicamente notturni e presenti a riposo o al risveglio e che si attenuano con il movimento, sono campanelli di allarme che necessitano di una valutazione specialistica reumatologica. Una diagnosi precoce è infatti fondamentale per un adeguato trattamento che impedisca l’instaurarsi di gravi danni articolari ad alto impatto invalidante. Il mal di schiena non è una diagnosi, è un sintomo che va prontamente diagnosticato e trattato.”

Alti costi sanitari diretti e indiretti

La spondilite anchilosante è una malattia cronica che pesa anche economicamente sulla vita dei pazienti. Si calcola che la persona con questa patologia necessiti di 2-4 visite specialistiche al mese e che i costi diretti per visite ed esami possano arrivare fino a 389 euro al mese. Inoltre, il paziente può arrivare a perdere fino a 8 giornate lavorative al mese con costi indiretti che possono superare gli 8mila euro l’anno.

Silvia Tonolo, presidente di ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus), che aderisce alla campagna, ha ricordato:

la spondilite anchilosante colpisce soprattutto i giovani adulti nel pieno della loro attività lavorativa e sociale. Ragazzi che dovranno convivere con la malattia per tutta la vita. Il problema vero è il ritardo diagnostico – e conseguentemente terapeutico – inaccettabile, che complica la gestione di una malattia così invalidante.”

“Campagne di sensibilizzazione come “Non voltargli la schiena” – ha aggiunto Tonolo – sono fondamentali per informare le persone su quali siano i sintomi riconducibili al mal di schiena cronico di natura infiammatoria. Sono altrettanto importanti le figure del medico di medicina generale che, in presenza di tali sintomi, può inviare il paziente direttamente dallo specialista reumatologo, e del farmacista dei servizi, che può intercettare i pazienti nelle fasi più precoci e consigliare di consultare il reumatologo in caso di mal di schiena che dura da diversi mesi, evitandogli così un’odissea diagnostica tra diversi specialisti prima di arrivare a quello giusto.”

Per quanto riguarda l’impegno di AbbVie, il direttore medico Annalisa Iezzi, ha precisato:

AbbVie è impegnata da anni nel cercare soluzioni innovative per avere un impatto significativo sulla vita dei pazienti. Non solo nella ricerca e sviluppo di opzioni terapeutiche innovative per le persone che convivono con malattie reumatologiche come la spondilite anchilosante, ma anche nei programmi di supporto come la campagna ‘Non voltargli la schiena’ che si propone di favorire una corretta informazione e ridurre il tempo di diagnosi per tutte quelle persone che soffrono di mal di schiena infiammatorio e non ne sono ancora consapevoli, accelerando il percorso verso una migliore qualità di vita, senza dolore.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.