Malattie reumatologiche e rischio cardiovascolare: linee guida da rivedere?
Le persone con malattie reumatologiche su base autoimmune hanno un rischio cardiovascolare aumentato, probabilmente superiore a quello considerato fino ad ora. Lo affermano gli autori di un vasto studio osservazionale che, in un editoriale sulla rivista Annals of Rheumatic Disease, propongono di rivedere i moltiplicatori di rischio cardiovascolare indicati dalle linee guida dell’Eular (European Alliance of Associations for Rheumatology) per le singole malattie reumatiche.
Un ampio studio di popolazione su malattie autoimmuni e rischio cardiovascolare
L’editoriale è firmato, tra gli altri da Nathalie Conrad, del dipartimento di sanità pubblica e cure primarie dell’Università cattolica di Leuven (Belgio), che è anche il primo autore di un ampio studio basato sulla popolazione su malattie autoimmuni e rischio cardiovascolare pubblicato su Lancet nell’agosto 2022.
Gli autori dei questa ricerca hanno utilizzato cartelle cliniche di cure primarie e specialistiche nel Regno Unito che riguardano 19 diverse malattie autoimmuni durante un periodo di 18 anni, valutando il rischio CV nei soggetti che non avevano avuto malattie cardiovascolari a 12 mesi dalla diagnosi di malattia reumatologica.
Nel corso degli anni si è manifestato in questi pazienti un rischio CV superiore alla norma. Conrad, ha spiegato:
Ogni singola malattia autoimmune che abbiamo esaminato era associata a un aumento del rischio cardiovascolare.”
Oltre a un aumento medio del 68% del rischio di malattie cardiovascolari nelle persone con malattie reumatiche, come prcisa Conrad, nei pazienti reumatologici è stato osservato anche l’intero spettro dei disturbi cardiovascolari:
abbiamo visto aumenti di malattie tromboemboliche, malattie cardiache degenerative e infiammazioni cardiache.”
Una grande mole di dati esaminata
Lo studio si basa su una mole di dati imponente: sono state esaminate le cartelle cliniche elettroniche di 446.449 individui con malattie autoimmuni, abbinate a 2.102.830 individui senza malattie autoimmuni.
La ricerca includeva 160.217 individui con sette malattie reumatiche: artrite reumatoide, polimialgia reumatica, vasculite, lupus eritematoso sistemico, sindrome di Sjögren, spondilite anchilosante e sclerosi sistemica. Oltre a cercare qualsiasi evidenza di malattia cardiovascolare, Conrad e coautori hanno esaminato 12 esiti specifici: malattie aterosclerotiche, malattia arteriosa periferica, ictus o attacco ischemico transitorio, insufficienza cardiaca, disturbi valvolari, malattia tromboembolica, fibrillazione o flutter atriale, malattia del sistema di conduzione, aritmie sopraventricolari, aneurisma aortico, miocardite e pericardite ed endocardite infettiva.
Risultati attesi e dati non scontati
La ricerca ha dato risultati attesi come un rischio CV superiore da 2 a 4 volte nelle per le persone con lupus eritematoso sistemico e sclerosi sistemica rispetto alla popolazione generale, ma anche evidenze meno prevedibili, come il fatto che tutte le malattie reumatologiche comportassero un aumento del rischio di problemi cardiaci o vascolari.
L’aumento del rischio non può essere spiegato dalla presenza di fattori di rischio tradizionali, come ipertensione, fumo e obesità. Iain McInnes, professore di medicina e reumatologia all’Università di Glasgow, coautore dell’articolo di Annals, spiega:
Il dato di fondo che emerge è che qualsiasi contesto di infiammazione sistemica può portare a un aumento del rischio vascolare. L’implicazione è che potrebbe esserci un aumento del rischio vascolare in tutta la gamma di malattie infiammatorie immuno-mediate.”
Tuttavia, ha aggiunto McInnes:
Non dobbiamo dedurre che l’entità del rischio sia la stessa per ogni malattia. Non sappiamo ancora se esiste un percorso comune che porta al danneggiamento del vaso sanguigno o se diverse malattie potrebbero contribuire a percorsi diversi”.
Capire queste differenze, secondo McInnes è la chiave per pensare anche a interventi terapeutici differenziati
Linee guida Eular da aggiornare
Conrad e colleghi suggeriscono un aggiornamento delle linee guida dell’Eular per la gestione del rischio cardiovascolare nelle malattie reumatiche e muscoloscheletriche (RMD)
In particolare suggeriscono di considerare un moltiplicatore di rischio di 2,5 per la sclerosi sistemica, 2,0 per il lupus e 1,5 per qualsiasi altra malattia reumatica. Conrad, afferma:
sosteniamo che le raccomandazioni EULAR dovrebbero prendere in considerazione questa nuova evidenza di una salute cardiovascolare peggiore del previsto in numerose RMD e prevedere lo screening cardiovascolare e le misure di prevenzione associate.”
“Sebbene che i moltiplicatori di rischio non siano perfetti – aggiunge Conrad – sono la migliore opzione disponibile fino a quando gli strumenti di previsione del rischio personalizzati non saranno sviluppati specificamente per i pazienti con RMD”.