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obesità bilancia

Obesità, indicazioni ed evoluzione della chirurgia bariatrica

“Posto che si rientri nei parametri per l’età, cioè fra i 18 e i 65 anni, buona parte delle persone con obesità di grado tre è candidabile per la chirurgia bariatrica, e questo vale anche per il grado due.” Lo precisa Giuseppe Maria Marinari, responsabile dell’U.O. di chirurgia bariatrica di IRCCS Humanitas Research Hospital.

Il riferimento al grado di obesità riguarda la classificazione dell’OMS basato sull’indice di massa corporea (IMC), che distingue così l’obesità:

  • 1° grado (IMC= 30-34.9)
  • 2° grado (IMC=35-39.9)
  • 3° grado (IMC= >40).

Attualmente in Italia su una popolazione di circa 3 milioni di persone obese che rientrano nelle fasce trattabili con la chirurgia, sono circa 30 mila i pazienti che accedono agli interventi. Nel 2022 il 55% degli interventi di chirurgia bariatrica sono stati fatti nel Nord Italia, il 16% in Centro Italia, nel Sud il 21% e nelle isole l’8% (dati Sicob) . Tutti interventi effettuati nei 130 Centri Chirurgici certificati. Spiega Marinari:

la chirurgia dell’obesità è per definizione un’attività multi-specialistica. Nel team bariatrico le figure professionali sono di tipo internistico (endocrinologo o dietologo), nutrizionale (dietologo, o nutrizionista o dietista), vi si trova poi lo psicologo o lo psichiatra ed il chirurgo: e infatti nella SICOB, Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche, c’è spazio per tutte queste diverse professionalità”.

“La chirurgia dell’obesità – prosegue Marinari – di solito fa perdere il 30-35% del peso di partenza, cioè, per semplificare, se una persona si opera che pesa 100 kg, con l’intervento dovrebbe stabilizzare il peso sui 70 Kg. Naturalmente questo dato esprime una media: quindi, c’è chi perde di più e chi perde un po’ di meno”. E aggiunge:

L’aspetto più interessante è l’effetto sulle malattie associate all’obesità: migliorano infatti, a volte fino alla sospensione della terapia, ipertensione arteriosa, diabete tipo 2, dislipidemia, soprattutto per quello che riguarda i trigliceridi e le apnee notturne. Si riducono anche i dolori articolari, specie a carico di ginocchia ed anche, disturbi che vengono recepiti come meno gravi, ma che possono essere estremamente invalidanti. Insomma, la salute in generale trova un grande giovamento e l’effetto finale di tutto questo è l’allungamento dell’attesa di vita”.

“Bisogna aggiungere  – sottolinea Marinari – che oltre ai miglioramenti fisici gli interventi di chirurgia bariatrica cambiano la vita delle persone anche sotto il profilo psicologico: aumenta l’autostima, cambia il rapporto con gli altri.  Nella maggior parte delle persone affette da obesità c’è disagio a causa della forma corporea: l’importante calo di peso modifica la percezione di sé, e di conseguenza cambia il rapporto con le persone, anche sul lavoro. È  importante dire che la maggior parte degli interventi di chirurgia bariatrica agiscono riducendo il senso di fame ed aumentando il senso di sazietà: le persone operate vivono una completa trasformazione anche nel rapporto con il cibo e sono in qualche modo liberate dal senso di fame. Questi risultati (la modifica del rapporto con sé stessi, con gli altri e con il cibo) sono difficili da misurare e sono riportati dai pazienti, che però ci insegnano quanto il loro valore sia enorme”.

Marinari tiene anche a ricordare il corretto approccio all’obesità:

molto spesso, le persone affette da obesità sono considerate colpevoli del loro stato, sono viste come persone con mancanza di volontà e che non si impegnano. In letteratura scientifica vi sono degli studi molto recenti di neuroscienze che dimostrano come la risposta all’introduzione del cibo del cervello di una persona affetta da obesità sia completamente diversa rispetto alla risposta del cervello di una persona normopeso.  L’obesità è una malattia multifattoriale e non è una colpa o frutto di debolezza, e di questo dobbiamo convincere prima di tutto la classe medica, perché il paziente non deve essere colpevolizzato:”

L’innovazione della chirurgia bariatrica

Marco Raffaelli, ordinario all’Università Cattolica di Roma e direttore dell’UOC di Chirurgia Endocrina e Metabolica della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS, spiega:

l’espansione della chirurgia bariatrica è dovuta anche all’applicazione delle tecniche meno invasive, cioè della chirurgia laparoscopica: interventi con piccole incisioni che, in passato, richiedevano dei grandi tagli. Interventi laparoscopici utili soprattutto per pazienti delicati come i pazienti con obesità.”

“La piattaforma robotica – aggiunge Raffaelli –  è un’ulteriore evoluzione della chirurgia laparoscopica: il robot consente maggiore precisione, in modo particolare nelle procedure nei quali c’è necessità di eseguire suture in piccoli spazi, soprattutto nei pazienti con obesità più severa e che hanno delle pareti addominali molto spesse. Ciò comporta notevoli vantaggi sia per il paziente sia per il servizio sanitario.”

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.