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Tremila passi in più potrebbero bastare per ridurre la pressione

Un nuovo studio americano conferma che anche un modesto incremento dell’attività fisica quotidiana, potrebbe avere un effetto positivo sui livelli di pressione arteriosa nelle persone anziane.

Uno studio pilota, condotto dall’Università del Connecticut, in collaborazione con l’Università dello Iowa, e pubblicato sul Journal of Cardiovascular Development and Disease ha voluto indagare i benefici derivanti da un incremento della durata della camminata quotidiana, uno dei modi più semplici e alla portata di tutti per svolgere attività fisica, in un contesto -come quello statunitense- dove la prevalenza dell’ipertensione negli anziani arriva all’80%. Va ricordato che valori pressori nella norma rappresentano una protezione da eventi quali ictus, insufficienza cardiaca, attacco cardiaco.

A un gruppo di 21 adulti sedentari, con età compresa tra 68 e 78 anni, abituati a svolgere una camminata quotidiana in media di 4.000 passi, è stato chiesto di aumentarla fino a 7.000 passi, in linea con le raccomandazioni dell’American College of Sport Medicine. I partecipanti sono stati dotati di pedometro, misuratore di pressione e di strumenti per tenere traccia dell’attività effettivamente svolta.

Con 3.000 passi in più i livelli sistolici e diastolici si riducono in misura sovrapponibile a quella ottenuta con i farmaci

I risultati indicano una diminuzione, in media, dei livelli della pressione sistolica e diastolica, pari a 7 e 4 punti, rispettivamente. Precedenti ricerche suggeriscono come un decremento dei livelli pressori di questa entità corrisponda a una riduzione del rischio relativo della mortalità per tutte le cause pari all’11%; e inoltre a una riduzione pari al 16% della mortalità per cause cardiovascolari, del 18% del rischio di malattia cardiaca e del 37% di ictus.

Gli effetti di una camminata di 7.000 passi sono paragonabili a quelli derivanti dall’assunzione di farmaci antiipertensivi; gli otto pazienti che si trovavano già in terapia antipertensiva prima dell’intervento, hanno visto un miglioramento dei propri livelli di pressione sistolica associata all’aumento dell’attività fisica.

Spiega Linda Pescatello, docente di chinesiologia presso  il College of Agriculture, Health and Natural Resources dell’Università del Connecticut:

sappiamo che l’esercizio fisco potenzia gli effetti della terapia farmacologica, e che può essere considerato parte significativa dei trattamenti per l’ipertensione. Inoltre ciò che conta è il volume dell’attività fisica svolta, non l’intensità: la velocità della camminata non è più importante, ai fini dei benefici sulla salute, del semplice aumento della durata del percorso.”

I ricercatori auspicano, sulla base dei risultati dello studio pilota, l’avvio di un trial su vasta scala.

Redazione

articolo a cura della redazione