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Uso abituale di cannabis: gli effetti sul rischio cardiovascolare

Due nuove ricerche sugli effetti sulla salute cardiovascolare di un consumo abituale di cannabis, sono state presentate al convegno annuale dell’Associazione dei cardiologi americani (American Heart Association).

Secondo il primo studio, l’uso quotidiano di marijuana potrebbe essere associato a un rischio di insufficienza cardiaca maggiore del 34% rispetto al non uso.

Una seconda ricerca rivela invece che la sindrome CUD (cannabis user disorder) – indicante la dipendenza da cannabis – è legata a un aumento del rischio per eventi cardiaci e cerebrali pari al 20% in pazienti, non fumatori, ospedalizzati e con rischio cardiovascolare conclamato.

L’uso quotidiano di cannabis potrebbe aumentare il rischio di insufficienza cardiaca

Nel primo studio i ricercatori hanno valutato l’associazione tra uso di cannabis e rischio di insufficienza cardiaca, sulla base di dati relativi a soggetti registrati negli archivi del National Institute of Health, il servizio sanitario nazionale americano.

Sono stati identificati 156.999 adulti sopra i 18 anni – liberi da diagnosi di insufficienza cardiaca all’inizio dello studio – con età media di 54 anni, equamente ripartiti tra uomini e donne, e portatori di alcune patologie come ipertensione (24%), iperlipidemia (23%), diabete di tipo 2 (9,2%) arteriopatia coronarica (9%). La popolazione è stata quindi classificata in base alla frequenza di consumo di cannabis.

I consumatori abituali di marijuana mostrano un aumento del rischio di insufficienza cardiaca pari al 34%, rispetto a chi non ne fa uso; questa associazione non sembra essere attribuibile ad altre variabili, ad eccezione che per la cardiopatia coronarica (CAD); questo suggerisce che la presenza di CAD possa mediare gli effetti della cannabis sul sistema cardiovascolare.

Infarto e ictus più frequenti in soggetti anziani con alto rischio cardiovascolare consumatori abituali di cannabis

Il secondo studio analizza la relazione tra dipendenza da cannabis e rischio di eventi maggiori cardiovascolari e cerebrovascolari (MACCE) – infarto ictus, arresto cardiaco-mortalità per tutte le cause- in soggetti di almeno 65 anni non fumatori, ricoverati in ospedale, che al momento del ricovero presentavano chiari fattori di rischio cardiovascolare, quali ipertensione, diabete di tipo 2 o ipercolesterolemia.

Sono stati analizzati i dati di oltre 10mila pazienti, con una durata mediana di ricovero di quattro giorni. I soggetti dipendenti da cannabis mostrano, in questa ricerca, un maggior tasso di infarto miocardico (7,6% vs 6,0%), e ictus (5,2% vs 4,8%) ma un tasso inferiore di mortalità per tutte le cause (1,7% vs 3,3%) e di aritmie (25,9% vs 34,9%). Nel complesso l’utilizzo regolare di cannabis sembra determinare un aumento del rischio di MACCE del 20%, anche dopo gli aggiustamenti statistici per caratteristiche demografiche e comorbidità.

Poiché si tratta di studi osservazionali, non è possibile stabilire un nesso di causalità tra uso di cannabis e danni cardiaci; tuttavia, sottolineano Autori ed esperti, nonostante molto sia ancora da scoprire sugli effetti della cannabis, sono sempre di più le evidenze circa il suo ruolo come potenziale fattore di rischio per la malattia cardiovascolare aterosclerotica. Alcuni studi, inoltre, suggeriscono che gli effetti possono essere evidenti anche in chi ne fa uso con minor frequenza, per esempio una volta alla settimana.

Redazione

articolo a cura della redazione