Verso nuovi paradigmi di trattamento in oncologia ematologica
Giunto alla terza edizione, il convegno “BeClose2 Hematology, creating new connections” organizzato da Abbvie a Roma ha scattato un’istantanea delle cure per le diverse patologie
Esplorare le nuove frontiere dei trattamenti per le patologie ematologiche, soprattutto nel campo delle terapie di combinazione con nuove molecole e nuovi meccanismi di azione, per migliorare sopravvivenza, sicurezza e qualità di vita dei malati. È con questi obiettivi che si è tenuta a Roma la terza edizione di “BeCLose2 Hematology, creating new connections” un meeting organizzato da Abbvie, che ha visto la partecipazione di 130 tra i massimi esperti in materia della comunità medico-scientifica nazionale. Al centro del dibattito in particolare leucemia linfatica cronica, leucemia mieloide acuta, linfoma diffuso a grandi cellule B, mieloma multiplo e mielofibrosi.
Leucemia cronica, migliora la durata della risposta alla terapia e la qualità di vita
In tema di leucemia cronica, Francesca Romana Mauro, professore associato presso l’Istituto di Ematologia dell’Università Sapienza di Roma, ha dichiarato:
l’utilizzo combinato di venetoclax con obinutuzumab o in combinazione con ibrutinib ha mostrato la capacità di indurre, in pazienti con leucemia linfatica cronica non precedentemente trattati, risposte profonde in assenza di evidenza di malattia residua. Questo vuol dire che, dopo un approccio terapeutico di durata fissa, i pazienti possono beneficiare di un lungo periodo libero dalla necessità di trattamento. Dai dati di uno studio in cui venetoclax è stato combinato con ibrutinib, dati che vanno consolidati nel tempo, emerge che l’88% dei malati così trattati sono liberi, a 36 mesi, da segni di progressione della malattia. Inoltre, più della metà delle persone, che vengono trattate con la combinazione di venetoclax e obinutuzumab, dopo 5 anni, è ancora libera da nuova terapia. Benché non si possa ancora guarire da questa patologia, con le nuove terapie la durata delle risposte e la qualità di vita migliorano sensibilmente”.
Leucemie acute, nuovi approcci per aggiornare le strategie terapeutiche
Nuovi scenari terapeutici si aprono anche per le forme leucemiche acute, grazie al recente via libera di AIFA alla rimborsabilità di venetoclax in combinazione con azacitidina, in virtù del riconoscimento della piena innovatività di questo trattamento.
Felicetto Ferrara, direttore della Divisione di Ematologia dell’AORN “A. Cardarelli” di Napoli ha commentato in proposito:
la leucemia mieloide acuta rimane una malattia a prognosi negativa, soprattutto nel paziente anziano e, ancor di più, nell’anziano non in grado di ricevere una chemioterapia intensiva. Solo il 20% dei pazienti, con età superiore ai 65 anni, sopravvive a 5 anni. Le nuove armi oggi a nostra disposizione permettono di trattare in maniera efficace un numero più elevato di pazienti anziani e di ottenere una sopravvivenza mediana superiore di almeno sette-otto mesi rispetto alle terapie precedenti, aspetto importante se si commisura all’età, spesso avanzata, dei pazienti non eleggibili a chemioterapia intensiva. Le prospettive future, inoltre, sembrano ulteriormente positive, ma ci vorranno almeno altri due-tre anni per averne contezza. L’impressione però è che le terapie basate, ad esempio, sulla combinazione fra venetoclax, che si lega alla proteina Bcl2, e l’azacitidina possano dare risultati importanti nella cura di questa malattia. Siamo insomma davanti a un approccio rivoluzionario che potrebbe non dico riscrivere ma sicuramente aggiornare la strategia terapeutica di questa patologia”.
Linfoma diffuso, tra le nuove terapie in arrivo anche gli anticorpi bispecifici
Il paradigma terapeutico sembra cambiare anche nel caso del linfoma diffuso a grandi cellule B. Intervenuto sul tema, Pierluigi Zinzani, professore ordinario di Ematologia all’Università di Bologna, ha spiegato:
nuovi farmaci e nuove molecole hanno rafforzato, negli ultimi anni, le armi per combattere la malattia. Ne è un esempio il trattamento Car-T. Ma, ed è questa la novità più recente, stanno arrivando gli anticorpi bispecifici, come epcoritamab. Nello studio di fase due, i risultati sono eclatanti: il 40% dei pazienti refrattari, sottoposti a questa terapia, ha ottenuto una remissione completa. Peraltro, il basso grado di tossicità permette di somministrare la terapia in regime di day hospital, con notevoli vantaggi per il paziente ma anche per il Sistema sanitario nazionale. Bisogna aspettare ancora un anno di follow-up, ma se i dati, in termini di guarigione dovessero darci ragione avremo a disposizione un nuovo importantissimo strumento nel contrasto alla malattia”.
Mieloma multiplo, le molecole di ultima generazione stanno ridisegnando la patologia e la sua cura
Infine, anche per il mieloma multiplo le prospettive dei pazienti sembrano migliorare. Maria Teresa Petrucci, dirigente medico presso l’Azienda Ospedaliera Policlinico Umberto I, Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione dell’Università Sapienza di Roma, ha dichiarato:
fino a poco tempo fa la sopravvivenza dei pazienti oltrepassava di poco l’anno. Oggi invece la malattia, grazie agli inibitori del proteosoma, agli immunomodulanti e agli anticorpi monoclonali, va sempre più cronicizzandosi. Le molecole di ultima generazione stanno poi ridisegnando la patologia e la sua cura. La percentuale di sopravvivenza è in crescita, ma il nostro compito ora è quello di migliorare anche la loro qualità di vita. Davanti a una malattia che sta diventando cronica, occorre intervenire per attenuarne complicanze come l’insufficienza renale o le fratture ossee. Questa sarà la sfida dei prossimi anni”.