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Accessibilità dei dati sanitari, in arrivo la rivoluzione europea

  • Silvia Pogliaghi
  • Sanità

Dopo mesi di lavoro Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea hanno varato un documento (European Health data space) che regola l’accesso ai dati sanitari all’interno della UE. L’accordo, che dovrà essere formalizzato dal Parlamento Europeo, prevede la possibilità per i cittadini europei di accedere ai propri dati sanitari da ogni paese dell’Unione. I cittadini europei avranno a disposizione i propri dati sanitari, in un formato comune, provenienti da cartelle cliniche, prescrizioni elettroniche, immagini diagnostiche ed esami di laboratorio, che potranno essere utilizzati per finalità di cura e di ricerca clinica. Per fare qualche esempio pratico, un turista italiano potrà ritirare una prescrizione in una farmacia spagnola, un ospedale tedesco potrà accedere ai dati clinici di un paziente francese.  Il regolamento prevede anche nuove regole per il controllo dei propri dati sanitari da parte del paziente, che potrà decidere in che misura e a quali soggetti renderli accessibili. I paesi dell’Ue saranno tenuti a istituire un’autorità sanitaria digitale per attuare le nuove disposizioni.

Il dato sanitario e l’esperienza dell’AUSL di Ferrara

L’European Health Data Space è stato il focus del Convegno “Data Talks – verso lo spazio europeo dei dati sanitari” organizzato da “Culture”a Roma; Medico e Paziente ne ha parlato con Monica Calamai, direttore generale dell’AUSL di Ferrara.

“Il digitale è parte della Missione 6 del PNRR – afferma Monica Calamai – a partire dal Fascicolo Sanitario Elettronico; tuttavia, i percorsi di formazione credo siano rimasti ‘nella penna’ di chi ha redatto questo documento. Il tema fondamentale è investire nella conoscenza dello strumento e sui vantaggi che questo comporta. I professionisti consapevoli sono sicuramente più attivi dentro il sistema in cui lavorano”.

“Nell’AUSL di Ferrara – racconta Calamai – ho voluto inserire, anche grazie ai fondi del PNRR, una piattaforma digitale: una sorta di “cruscotto direzionale” con intelligenza artificiale che potesse sfruttare i dati sanitari primari, in tempo reale, ai fini effettivi della cura del paziente.”

“Questa esperienza ci ha confermato quanto il dato sia determinante, nella complessità del mondo della sanità; sia il dato amministrativo sia quello sanitario devono essere strutturati ed interoperabili.  Il dato più strutturato è quello della rete ospedaliera e, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ci permette di sfruttare anche il dato del territorio, che permette di avere un quadro chiaro di tutta la popolazione assistita, delle patologie e dell’attività prescrittiva farmacologica, diagnostica, protesica, oltre al numero dei ricoveri e dei ri-accessi. Una tipologia di dato sanitario “prezioso” è anche quello dalle SDO – Schede di Dimissione Ospedaliera -, i cui dati vengono controllati e viene verificata anche l’eventuale inappropriatezza della compilazione. Questo flusso coinvolge anche le strutture convenzionate accreditate”.

Misurare è una parola chiave in sanità

“Questa piattaforma di dati – prosegue Calamai – è utile anche nella parte amministrativa, ad esempio per la programmazione della spesa. Inoltre, il dato diventa straordinario quando è disponibile in tempo reale, in modo esteso su tutta Europa, con un grande potenziale prospettico e predittivo per affrontare fenomeni eccezionali quali le pandemie, ma anche le analisi epidemiologiche.”

“Poter disporre di una piattaforma a livello europeo – aggiunge Calamai – garantisce la solidità dei dati sanitari, da utilizzare come elemento di cura della popolazione e base culturale per ogni ragionamento di programmazione sanitaria. Misurare è una parola chiave della nostra sanità; utilizzando i dati strutturati, l’applicazione di intelligenza artificiale ci permette di andare a misurare fino all’ultimo intervento nel presidio più recondito del nostro Paese o anche a livello europeo.  Permettendo l’analisi degli eventuali errori in modo da poter riorganizzare il sistema. Sarà una vera rivoluzione anche nel contesto della ricerca, con la possibilità di accedere a banche dati Europee e vi saranno facilitazioni per tutti, in questi contesti”.

Fascicolo sanitario elettronico valido in tutta Europa

“Un altro elemento che considero altrettanto fondamentale è rappresentato dal fatto di disporre di un FSE – fascicolo sanitario elettronico, e che, a prescindere da dove ci si trovi in Europa, con l’FSE si possa portare con sé il proprio bagaglio di dati sanitari. Ciò ha un valore straordinario, come equità di accesso e possibilità di cura, che oggi è indispensabile se si pensa che abbiamo popolazioni, soprattutto giovani, che viaggiano e si spostano in modo diffuso. Inoltre, con l’FSE si ha uno straordinario strumento di recupero, anche in termini di appropriatezza, di non ripetizione di esami. Anche per il paziente queste innovazioni costituiscono solo vantaggi, purché i dispositivi siano ‘user frendly’; questo potrebbe essere il limite importante per il paziente ed il caregiver. Tuttavia, ove nel territorio vi è una sanità ben strutturata possono esserci degli elementi di supporto che aiutano il paziente o il caregiver, come l’infermiere di famiglia e di comunità o le farmacie, ad esempio. Ed è vero anche che la prossima generazione di anziani è quella degli anni ’60 che dovrebbe essere più preparata in ambito digitale”.

I nuovi strumenti vanno utilizzati in un nuovo modello organizzativo

“In un mondo che cambia, anche la sanità cambia – conclude Monica Calamai – e credo sia importante utilizzare l’innovazione che, in questo momento storico, sta rivoluzionando tutta la nostra società, anche nella sanità. È chiaro che, se si pensa di utilizzare degli strumenti nuovi, dentro un modello organizzativo vecchio, ciò sia ovviamente perdente. Inoltre, credo che l’elemento formativo sia trascurato e penso vada fatta una riflessione su questo tema a tutti i livelli. Perché di fronte a un processo di cambiamento così straordinario, degno della rivoluzione industriale, se non di più, non possiamo pensare che le persone non siano formate, ed informate su cosa stia avvenendo, la non conoscenza può solo amplificare la paura che porta all’opposizione ai processi di trasformazione”.

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.