Anziani, prevenire sarcopenia e patologie cardiovascolari per un invecchiamento in salute
L’Italia è uno dei paesi del mondo con la popolazione più anziana. La prevenzione delle disabilità, in particolare quella causata da sarcopenia e patologie cardiovascolari, è un tema prioritario per la tutela della salute di milioni di persone. Il messaggio arriva dal 38° Congresso Nazionale della SIGOT, Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio, che si è aperto il 22 maggio a Roma.
Il declino funzionale non è un percorso ineluttabile
Secondo l’ISTAT, tra il 2004 e il 2024, in Italia i residenti di 65 anni e più sono cresciuti di oltre 3 milioni, e oggi sono 14 milioni 358 mila. Di questi, oltre la metà ha almeno 75 anni. Il calo della mortalità (661 mila decessi in meno) si traduce in una speranza di vita alla nascita di 83,1 anni. L’invecchiamento della popolazione si accentuerà ulteriormente nei prossimi due decenni: nel 2050, si prevede che le persone over 65 anni saranno tre volte più numerose dei giovani con meno di 15 anni.
Lorenzo Palleschi, direttore UOC di Geriatria dell’AO San Giovanni-Addolorata di Roma e presidente nazionale Sigot, spiega:
gli ultra80enni sono la classe a più rapida espansione: dal 2001 al 2020, nei Paesi europei sono passati dal 3,4% a quasi il 6%. Con l’avanzare dell’età aumenta il numero di persone che non è più in grado di soddisfare autonomamente alcuni dei bisogni primari. L’ultimo report dell’OMS, eseguito su 37 Paesi, ha stimato come parzialmente disabili il 14% degli over 60, pari a 71 milioni di persone.
“Il declino funzionale – prosegue Palleschi – non è però un percorso ineluttabile per tutti, ma dipende da tre fattori: il patrimonio genetico, l’ambiente in cui viviamo e lo stile di vita, che riguarda i comportamenti durante tutto il corso dell’esistenza, anche in età matura e anziana. A tale proposito, l’attività fisica è fondamentale per il mantenimento e il benessere dell’organismo, mentre il disuso è il veicolo di malattie e invecchiamento precoce. L’altra variabile che condiziona un corretto stile di vita e l’invecchiamento in salute è la dieta. Intervenendo su questi fattori si può ritardare la comparsa delle patologie o i loro effetti più gravi di oltre 30 anni”.
Attività fisica e screening cardiologici fondamentali per un invecchiamento in salute
Tra i maggiori ostacoli per un invecchiamento in salute ci sono la sarcopenia e e le malattie cardiovascolari. Precisa il professor Palleschi:
la sarcopenia si caratterizza per la progressiva e generalizzata perdita di massa, forza muscolare e performance, che porta ad aumentato rischio di disabilità fisica, cadute, fratture, scarsa qualità di vita, complicanze e mortalità. Secondo l’OMS, la sarcopenia è una delle maggiori cause di perdita di indipendenza e un grande fattore di rischio per sviluppare altre malattie in età più avanzata. Come rilevano diversi studi, la sarcopenia è frequente nella popolazione anziana e modifica l’impatto a seconda del contesto in cui si trova il soggetto: in comunità colpisce il 5-10%, in strutture di lungodegenza il 15-30%, in ospedale il 20-25%. Ha un notevole impatto sulla qualità di vita: è stato osservato un tasso più elevato di mortalità tra i soggetti sarcopenici rispetto ai non sarcopenici con un odds ratio (OR) combinato di 3.596. Inoltre, i soggetti sarcopenici hanno un rischio significativamente più alto di esperire un declino funzionale. Per far fronte a una diagnosi di sarcopenia e migliorare la qualità di vita si può intervenire proprio sui comportamenti: come rileva la letteratura, anche una semplice camminata di circa 25 minuti al giorno è sufficiente per migliorare la condizione durante un ricovero ospedaliero acuto”.
L’altro presidente del Congresso Sigot, Francesco Vetta, direttore UOC Cardiologia UTIC Ospedale di Avezzano e professore di Cardiologia Unicamillus, sottolinea:
l’esercizio fisico rappresenta uno strumento utile anche per mantenere il ritmo cardiaco nella norma. È un dato assai rilevante, in quanto l’invecchiamento della popolazione si riflette anche su un incremento della prevalenza e dell’incidenza delle malattie cardiovascolari: la fibrillazione atriale, ad esempio, nella popolazione generale negli ultimi vent’anni è raddoppiata, passando da poco meno dell’1% a poco meno del 2%, e tenderà ad aumentare di altre due volte entro il 2050. Già oggi nella popolazione con più di 75 anni è superiore al 10%. Parallelamente, nell’anziano vi è un rischio di morte improvvisa per aritmie ventricolari, che aumenta fino a 80 anni, prima di raggiungere un plateau.”
“A determinare la stretta relazione tra aritmie e decessi – aggiunge Vetta – concorrono anche altre comorbidità come la sarcopenia, che modifica le fibre muscolari, riducendo la qualità del metabolismo. Da questo dato si evince l’importanza dei molteplici risvolti di un corretto stile di vita, che in relazione alle aritmie può ridurre il rischio di morte del 20-35%. Tuttavia, diversi studi mettono in luce anche il fatto che al crescere dell’impegno muscolare e della durata dell’attività fisica, si riduce il beneficio, tanto più se è uno stress vigoroso: se un soggetto giovane fa attività fisica, il rischio di morte improvvisa per malattie cardiovascolari aumenta di 2,5 volte, mentre negli anziani aumenta a 5 volte. Se poi una persona in età anziana che non è abituata ad allenarsi decide improvvisamente di attivarsi, il rischio di sindrome coronarica acuta e di morte improvvisa aumenta di 50 volte. Servono quindi screening cardiologici preliminari per favorire anche l’effetto positivo dell’attività fisica”.