
Bassi livelli di albumina sono associati a un rischio più alto di tumore e di infarto nella popolazione anziana
Bassi livelli di albumina nel sangue nelle persone anziane sono associati a un rischio maggiore di mortalità per cancro o eventi cardiovascolari. L’ipoalbuminemia, che è causata nella grande maggioranza dei casi da patologie del fegato o dei reni, negli over 65 potrebbe essere collegato con uno stato infiammatorio cronico, che aumenta il rischio di tumore o di infarto. È quanto suggeriscono i risultati di uno studio condotto in Italia su un’ampia popolazione e appena pubblicato sulla rivista eClinical Medicine-Lancet.
Lo studio è stato condotto dall’Università Sapienza di Roma in collaborazione con l’IRCCS Neuromed di Pozzilli, Mediterranea Cardiocentro di Napoli e l’ Università LUM di Casamassima.
Licia Iacoviello, direttore del Dipartimento di epidemiologia e prevenzione del Neuromed commenta:
oltre a fornirci lo spunto per approfondire con ulteriori ricerche il rapporto tra albumina nel sangue e salute questo studio può avere implicazioni dirette sulla pratica clinica e sulla prevenzione. La misura dell’albumina nel sangue è infatti un test semplice e poco costoso. È quindi da considerare un’analisi di primo livello, che permetterebbe di porre una maggiore attenzione clinico-diagnostica verso gli individui anziani potenzialmente a rischio. Il nostro studio fornisce anche un valore di riferimento (35 g/L) che può guidare il medico nell’interpretazione della misura di albumina”.
La ricerca su una coorte dello studio Moli-sani
La ricerca ha utilizzato i dati dello studio Moli-sani, partito nel marzo 2005, che coinvolge circa 25.000 cittadini, residenti in Molise. Per questa ricerca è stata analizzata una coorte di 17.930 individui di età ≥35 anni, di cui 8.445 uomini (47,1%). L’età media era di 54 anni (DS 11 anni), con 3.299 individui (18,4%) di età superiore a 65 anni.
Nel corso di un follow-up medio di 13,1 anni, è stata studiata la relazione tra livelli di albumina sierica e mortalità. L’ipoalbuminemia è stata definita come livelli di albumina sierica ≤35 g/L. La mortalità causa-specifica è stata valutata utilizzando il registro italiano di mortalità. Tutti i partecipanti allo studio avevano livelli di proteina C-reattiva <10 mg/L e nessuna storia di malattie epatiche, renali, cardiovascolari o tumorali.
L’ipoalbuminemia è stata riscontrata in 406 individui (2,3%). Lo studio ha documentato un totale di 1.428 decessi, di cui 574 attribuiti al cancro e 464 a cause vascolari.
Si è riscontrata una maggiore mortalità legata a cauase oncologiche o cardiovascolari nei soggetti con ipoalbuminemia (≤35 g/L) rispetto a quelli con albumina sierica >40 g/L (hazard ratio HR 1,61, IC 95%: 1,21–2,13). Dopo la stratificazione per età, l’ipoalbuminemia è stata associata alla mortalità totale esclusivamente nei soggetti di età ≥65 anni (HR = 1,83; 1,33–2,50) ma non nel gruppo <65 anni (HR = 1,03; 0,53–2,00; P < 0,0001 per differenza).
Francesco Violi, professore emerito della Sapienza Università di Roma e ideatore dello studio afferma:
la nostra analisi origina dal fatto che nel sangue l’albumina è una proteina che svolge attività antiossidante, antinfiammatoria e anticoagulante. La sua diminuzione, pertanto, accentua lo stato infiammatorio sistemico, facilitando l’iperattività delle cellule predisposte alla cancerogenesi o alla trombosi. È importante, in questo contesto, sottolineare che cancro e infarto cardiaco condividono una base comune proprio nella presenza di uno stato infiammatorio cronico, e che pazienti a rischio di malattie cardiovascolari, come i diabetici e gli obesi, sono anche a rischio di cancro”.
I ricercatori hanno trovato anche una correlazione tra ipoalbuminemia e livelli socioeconomici più bassi. Un dato che indica come una minore disponibilità economica degli anziani possa incidere sulla qualità dell’alimentazione.