Durata e qualità del sonno influiscono sull’invecchiamento biologico
Un sonno di buona qualità e nella giusta misura aiuta ad invecchiare bene. Lo conferma un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Sleep, che ha preso in considerazione l’influenza del sonno sulla cosiddetta “età fenotipica” (PhenoAge) uno strumento per valutare l’età biologica dell’organismo sulla base di una combinazione di età cronologica e 9 biomarcatori clinici. Con questo parametro, che viene considerato anche un predittore di rischio di malattia e morte, si può stimare l’eventuale accelerazione dell’invecchiamento (PhenoAgeAccel), ossia se un soggetto ha un fenotipo più vecchio rispetto all’età biologica.
Lo studio ha messo in luce come anche un sonno di durata eccessiva, oltre che un sonno insufficiente, possa accelerare l’invecchiamento biologico.
Lo studio su qualità del sonno ed età biologica
La ricerca, condotta nella School of Public Health, della Nanjing Medical University in Cina ha utilizzato i dati relativi a 336.559 soggetti, appartenenti al database della UK Biobank. Sono state confrontate alcune caratteristiche del sonno autoriferite dai partecipanti (durata, cronotipo, presenza di insonnia e russamento) con il rischio di invecchiamento biologico accelerato (PhenoAge Accel).
Il sottogruppo con età biologica maggiore rispetto all’età cronologica – età media di 58 anni e per il 45% composto da donne- ha mostrato, rispetto al gruppo di controllo, un indice di massa corporea più elevato, e una maggior prevalenza di comorbidità a livello respiratorio. Gli individui con un’età biologica superiore a quella cronologica hanno inoltre riportato un punteggio più basso del questionario IPAQ (International Physical Activity Questionnaire) rispetto al gruppo di controllo; il che sta a indicare che sono meno propensi a praticare attività fisica.
I partecipanti sono stati classificati in base alla durata media del sonno: breve se inferiore a 6 ore, intermedia se compresa tra 6 e 8 ore, lunga se superiore alle 9 ore. Il cronotipo è stato valutato chiedendo ai partecipanti di autodefinirsi “gufo” oppure “allodola”, mentre l’insonnia è stata determinata attraverso domande sulla difficoltà di iniziare o mantenere il sonno. Ai partecipanti è stato anche chiesto di riportare se fossero consapevoli della eventuale presenza di russamento, in base a quanto riportato da chi dormiva loro vicino.
La durata insufficiente o eccessiva del sonno aumenta il rischio di invecchiamento accelerato
Un sonno di durata inferiore alle sei ore è stato associato a un rischio di invecchiamento accelerato superiore del 7%; ancora maggiore è l’aumento del rischio associato al sonno di lunga durata, pari al 18%.
Tra la durata del sonno e il rischio PhenoAgeAccel è stata individuata una relazione non lineare, “in forma di U”, che mostra che i partecipanti che dormono per un numero di ore compreso tra sei e otto ore presentano il rischio più basso di invecchiamento biologico accelerato.
Dal confronto tra i diversi cronotipi (mattutino vs serotino), emerge inoltre una correlazione positiva dei serotini con il rischio PhenoAgeAccel (+14%), mentre il cronotipo mattutino sembra avere un effetto protettivo sul rischio di invecchiamento accelerato. Non sono state invece individuate associazioni significative per quanto riguarda insonnia e russamento.
Lo studio si distingue per la sua ampia numerosità campionaria ma presenta, secondo i ricercatori, alcuni limiti legati alla modalità di raccolta delle informazioni, auto-riportate dai partecipanti, e a un potenziale bias di selezione: la popolazione partecipante alla UK Biobank Cohort si caratterizza per un miglior stato di salute generale, e per un più elevato livello di scolarizzazione.