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anziano pillola

Internisti: gli errori da evitare nell’assunzione dei farmaci

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Scarsa aderenza terapeutica, ma non solo. Sono tanti i modi in cui il mancato rispetto della prescrizione del medico può compromettere l’efficacia di una terapia farmacologica o addirittura mettere a repentaglio la salute del paziente. Lo ricorda, in un comunicato stampa la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), che elenca gli errori più comuni nell’assunzione dei farmaci, frequenti soprattutto in pazienti anziani, in politerapia e con problemi di memoria.

Politerapia e interazioni farmacologiche. Accade, ricorda la SIMI, che un paziente si rechi da diversi specialisti senza comunicare di essere già in terapia con alcuni farmaci, uscendo dalla visita con una lista di nuovi farmaci che potrebbero essere ‘doppioni’ di quelli che già assumono o essere in contrasto con questi. Lo stesso a volte accade quando, un paziente dimesso dall’ospedale, assume i farmaci prescritti in lettera di dimissione, riprendendo però anche ad assumere anche quelli antecedenti al ricovero. Per questo il professor Giorgio Sesti, presidente della SIMI, consiglia di:

informare sempre il medico delle terapie in corso, portando con sé un elenco completo dei farmaci e della posologia assunta. È bene inoltre informare sempre il medico di famiglia delle terapie proposte dai diversi specialisti, per aggiornare la scheda farmacologica e verificare che non ci siano per problemi di ‘incompatibilità’ e interferenza farmacologica che possono verificarsi sia con alcuni farmaci (ad esempio antibiotici o contraccettivi orali), ma anche con farmaci da banco, integratori e fitoterapici. Un altro consiglio è di portare sempre nel portafoglio la lista dei farmaci assunti con orari e dosaggi, in caso di emergenza”.

Allergie ed effetti sul microbiota intestinale. Il medico va sempre informato sulle allergie accertate e sulle eventuali reazioni allergiche a un farmaco, che possono comportare pericoli per la salute. va tenuto conto anche del possibile effetto di alcuni farmaci sul microbiota intestinale. Spiega Sesti:

gli antibiotici o la terapia cronica con inibitori di pompa protonica (PPI), ad esempio modificano, il microbiota intestinale e questo può avere a sua volta un impatto sull’efficacia di alcuni farmaci come i contraccettivi orali (terapia estro-progestinica) o la terapia anticoagulante orale (warfarin). Le terapie che alterano il microbiota intestinale possono insomma interferire con l’attivazione di altri farmaci, riducendone o aumentandone la biodisponibilità”.

Orari e dosi da rispettare. “Molte terapie – ricorda il professor Sesti – vanno prese a digiuno (è il caso ad esempio degli ormoni tiroidei) o comunque lontano dai pasti (cioè due ore dopo o un’ora prima del pasto) come nel caso di alcuni antibiotici (es. macrolidi). Al contrario, i FANS (ibuprofene, naprossene, ketoprofene, ecc.) vanno assunti a stomaco pieno perché gastro-lesivi. Alcuni farmaci vengono prescritti due o tre volte al giorno perché la loro durata d’azione (‘emivita’) copre solo 8 o 12 ore e dunque, per non rimanere scoperti è bene rispettare l’orario di prescrizione. È necessario insomma rispettare sempre orari e dosaggi e se si salta una dose, mai prenderla doppia il giorno successivo nel tentativo di ‘recuperare’. Per aiutare la memoria, si può ricorrere alle sveglie sul telefonino”.

Altro errore è aumentare o diminuire la dose del farmaco senza consultare il medico. “Nel primo caso – ricorda il professor Sesti – il dosaggio del farmaco potrebbe non essere efficace, nel secondo si rischia di incorrere nei suoi effetti indesiderati o in problemi di sovradosaggio. Il corretto dosaggio di alcuni farmaci inoltre varia anche in base alla funzionalità dei reni, quindi soprattutto in presenza di insufficienza renale, è bene attenersi alle prescrizioni degli addetti ai lavori.”

Ci sono poi pazienti che devono assumere farmaci per una patologia cronica, come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, che interrompono la cura quando finiscono le compresse contenute nella scatola, oppure perché ritengono di star meglio (‘la pressione è tornata normale’). Ma il diabete, come la pressione alta o l’ipercolesterolemia – spiega il professor Sesti – necessitano di un trattamento cronico, anche vita natural durante. Le patologie croniche non si comportano come una polmonite che guarisce dopo una settimana di terapia antibiotica e anche se la colesterolemia o la glicemia sono rientrati nella norma nelle analisi del sangue, non bisogna sospendere una statina o un farmaco anti-diabete perché si tornerà rapidamente al punto di partenza”.

Non assumere antibiotici senza prescrizione medica. Infine la SIMI cita uno dei comportamenti errati più diffusi, soprattutto nella stagione invernale, ossia l’assunzione di antibiotici senza prescrizione. Alle prime linee di febbre si ricorre al ‘fai-da-te’ attingendo a precedenti terapie antibiotiche avanzate e conservate nell’armadietto dei medicinali. “È un errore – sottolinea il professor Sesti – perché non tutti i mal di gola, sinusiti, bronchiti o cistiti necessitano di una terapia antibiotica e comunque l’antibiotico che troviamo in casa potrebbe non essere efficace su quel germe e semmai contribuire al fenomeno dell’antibiotico-resistenza”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.