Le apnee notturne come possibile acceleratore del declino cognitivo
Uno studio americano, condotto dal Boston Medical Center, offre nuovi dati circa il possibile legame tra la sindrome delle apnee ostruttive (OSA) e un impoverimento delle funzioni cognitive.
La ricerca ha coinvolto oltre 4mila partecipanti alla National Health and Nutrition Examination Survey, un’indagine finalizzata alla raccolta di informazioni (auto-riportate) su aspetti quali sonno, memoria, capacità cognitive e decisionali. L’analisi di un campione selezionato di partecipanti alla survey ha portato alla conclusione che i soggetti con apnee notturne avevano una probabilità di riferire problemi cognitivi superiore del 50% rispetto ai soggetti senza OSA.
I risultati saranno presentati al prossimo convegno annuale dell’American Academy of Neurology, in programma il 17 aprile a Denver.
Trattare le apnee notturne potrebbe contribuire a rallentare il declino cognitivo
Il campione esaminato nello studio comprendeva 4.257 adulti che, negli anni 2017-2018, hanno completato questionari riguardanti qualità del sonno, memoria, capacità cognitive e decisionali. Di questi, 1.079 soggetti presentavano sintomi quali russamento, apnea o interruzione del respiro nel sonno. Dal confronto con i soggetti senza OSA è emersa una maggiore probabilità di andare incontro a problemi cognitivi (33% contro 22%); e inoltre un rischio maggiore di manifestare sintomi cognitivi legati a turbe della memoria, come confusione, difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni. Questo risultato si è confermato anche dopo gli aggiustamenti statistici necessari per tenere conto di età, genere, etnia e grado di scolarizzazione.
Sebbene lo studio non permetta di stabilire un nesso causale tra apnee notturne e problemi cognitivi, hanno dichiarato gli Autori, la ricerca sottolinea l’importanza di evidenziare il legame tra qualità del sonno e salute cerebrale, e suggerisce il beneficio potenziale di considerare la presenza di apnee ostruttive come un possibile fattore di aggravamento delle manifestazioni legate al declino cognitivo. Questo potrebbe spingere a una più stretta valutazione del disturbo, specie nei soggetti a rischio.
Inoltre, secondo gli Autori, un trattamento precoce di queste forme potrebbe migliorare lo stato di salute generale e la qualità della vita dei pazienti; ulteriori ricerche sono auspicabili per verificare se il trattamento delle apnee, e di altri disturbi del sonno, possa ridurre il rischio di declino cognitivo.