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Reflusso gastroesofageo, quali alimenti possono ridurre i sintomi?

La gestione dei sintomi della malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) si avvale, oltre che di terapie farmacologiche basate sulla assunzione di inibitori della pompa protonica, di raccomandazioni riguardanti lo stile di vita e l’alimentazione.

Spesso i pazienti considerano il consumo di alcuni cibi come un fattore scatenante della sintomatologia, anche se non vi sono nella letteratura scientifica evidenze sulla capacità di alimenti specifici di provocare i sintomi del reflusso. Diverse ricerche su questo tema, infatti, non hanno dato risultati univoci.

Nel corso di una sessione del convegno Francophone Days of Hepatology, Gastroenterology, and Digestive Oncology, è stato fatto il punto sui dati disponibili riguardo le scelte alimentari che possono favorire il controllo dei sintomi da reflusso o, al contrario, provocarne l’insorgenza. È emerso che, allo stato attuale, l’unica misura sicuramente associabile a un effetto positivo sulla GERD è la riduzione del peso corporeo

Grassi e carboidrati favoriscono la comparsa dei sintomi

Nel corso della sessione dedicata al reflusso del convegno, che si è svolto a Parigi dal 16 al 19 di marzo, è stato ricordato che diverse ricerche hanno stabilito una correlazione tra il consumo di grassi saturi e la presenza di sintomi da reflusso; la maggiore presenza di grassi in un pasto, a parità di apporto calorico, può aumentare la percezione dei sintomi. Ma anche l’apporto calorico ha un ruolo; consumare un pasto altamente calorico, infatti, rallenta il processo di svuotamento gastrico e prolunga la distensione dello stomaco.

Quello che attualmente è stato accertato è che la componente proteica di un pasto ha un impatto minimo sulla fisiologia dello stomaco e dell’esofago, mentre i carboidrati producono effetti sulla motilità mediati dai loro prodotti di fermentazione, in particolare dagli acidi grassi a catena corta, che sono sintetizzati nel colon. Inoltre nei pazienti con GERD, anche i fruttooligosaccaridi, che hanno una funzione  prebiotica, ossia favoriscono la proliferazioni dei batteri intestinali, possono contribuire alla sintomatologia da reflusso, amplificando la produzione di acidi grassi a catena corta.

Frank Zerbib, del dipartimento di Epatologia, gastroenterologia e oncologia digestiva dell’Ospedale Universitario di Bordaux, (Francia), sintetizza:

glii studi hanno evidenziato che i pasti altamente calorici, ricchi in grassi e carboidrati favoriscono la comparsa di episodi di reflusso e i sintomi percepiti dai pazienti; pertanto sarebbe opportuno raccomandare un’alimentazione povera di grassi e a ridotto contenuto di carboidrati”

La riduzione di peso favorisce la gestione dei sintomi da GERD

Le ricerche sulla relazione tra sintomi da reflusso e cibi di frequente consumo come caffè (non decaffeinato), cioccolato, vino bianco, birra non hanno dati risultati conclusivi. Un recente studio di popolazione condotto su 48mila donne libere da GERD, relativo al consumo settimanale di the, caffè e soda, ha mostrato che questi aumentano il rischio di sviluppare sintomi da reflusso del 30%, mentre il consumo di latte, acqua, succhi di frutta o bevande gassate non sembra essere influente.

Anche per quanto riguarda l’alcol non vi sono conclusioni definitive; nella maggior parte degli studi non emerge un legame significativo, come confermato anche da una recente metanalisi basata su 24 studi di popolazione.

Una certezza riguarda invece l’obesità che, promuovendo l’aumento della pressione addominale, contribuisce all’insorgenza di malattia da reflusso sintomatica: nei soggetti obesi esiste una relazione lineare tra aumento di BMI e aumento del rischio di sintomi. In generale, nelle persone in sovrappeso il rischio è di 2-3 volte superiore rispetto a quelli con BMI nella norma.

Secondo Zerbib, la perdita di peso è una misura efficace per ridurre i sintomi della malattia da reflusso, e dovrebbe pertanto essere inserita nelle raccomandazioni.

Redazione

articolo a cura della redazione