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L’attività fisica può rallentare il declino della funzionalità renale

Secondo uno studio norvegese chi pratica regolarmente attività fisica ha un rischio minore di malattia renale cronica

Una pratica regolare e continuativa di attività fisica potrebbe contribuire a prevenire la malattia renale cronica (CKD) nella popolazione generale. A questa conclusione è giunta una ricerca condotta dall’Università di Tromsø, in Norvegia, pubblicata sulla rivista Clinical Journal of the American Society of Nephrology.

La prevalenza di CKD è in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione. Al fine di chiarire il ruolo dell’attività fisica nella protezione dal progressivo declino della funzionalità renale, i ricercatori hanno analizzato una coorte di 1.837 pazienti (con età compresa tra i 50 e i 64 anni) appartenenti allo studio longitudinale RENIS (Renal Iohexol Clearance Survey) che, al momento dell’inizio dello studio, non presentavano diabete malattie cardiovascolari o malattia renale.

Nel corso di 11 anni, la velocità del tasso di filtrazione glomerulare (GFR) è stata stimata, con misurazioni puntuali ripetute attraverso la clearance dell’iohexol. L’attività fisica è stata invece valutata con il questionario specifico PAFID (Physical Activity Frequency, Intensity, and Duration) ed espressa come minuti/settimanali in termini di ‘equivalente metabolico del compito’ (MET), un indicatore che misura l’intensità di uno sforzo e il suo dispendio energetico basato sul consumo di ossigeno.

La relazione tra quantità di attività fisica svolta e il tasso di declino del GFR ha fornito una misura del suo ruolo nel processo di invecchiamento della funzionalità renale; un declino accelerato di GFR è infatti indice di peggioramento della malattia renale cronica.

L’attività fisica più intensa può ridurre la velocità di declino di GFR

Lo studio evidenzia come la pratica abituale di esercizio e l’aderenza alle raccomandazioni dell’OMS siano associate con un più lento declino di GFR nella popolazione sana.

In particolare, i risultati dell’analisi possono essere così sintetizzati:

  • All’inizio dello studio, 694 partecipanti (il 37,8%) soddisfacevano le raccomandazioni OMS di praticare almeno 450 MET-minuti a settimana. In questo sottogruppo, il declino mediano della mGFR è stato di -1,06 mL/min/1,73 m²/anno.
  • Una maggiore frequenza dell’attività fisica settimanale (quasi quotidiana o circa cinque volte a settimana) è risultata associata a una riduzione del 71% del rischio di declino accelerato di GFR, rispetto all’assenza di attività fisica (OR aggiustato: 0,29; IC al 95%: 0,11–0,78).
  • I partecipanti che svolgevano attività fisica pressoché quotidianamente hanno mostrato un declino significativamente più lento di GFR, nella misura di 0,47 mL/min/1,73 m²/anno
  • Infine, è stata riscontrata una relazione dose-risposta tra la maggiore frequenza di attività fisica e il rallentamento significativo del declino annuale del tasso di filtrazione glomerulare.

Alla luce di questi risultati, lo svolgimento di regolare e frequente attività fisica potrebbe essere considerato un intervento a basso costo ed alto impatto per ridurre il carico globale della malattia renale cronica.

I ricercatori sottolineano tuttavia la possibile esistenza di bias, dovuti all’influenza di variabili che non sono state misurate -come dieta e altri fattori legati allo stile di vita, al fatto che i livelli di attività fisica sono stati auto-riferiti dai partecipanti e alla natura osservazionale del disegno dello studio, che non permette di conclusioni sulla relazione causa-effetto.

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Stefania Cifani

Giornalista scientifica e Medical writer

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