
Insufficienza ovarica associata a malattie autoimmuni
L’insufficienza ovarica precoce (IOP) comporta la perdita della funzione ovarica prima dei 40 anni di età. Una condizione che interessa circa l’1% delle donne, e si manifesta con alterazioni del ciclo mestruale e con i sintomi tipici della menopausa.
Autoimmunità e insufficienza ovarica
L’autoimmmunità è considerata un fattore etiologico per l’insufficienza ovarica precoce; da precedenti studi risulta, infatti, che in una percentuale di casi compresa tra il 4% e il 50% l’IOP ha un’origine autoimmune. Malattie come il diabete di tipo 1, l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e la spondilite anchilosante sono state associate a bassi livelli di ormone antimulleriano (AMH), un marker di riserva ovarica ridotta, nelle donne in età riproduttiva.
In un recente studio finlandese i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Human Reproduction, i ricercatori hanno indagato, attraverso dati contenuti nei registri nazionali, la relazione tra presenza di insufficienza ovarica precoce e il rischio di sviluppare malattie autoimmuni. A un campione di 3.972 donne con diagnosi di IOP è stato affiancato un gruppo di controllo di 15.708 donne appartenenti alla popolazione generale; sono state selezionate quattro donne (controlli) per ogni partecipante.
Le partecipanti con IOP sono state identificate tramite il registro dell’Istituto di Assicurazione Sociale della Finlandia, in base all’avvenuta erogazione di un rimborso per la terapia ormonale sostitutiva prima dei 40 anni, nel periodo 1988-2017.
Le patologie autoimmuni sono state identificate attraverso i codici 8,9 e 10 dell’ICD (International Classification of Diseases) riportati nell’archivio delle schede di dimissione ospedaliera; sono stati presi in considerazione i disturbi gravi diagnosticati e gestiti in centri sanitari specializzati, tra il 1970 e il 2017, ad esclusione di quelli trattati principalmente in contesti di assistenza primaria come celiachia e ipotiroidismo.
Maggior rischio di malattie autoimmuni per le partecipati con IOP
Al momento della diagnosi l’età mediana delle partecipanti era di 36 anni. Nel 5,6% dei casi era stata inoltre diagnosticata una grave malattia autoimmune, con una probabilità di oltre due volte superiore (OR 2,6) rispetto ai controlli, prima della data del rimborso (considerata la “data indice”); il 13% delle partecipanti ha invece ricevuto una diagnosi di disturbo autoimmune dopo tale data.
I tassi di prevalenza di alcune malattie autoimmuni sono risultati più elevati tra le donne con diagnosi di IOP, avvenuta prima della data del rimborso, rispetto ai controlli. Tra queste, disturbi polighiandolari autoimmuni (OR 25,8; IC al 95%: 9,0-74,1), morbo di Addison (OR 22,9; IC al 95%: 7,9-66,1), lupus eritematoso sistemico (OR 6,3; IC al 95%: 4,2-20,3), vasculite (OR 10,2; IC al 95%: 4,3-24,5). E ancora, sarcoidosi, artrite reumatoide, ipertiroidismo e malattie infiammatorie intestinali con valori di OR intorno a 2, indicante un rischio doppio di ammalarsi. Al contrario, i tassi di prevalenza per diabete di tipo 1 e spondilite anchilosante non hanno mostrato differenze significative rispetto ai controlli.
I risultati dello studio confermano che l’insufficienza ovarica precoce è associata a un aumentato rischio di malattie autoimmuni gravi. La sintesi degli ormoni sessuali da parte delle ovaie gioca un ruolo fondamentale nella regolazione della funzione immunitaria, e porta all’ipotesi che la fine dell’attività ovarica possa esporre le donne a malattie autoimmuni. E l’elevata incidenza di malattie autoimmuni gravi, nei primi anni dopo la diagnosi di IOP, dimostra che in molte donne il sistema immunitario si attiva in conseguenza della comparsa della malattia.
Ma la maggior propensione di queste pazienti a sviluppare malattie autoimmuni sembra persistere a lungo termine, data la crescente incidenza dei disturbi autoimmuni anche decenni dopo la diagnosi di insufficienza ovarica.
I risultati di questo studio suggeriscono quindi la necessità di un monitoraggio attento delle pazienti con insufficienza ovarica precoce. Gli Autori sottolineano la necessità di ulteriori ricerche per chiarire se la terapia ormonale sostitutiva possa avere un ruolo nella prevenzione della patologie legate all’autoimmunità.