Disturbi del sonno e rischio di ictus, associazione confermata da una nuova ricerca
Uno studio caso-controllo condotto su un’ampia popolazione, da poco pubblicato su Neurology, conferma che i disturbi del sonno sono associati a un maggior rischio di ictus. Secondo gli autori, i disturbi del sonno: “potrebbero essere un indicatore di un maggior rischio individuale, oppure rappresentare un fattore di rischio indipendente.”
Il disegno dello studio caso-controllo
Lo studio internazionale INTERSTROKE ha messo a confronto una coorte di pazienti che ha avuto un primo ictus acuto con controlli sani dello stesso sesso e della stessa fascia d’età (+/- 5 anni). I partecipanti allo studio hanno compilato un questionario sui disturbi del sonno presenti nel mese precedente allo studio e i ricercatori hanno valutato il rapporto di probabilità (Odds Ratio) con l’ictus dei due gruppi (con disturbi del sonno e senza disturbi del sonno) secondo due modelli statistici, il primo aggiustato per età, occupazione, stato civile e scala di Rankin (valutazione della disabilità post ictus), il secondo aggiustato per fattori di rischio comportamentali e di malattia.
I risultati: un sonno irregolare o di scarsa qualità aumenta il rischio di ictus
In totale nella ricerca sono stati inclusi 4.496 partecipanti, dei quali 1.799 hanno avuto un ictus ischemico e 439 un’emorragia intracerebrale. Nel primo modello statistico la probabilità di ictus è risultata molto più alta (OR 3,15; IC 95%, 2,09-4,76) nei soggetti con sonno troppo breve (<5 ore/die in media) e in quelli con sonno troppo lungo (<9 ore/die) OR 2,67; IC 95%, 1,89 – 3,78, confrontati con chi dormiva in media 7 ore per notte.
Rischio di ictus aumentato anche per chi aveva fatto sonnellini non programmati o della durata di un’ora o più (OR 2,46; IC 95%, 1,69 – 3,57) e per i partecipanti che hanno riportato una scarsa qualità del sonno (OR, 1,52; IC 95%, 1,32 – 1,75). Significativamente associati a un aumento del rischio di ictus anche i sintomi tipici dell’apnea ostruttiva del sonno (OSA) come russamento (OR, 1,91; IC 95%, 1,62 – 2,24), e pause della respirazione (OR, 2,87 ; IC 95%, 2,28 – 2,60).
Nel complesso il rischio di ictus aumenta con l’aumentare del numero di sintomi di disturbo del sonno, fino a un rischio maggiore dell’11% per i partecipanti che presentavano cinque o più sintomi (OR, 5,38; 95% CI, 4,03 – 7,18).
Nel secondo modello, dopo aggiustamento per una serie di altri fattori di rischio dell’ictus, un rischio significativamente più alto si è mantenuto per quasi tutti i disturbi del sonno, a parte la difficoltà di addormentarsi e i sonnellini non programmati.
Da indagare meglio il ruolo dei trattamenti per migliorare la qualità del sonno
Christine McCarthy, geriatra e ricercatrice dell’Università di Galway, (Irlanda) principal investigator di questo studio ha commentato:
i disturbi del sonno possono rappresentare un marker di un aumentato rischio di ictus e sono necessari ulteriori studi per capire se il trattamento dei disturbi del sonno può ridurre questo rischio. Nel frattempo la gestione dei disturbi del sonno può avere un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti”.