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Rischio CV nelle donne, nuovi dati sui fattori legati alla vita riproduttiva

Un menarca e un primo parto precoci, oltre a un numero alto di figli sono associabili a un rischio più elevato di sviluppare fibrillazione atriale, malattia coronarica, insufficienza cardiaca e ictus. Mentre l’età della menopausa non sembra influenzare il rischio CV. Questo, in estrema sintesi, è il risultato di un ampio studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association, che ha verificato la possibile associazione tra aspetti della salute riproduttiva delle donne e rischio di malattia cardiovascolare.

Uno studio che evidenzia un legame causale tra caratteristiche della vita riproduttiva della donna e il rischio CV

Lo studio offre informazioni aggiuntive a quanto già noto sul rischio CV nelle donne grazie al metodo utilizzato. Si tratta, infatti, di una ricerca basata sulla randomizzazione mendeliana, un metodo di analisi statistica che, in questo caso, è stato applicato alle associazioni tra i geni che predicono le caratteristiche riproduttive della donna e il rischio sviluppare malattie cardiovascolari.

Questo tipo di analisi ha consentito di sgombrare il campo da fattori che possono interferire sulla valutazione del rischio come le abitudini alimentari, le condizioni socio-economiche e i livelli di attività fisica. In questo modo iè emerso un legame causale tra alcune caratteristiche della vita riproduttiva della donna e la salute del cuore.

La più ampia analisi disponibile su fattori riproduttivi e malattie cardiovascolari

Un team di ricercatori dell’Imperial’s National Heart & Lung Institute, dell’Università di Cambridge e della Yale School of Public Health ha analizzato i dati genetici che sono predittivi dell’età in cui si verificano nella donna il primo ciclo mestruale, il primo parto, la menopausa, oltre al numero di nati vivi. I dati sono stati raccolti da precedenti studi osservazionali, che hanno coinvolto in totale circa 100mila donne.

Si tratta della più ampia analisi disponibile su fattori riproduttivi specifici e le associazioni possibili con una serie di malattie cardiovascolari, tra cui fibrillazione atriale, malattia coronarica, insufficienza cardiaca e ictus.

L’analisi ha mostrato che un primo parto precoce, geneticamente predetto aumenta il rischio di malattia coronarica (odds ratio [OR] per anno, 1,49 IC 95% 1,28–1,74 p=3,72×10−7) insufficienza cardiaca (OR,1,27 IC 95% 1,06-1,53 p=0,009) e ictus (OR, 1,25 IC 95% 1,00-1,56, p=0,048), con mediazione parziale di indice di massa corporea (BMI), diabete di tipo 2, livelli di pressione sanguigna e di colesterolo.

Un numero più elevato di nati vivi previsto geneticamente aumenta il rischio di fibrillazione atriale (OR per <2, contro 2, contro >2 nati vivi, 2,91 IC 95%, 1,16-7,29, p=0,023), insufficienza cardiaca (OR 1,90 IC 95% 1,28–2,82 p=0,001), ictus ischemico (OR 1,86 IC 95% 1,03–3,37, p=0,039) e ictus (OR 2,07 IC 95% 1,22–3,52, p=0,007). Un menarca precoce, geneticamente predetto aumenta il rischio di malattia coronarica (OR per anno, 1,10 IC 95% 1,06–1,14, p=1,68×10−6) e insufficienza cardiaca (OR 1,12 IC 95% 1,07–1,17, p=5,06×10−7); entrambe le associazioni erano almeno in parte mediate dall’indice di massa corporea.

Il rischio aggiuntivo può essere ridotto se sono sotto controllo i fattori di rischio tradizionali

Gli autori concludono che:

questi risultati supportano un ruolo causale di una serie di fattori riproduttivi sulle malattie cardiovascolari nelle donne e identificano molteplici mediatori modificabili suscettibili di intervento clinico”

In particolare, tra l’associazione tra menarca precoce e rischio CV potrebbe essere mitigata da un intervento sull’indice di massa corporea. L’aumento del rischio legato primo parto anticipato potrebbe essere in parte limitato agendo sui tradizionali fattori di rischio cardiometabolico, come il BMI, il colesterolo alto e l’ipertensione.

Maddalena Ardissino, del National Heart and Lung Institute dell’Imperial College di Londra, autrice principale dello studio, ha dichiarato:

questo studio mostra un chiaro legame tra fattori riproduttivi e malattie cardiovascolari. Ciò non significa che le donne debbano preoccuparsi se hanno avuto le mestruazioni in giovane età o se hanno avuto un primo parto anticipato. La nostra ricerca mostra che il rischio aggiuntivo di malattie cardiovascolari può essere ridotto al minimo se i tradizionali fattori di rischio come il BMI e la pressione sanguigna sono ben controllati. Questi risultati evidenziano la necessità per i medici di monitorare da vicino questi fattori di rischio nelle donne e intervenire dove necessario”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.