Lo scorso 11 aprile si è celebrata la Giornata nazionale della donazione di organi, indetta ogni anno dal Ministero della salute. Nel 2025 in Italia sono già stati realizzati più di 1.100 trapianti grazie alle scelta di donazione compiuta da 450 persone.
Tuttavia ci sono oltre 8.200 pazienti in attesa di trapianto: circa 6mila aspettano un nuovo rene, oltre mille un fegato, circa 750 un cuore, quasi 300 un polmone e poco meno di 200 un pancreas. Sono invece ben 48mila le persone che oggi vivono grazie a un trapianto.
Sergio Vesconi, consulente scientifico di Fondazione Trapianti onlus, associazione impegnata nel supporto alla ricerca e alla coretta informazione sui trapianti, ci spiega qual è la situazione attuale delle donazioni d’organo e dei trapianti in Lombardia
I dati mostrano che in questi anni si è avuto in Lombardia un importante miglioramento dell’attività, sia sul versante della donazione (registriamo attualmente un tasso di donatori multiorgano utilizzati del 35,2 per milione di popolazione, pmp) sia su quello dei trapianti effettuati, complessivamente 321, mettendo assieme rene, fegato, polmoni, cuore e pancreas. Anche nella donazione di tessuti, le cornee in particolare, si sono registrati numeri importanti.
Un risultato in larga parte dovuto alle azioni di potenziamento delle strutture ospedaliere del Coordinamento del procurement (COP) e di formazione rivolte al personale sanitario, oltre che al consolidamento di una forte rete regionale.
Siamo ancora distanti dai numeri che vantano regioni come l’Emilia-Romagna e il Veneto, che sfiorano i 50 donatori/pmp, ma siamo certamente sulla strada giusta.
La possibilità di attivare i percorsi di donazione da cadavere dopo l’accertamento della morte con criteri cardiocircolatori, la cosiddetta “donazione a cuore fermo”, che in casi particolare riguarda non solo i reni e il fegato, ma anche cuore e polmoni, ha dato un ulteriore impulso all’attività trapiantologica.
A questi risultati contribuiscono anche l’utilizzo, sempre più diffuso, di apparecchiature per la perfusione degli organi dopo il prelievo (le “machine perfusion” degli autori anglosassoni) che permettono di recuperare organi marginali, ottimizzandone la funzionalità, e la competenza professionale dei sanitari dei centri di trapianto.
Tutto questo viene fatto allo scopo di far crescere l’attività di trapianto, per rispondere alla domanda di salute che viene dagli oltre 8.000 pazienti che sono in questo momento in lista, in Italia, e di questi una buona quota in Lombardia, per ricevere un trapianto, spesso salvavita.
A questo proposito dobbiamo purtroppo sottolineare che un grave limite è rappresentato dal mancato consenso alla donazione, od opposizione, un fattore che, com’è ben noto, impedisce ogni possibile prelievo di organi e tessuti. In Lombardia nel 2024 abbiamo registrato un tasso di opposizione del 27,3%, leggermente più basso della media nazionale, che si attesta al 29,3%, ma in ogni caso tale da vanificare la possibilità di trapianto per molte centinaia di malati.”
Sulla disponibilità alla donazione influiscono diversi fattori culturali, qual è la tendenza attuale?
il mancato consenso alla donazione è un aspetto molto importante. In questi ultimi anni si è osservato un lento miglioramento della situazione, che resta tuttavia ancora del tutto insoddisfacente, in particolare in alcune aree del nostro paese.
Dal 2017 è stata introdotta la possibilità di far registrare la propria volontà, favorevole o contraria, ma anche di astenersi, al rilascio della carta d’identità elettronica. Si tratta di uno strumento molto potente, tanto che alla stato attuale in Italia oltre 21 milioni di cittadini maggiorenni hanno depositato la propria volontà, ma di questi ben il 33 % (circa 7 milioni) risulta contrario. In Lombardia a fronte di quasi 4 milioni di registrazioni, l’opposizione è pari al 30,7%.
E’ interessante osservare che la posizione negativa si distribuisce in maniera omogenea in tutte le fasce di età, anche se presenta punte più elevate tra gli ultraottantenni.
Questo dato, molto preoccupante dal nostro punto di vista, dipende da molti fattori, tra questi in particolare il fatto che i cittadini arrivino allo sportello dell’anagrafe senza aver ricevuto un’adeguata informazione al proposito, che consenta loro di fare una scelta consapevole e ponderata. In questi casi, la fretta, il disorientamento, il sentimento di sfiducia verso le istituzioni e il servizio sanitario in generale, il venir meno del senso di appartenenza e di solidarietà sociale possono giocare un ruolo decisivo verso il no.
Per contrastare questo fenomeno sono in atto iniziative di formazione e aggiornamento per gli operatori dell’anagrafe e per migliore l’informazione alla popolazione, ma soprattutto iniziative portate avanti all’interno delle scuole per far crescere nei giovani la cultura della donazione e stimolare la loro coscienza civica, partendo da una corretta illustrazione della realtà della donazione e del trapianto.
Giova ricordare che nessuna religione è per principio contraria sia alla donazione degli organi sia al trapianto, ma è indubbio che in una società sempre più multietnica entrano in gioco fattori di tipo antropologico e sociale che devono essere adeguatamente conosciuti e affrontati.”
Che ruolo può avere la medicina di famiglia in questo ambito?
siamo ben consapevoli delle difficoltà che in questo periodo i medici di medicina generale stanno vivendo, ma al tempo stesso siamo convinti che possano dare un significativo contributo alla crescita della cultura della donazione, approfittando di tutte le occasioni che l’attività clinica offre loro per cercare di affrontare il tema con i propri assistiti, a partire, con un esempio banale, dalla compilazione o dall’aggiornamento della scheda anamnestica o ancora con la messa a disposizione di materiale informativo presso gli ambulatori.
Grazie al suo rapporto di fiducia con i propri assistiti il medico di medicina generale può aiutare i cittadini ad avere corrette informazioni sul tema della donazione, pensiamo in particolare alla certezza della morte come prerequisito essenziale, alla trasparenza dei processi, sfatando le voci sul traffico di organi e sulle “raccomandazioni”, rassicurando sui risultati.
A questo scopo abbiamo ottenuto, d’intesa con Polis Lombardia e il Coordinamento regionale, di inserire nei corsi di formazione per i medici di medicina generale, un ciclo di seminari (webinar) incentrati proprio sul tema della donazione e del trapianto, per dare ai futuri colleghi un adeguato livello di conoscenze.
Ricordiamo che il medico di medicina generale può avere un compito particolarmente delicato se tra i suoi pazienti vi sono persone che potrebbero avere indicazione al trapianto o che sono già in lista d’attesa, così come pazienti trapiantati nei quali l’aderenza alla terapia immunosoppressiva e in generale il rispetto di un corretto stile di vita hanno un’importanza fondamentale per la riuscita del trapianto.
Analogamente, nel caso di una possibile donazione da vivente, il medico di fiducia può essere un punto di riferimento per sostenere la coppia ad affrontare e gestire il complesso percorso.
Infine, ricordiamo che in non pochi casi l’intervento del medico di famiglia è stato decisivo per una più accurata valutazione anamnestica del potenziale donatore o per sostenere i familiari al momento della proposta di donazione avanzata dai curanti.”