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insonnia cuore

Sonno e rischi per il cuore, non conta solo la durata

Dormire male aumenta il rischio di sviluppare una malattia cardiaca. La connessione tra disturbi del sonno e rischio cardiovascolare è nota, tuttavia un nuovo studio suggerisce una valutazione più accurata della qualità del sonno, come possibile fattore di rischio per le malattie cardiache.

Le ricerche precedenti, infatti, si sono concentrate soprattutto sulla durata del sonno (il numero medio di ore dedicate al sonno) mentre questo nuovo studio prende in considerazione i diversi aspetti della qualità del riposo notturno, come la regolarità, il grado di soddisfazione al risveglio, il livello di attenzione durante le ore di veglia. Anche chi dorme un numero di ore sufficiente – spiegano gli autori dello studio – può avere problemi di igiene del sonno, che comportano rischi per la salute.

La dottoressa Soomi Lee della University of South Florida di Tampa (Usa) specifica:

È importante sottolineare che nel nostro studio, la durata del sonno – la variabile del sonno più studiata – non era significativamente associata a malattie cardiache.”

Il sonno nella mezza età e il rischio cardiaco

Lo studio dell’università americana, pubblicato su Scientific Reports si basa sull’analisi retrospettiva dei dati sul sonno di 6.820 adulti (età media, 53,4; circa il 56%, donne) tratti dallo studio Midlife. Tutti i partecipanti hanno-riferito le caratteristiche del sonno e la storia di malattie cardiache; un piccolo campione (663) ha fornito anche dati strumentali sul sonno (actigrafia).

Utilizzando la media ponderata, in cui punteggi più alti indicavano più problemi di igiene del sonno e dopo l’aggiustamento statistico per dati sociodemografici e fattori di rischio cardiovascolare noti, i ricercatori hanno trovato un’associazione chiara tra un maggior numero di problemi del sonno e un rischio cardiaco più alto.

Avere più problemi di salute del sonno è stato associato a un rischio più alto del 54% di malattie cardiache utilizzando l’autovalutazione della qualità del sonno (aRR = 54%, P < .001) e addirittura del 141%, considerando il composito di actigrafia/autovalutazione (aRR = 141%, P < . 001).”

Gli indicatori di qualità del sonno con l’associazione maggiore al rischio cardiaco sono il grado di soddisfazione e l’efficienza nelle ore di veglia.

A commento dei risultati la dottoressa Lee evidenzia come sia importante nelle visite cardiologiche porre domande sulla qualità del sonno e sottolinea che il sono come fattore modificabile dovrebbe rientrare nelle strategie di prevenzione.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.