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Narcolessia

La narcolessia sembra aumentare il rischio di malattie cardiovascolari

La narcolessia, patologia cronica rara di tipo neurologico, colpisce lo 0,05% della popolazione, ossia circa 1 persona su 2.000. L’esordio avviene più spesso nell’adolescenza, ma vi sono anche casi a esordio in età pediatrica, oppure più tardivo tra i 25 e i 40 anni.

Il National institute of neurological disorders and stroke americano riporta una stima della prevalenza della narcolessia, negli USA, compresa tra 125 e 200mila persone; una condizione che spesso coesiste con altri disturbi e malattie, tra cui le apnee ostruttive, il diabete e altre comorbidità che comunque contribuiscono al rischio cardiovascolare.

Associazione tra narcolessia e aumento del rischio di malattie CV

Secondo due recenti ricerche presentate al convegno annuale delle società scientifiche americane impegnate nello studio del sonno (SLEEP 2024: 38th Annual Meeting of the Associated Professional Sleep Societies – Huston, 3 giugno) la narcolessia è associata con un aumento significativo del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari ed eventi avversi di natura cardiaca (MACE), a prescindere da altre condizioni e dai farmaci utilizzati per trattare il disturbo.

Sulla base degli archivi Medicare (il programma governativo di assistenza sanitaria), i ricercatori hanno identificato 34.562 adulti con una diagnosi narcolessia e identificato una coorte di confronto composta da 100.405 adulti, per il 62% donne e di età media di 40 anni.

Rispetto ai soggetti sani, quelli affetti da narcolessia presentavano un aumento del rischio di malattie cardiovascolari del 77% e un aumento del rischio di MACE pari all’82%. Gli stessi presentavano  anche un aumentato rischio di ictus (HR 2,04), infarto (HR 1,64),  e fibrillazione atriale (HR 1,58).

Risultati confermati eliminando le potenziali interazioni tra farmaci

Un’analisi separata, condotta sulla stessa popolazione, per tenere anche conto dell’uso di farmaci comunemente impiegati per trattare l’eccessiva sonnolenza diurna associata alla narcolessia, ha mostrato risultati simili e sovrapponibili. In questo caso, è stato riscontrato un aumento del rischio di malattie CVD dell’89% e del 95% per MACE. Il rischio per ictus, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e infarto miocardico è risultato ugualmente aumentato, anche di oltre due volte come nel caso dell’ictus, nei pazienti con narcolessia (rispettivamente: HR 2,06; HR 1,90; HR:1,66; HR 1,93).

Secondo i ricercatori questo studio mette in evidenza la relazione tra narcolessia e malattie cardiovascolari, che inoltre sembra essere indipendente da altre condizioni che potrebbero potenzialmente interferire con il rischio cardiaco, come apnee ostruttive, diabete, ipertensione, iperlipidemia, depressione e l’uso di farmaci. Le ragioni alla base di questo restano tuttavia da chiarire attraverso ulteriori ricerche.

A commento di questa notizia, Shaheen Lakhan, neurologa dell’università di Miami, sottolinea la necessità di includere la narcolessia tra i fattori che contribuiscono ad aumentare il rischio cardiovascolare, e nelle linee guida per la valutazione del rischio, insieme ad altri fattori di rischio noti.

Redazione

articolo a cura della redazione