Colpisce il 66% delle donne italiane in gravidanza, nel 4% dei casi in forma grave e solo il 25% delle donne coinvolte ha ricevuto un trattamento. Sono dati dello studio Purity, il primo studio italiano che ha indagato l’impatto della nausea e del vomito in gravidanza (NVP).
Lo studio, promosso da Italfarmaco, ha coinvolto un campione omogeneo di 528 pazienti gravide afferenti a tre strutture ospedaliere italiane: l’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano, il Presidio Ospedaliero SS. Annunziata di Chieti e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.
Una valutazione in due fasi
Lo studio Purity ha valutato tra la diciottesima e la ventiduesima settimana di gravidanza, la prevalenza e la gravità della NVP, l’insorgenza e la durata dei sintomi, il loro trattamento e l’impatto sulla qualità della vita. In una seconda fase, entro 14 giorni dopo il parto, è stata esaminata la correlazione tra i sintomi della NVP in gravidanza e gli esiti neonatali, nonché lo stato di salute post-parto delle donne.
È emerso che 348 donne su 528 (66%) hanno sofferto di nausea e vomito in gravidanza nelle prime 22 settimane. Nello specifico i sintomi si sono presentati in forma lieve in 118 donne (34%), moderata in 217 donne (62%) e grave in 13 donne (4%). L’indagine evidenzia che solo il 25% delle donne coinvolte ha ricevuto un trattamento (farmacologico o non farmacologico) per contrastare i sintomi.
I dati di questo studio possono sfatare anche alcuni luoghi comuni, per esempio 2 donne su 3 hanno sofferto di NVP anche oltre il primo trimestre di gravidanza. Inoltre, la NVP ha causato limitazioni nella relazione di coppia (45%), nella vita sociale (51%) e lavorativa (51%). Nella seconda fase dello studio, si è visto anche che le donne con NVP avevano un tempo gestazionale in media più breve rispetto alle donne senza NVP e non arrivavano, quindi, alle 40 settimane di gravidanza.
Nausea e vomito vanno considerati una complicanza
Romolo Di Iorio, professore associato di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Roma Sapienza, commenta:
La NVP viene spesso indicata come un disturbo, ma in realtà si tratta di una vera e propria complicanza su cui, negli ultimi anni, si sta ponendo sempre più attenzione. Nell’immaginario collettivo è sempre stata vissuta come un disturbo proprio delle prime fasi della gravidanza che, in quanto tale, sarebbe poi scomparsa con l’evolvere dell’epoca gestazionale. Gli studi più recenti, invece, hanno dimostrato che non è così: la NVP può comportare rischi sia per la gravidanza che per la madre e il neonato e per questo motivo è importante iniziare il prima possibile un trattamento adeguato. “
Irene Cetin, professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Ostetricia del Policlinico di Milano, ribadisce:
dallo studio è emerso che il problema colpisce il 66% delle donne italiane, un dato importante in termini numerici Nel nostro paese la NVP non è sempre stata considerata e trattata correttamente, con una conseguente mancanza di supporto per le donne che ne soffrivano. Per questo motivo nel nostro studio abbiamo inserito anche alcune domande sulla qualità di vita (QoL), le cui risposte hanno evidenziato come le donne richiedano una maggiore attenzione al problema, che deve essere riconosciuto e curato. Negli ultimi anni la consapevolezza sulla NVP è aumentata tra i ginecologi, che oggi hanno a disposizione nuovi strumenti terapeutici per combattere questo disturbo.”
L’estensione dello studio
La SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia,, ha avviato uno studio prospettico osservazionale multicentrico denominato PURITY-Extended, nato con l’obiettivo di determinare la dimensione della NVP su un campione più ampio e l’evoluzione della NVP nel corso dei tre trimestri della gravidanza. Questo studio ha visto il coinvolgimento di 1.300 gestanti afferenti a 100 strutture ospedaliere italiane dislocate su tutto il territorio nazionale. In questa nuova indagine sono state valutate in particolare l’incidenza e l’evoluzione della NVP durante il primo, il secondo e il terzo trimestre della gravidanza su un campione molto ampio, prendendo in considerazione anche le differenze geografiche e socioeconomiche e l’atteggiamento comunemente assunto dai ginecologi nella gestione di tale disturbo, oltre alle possibili conseguenze della NVP sulla gravidanza (es. diabete gestazionale, ipertensione/preeclampsia) e sul bambino (es. iposviluppo fetale, modalità del parto e peso alla nascita).
Nicola Colacurci, già professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli e Past President di SIGO, ha spiegato:
la SIGO ha ritenuto necessario colmare un vuoto esistente nella letteratura scientifica italiana avviando lo studio PURITY. Attualmente, infatti, l’impatto di nausea e vomito in gravidanza risulta essere ancora sottostimato, sia perché le donne potrebbero evidenziare la presenza di tale problematica solo quando i disturbi impattano negativamente sulla qualità della loro vita, sia per la modalità di ricerca dei disturbi da parte dei ginecologi. Ad oggi abbiamo intervistato oltre 500 donne gravide e prevediamo di avere i primi dati dello studio nel mese di ottobre”.