Post ictus, perché è importante la valutazione cognitiva
Una ricerca che ha analizzato i dati di 14 studi di coorte internazionali ha riscontrato, dopo un primo ictus, un declino cognitivo evidente in acuto e, a lungo termine, più veloce della media nei pazienti anziani.
Questi risultati sottolineano l’importanza di una valutazione cognitiva dei pazienti post ictus e anche il valore di interventi preventivi, come quelli sui fattori di rischio vascolare modificabili, che possono non solo prevenire l’ictus, ma anche abbassare il rischio di declino cognitivo dopo l’evento.
Lo traiettoria delle funzioni cognitive prima e dopo l’ictus
I ricercatori hanno utilizzato i dati di 14 studi di coorte basati sulla popolazione, che hanno coinvolto in totale 20.860 adulti (età media 73 anni; 59% donne) per verificare la traiettoria della funzione cognitiva prima e dopo un primo ictus.
L’esito primario era la cognizione globale, definita come la media standardizzata di quattro domini cognitivi (linguaggio, memoria, velocità di elaborazione e funzione esecutiva). Durante un follow-up medio di 7,5 anni, 1.041 (5%) adulti (età media, 79 anni) hanno avuto un primo ictus. Nelle analisi statistiche aggiustate, l’ictus è stato associato a un significativo declino acuto di 0,25 SD nella cognizione globale e a una “piccola, ma significativa” accelerazione nel tasso di declino di 0,038 SD all’anno.
L’ictus è stato associato a un declino in tutti i domini cognitivi individuali, ad eccezione della memoria. Sono stati rilevati dopo l’ictus anche cali nei punteggi del Mini-Mental State Examination (-0,36 DS).
In termini di traiettoria cognitiva, il tasso di declino prima dell’ictus nei sopravvissuti era simile a quello osservato nei coetanei che non avevano avuto un ictus (rispettivamente -0,048 e -0,049 DS all’anno nella cognizione globale).
I ricercatori non hanno identificato alcun fattore di rischio vascolare che moderasse il declino cognitivo dopo un ictus. Tuttavia, il declino cognitivo è stato significativamente più rapido negli individui senza ictus, indipendentemente da qualsiasi ictus futuro, che avevano una storia di diabete, ipertensione, colesterolo alto, malattie cardiovascolari, depressione, fumo o erano portatori di APOE4. E i ricercatori osservano:
intervenire precocemente sui fattori di rischio vascolare modificabili può ridurre il rischio di ictus, ma anche il rischio successivo di declino cognitivo e deterioramento cognitivo correlati all’ictus.
I cardiologi americani raccomandano la valutazione cognitiva dopo l’ictus
Mitchell Elkind, responsabile scientifico clinico dell’associazione dei cardiologi americani (American Heart Association – AHA) ha affermato che questi nuovi dati confermano l’orintamento delle attuali linee guida dell’AHA che “supportano lo screening per il declino cognitivo e funzionale nei pazienti sia in fase acuta che a lungo termine dopo un ictus”. E ha aggiunto che:
le capacità cognitive possono continuare a diminuire anni dopo un ictus e che le esigenze di riabilitazione e supporto dei pazienti possono quindi cambiare nel tempo.”
Il deterioramento cognitivo spesso viene trascurato in ospedale
Jessica Lo, ricercatrice presso il Center for Healthy Brain Aging, dell’Università del New South Wales a Sydney in Australia ha sottolineato come le valutazioni cognitive del paziente che ha avuto un ictus nell’assistenza primaria sono “cruciali, soprattutto perché il deterioramento cognitivo viene spesso trascurato o non diagnosticato negli ospedali”.
Ha suggerito ai medici di incorporare valutazioni cognitive a lungo termine nei piani di cura, utilizzando test neuropsicologici più sensibili nell’assistenza primaria per rilevare i primi segni di deterioramento cognitivo. “Una diagnosi precoce consentirebbe interventi tempestivi per migliorare i risultati”, ha affermato Lo.
Ha anche osservato che l’assistenza post-ictus in genere include la riabilitazione fisica ma non la riabilitazione cognitiva, che molti centri di riabilitazione non sono attrezzati a fornire.