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Tumore del pancreas, perché in Europa è un’emergenza sanitaria

Un’emergenza per la salute pubblica in Europa. Così il professor Alfredo Carrato, coordinatore di Pancreatic Cancer Europe, definisce il tumore del pancreas in un articolo su Medscape Medical News, facendo  il punto sull’epidemiologia e sulle problematiche diagnostiche e di cura relative a questa forma di tumore.

L’incidenza del tumore al pancreas è in aumento e rimangono molte criticità nella gestione della malattia

Il tumore del pancreas è la settima più comune neoplasia in Europa, e la quarta causa di decesso per patologie oncologiche, dopo i tumori di polmone, colon-retto e mammella. Le previsioni per il futuro non sono rosee, e le stime per l’anno 2030 vedono il tumore del pancreas come la seconda causa di mortalità in oncologia.

Molte sono le criticità legate alla gestione di questa neoplasia, dalla mancanza di consapevolezza e conoscenza, alle difficoltà diagnostiche; il tumore del pancreas infatti è una patologia difficile da identificare precocemente, spesso asintomatico o con sintomi aspecifici come perdita di peso, nausea e dolori alla schiena. Inoltre, l’assenza di programmi di screening rivolti alla popolazione generale, le limitate opzioni terapeutiche e lo scarso tasso di sopravvivenza fanno del tumore al pancreas una delle aree dell’oncologia con il maggior numero di unmet needs.

Se si considera il tasso di mortalità superiore al 90%, l’aspettativa di vita media -alla diagnosi- di 4,6 mesi, con una percentuale di pazienti che sopravvivono a 5 anni pari a solo il 3%, la patologia si configura come un’emergenza sanitaria. Sul fronte della cura, scarsi sono stati i progressi raggiunti negli ultimi decenni e attualmente solo il 20% circa dei pazienti è candidabile alla chirurgia. Non solo: i due terzi dei pazienti operati vanno incontro a recidiva, che, al momento, non è possibile individuare con anticipo.

In Europa occidentale il rischio più alto di sviluppare il tumore al pancreas

Una revisione sistematica pubblicata all’inizio di quest’anno sulla rivista The Lancet, mostra che l’Europa occidentale è la regione del mondo con il più alto rischio di sviluppare questo tumore.

Precisa Carrato, che è docente di Oncologia presso l’Università di Alcalá a Madrid (Spagna):

penso che lo stile di vita europeo possa giocare un ruolo importante; nella popolazione europea occidentale si riscontrano prevalenze elevate di quelli che vanno considerati fattori di rischio per questo tumore, come obesità, comportamento sedentario, consumo eccessivo di carne rossa, eccessivo consumo di alcol. Oltre ad altri aspetti che includono diabete, abitudine tabagica, pancreatiti croniche e familiarità”.

L’incidenza del tumore inoltre aumenta con l’età; anche la più elevata speranza di vita, che caratterizza le regioni dell’Europa occidentale, potrebbe, quindi, contribuire alla maggior diffusione della malattia rispetto ad altre aree geografiche.

Possibili linee di intervento per migliorare le possibilità di cura del tumore del pancreas

La Pancreatic Cancer Europe è al lavoro, nei paesi europei, per diffondere la conoscenza della malattia e attivare programmi di prevenzione primaria, mirati a modifiche dello stile di vita; fare prevenzione secondaria non è, a oggi, possibile, in quanto non sono stati identificati gruppi di popolazione ad alto rischio, candidabili allo screening.

“I programmi di screening – prosegue Carrato  – sono disponibili solo per il 10% dei soggetti con una storia familiare per tumore del pancreas; non disponiamo di biomarcatori e non è possibile praticare oncologia di precisione. Inoltre, la biologia del tumore è molto aggressiva e, contrariamente, a quanto accade per altri tipi di tumore, al momento le terapie farmacologiche non sono efficaci”. E conclude:

servirebbero test -ematici o fecali- dotati di sensibilità e specificità elevate, e fondi per la ricerca clinica e traslazionale. Secondo i dati di Pancreatic Cancer Europe, attualmente, solo il 2% dei fondi europei dedicati all’oncologia viene speso per la ricerca su questa neoplasia”.

Dalla ricerca risultati incoraggianti per le cure del futuro

Tuttavia, dalla ricerca arrivano alcuni risultati che possono rappresentare una speranza per il futuro. Un algoritmo di intelligenza artificiale è allo studio, nell’ambito del progetto europeo PANCAIM (pancreatic cancer artificial intelligence for genomics and personalized medicine) per individuare formazioni tumorali allo stadio iniziale, di dimensioni tali che potrebbero sfuggire anche ai radiologi più esperti; l’obiettivo è quello di ampliare la quota di pazienti candidabili alla chirurgia.

Il progetto PANCAID (pancreatic cancer initial detection via liquid biopsy) è invece incentrato sulla ricerca di biomarcatori per individuare i i pazienti ad alto rischio, attraverso un test ematico per la diagnosi precoce.

In fase di sviluppo, negli Stati Uniti, anche un vaccino a RNA messaggero finalizzato alla prevenzione della recidiva nei pazienti operati, per il quale i primi studi clinici stanno offrendo risultati incoraggianti.

Dagli ultimi dati dell’American Cancer Society arriva un altro risultato giudicato positivamente, ossia l’aumento del tasso di sopravvivenza -a cinque anni- dal 6% (registrato nel 2014) al 13%; un risultato imputabile a diagnosi più precoci e trattamenti personalizzati.

Conclude Carrato:

a fronte di uno scenario tanto critico, con incidenza e la mortalità in aumento, e nessun progresso tangibile nella cura del tumore del pancreas, sono necessarie maggiori risorse per la ricerca, chirurgie centralizzate e una stretta collaborazione tra i paesi europei. Al fine di migliorare le cure, i centri di riferimento per il tumore del pancreas dovrebbero essere al centro dei programmi di politica sanitaria; è appurato che gli outcomes sono molto superiori rispetto a quelli relativi a centri caratterizzati da un basso volume di casi, e Pancreatic Cancer Europe sta lavorando in questa direzione”.

Redazione

articolo a cura della redazione