L’uso eccessivo e inappropriato di antibiotici, sia nell’uomo che nell’animale, è alla base del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Nell’ultimo rapporto di sorveglianza diffuso a novembre 2024 il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha pertanto fissato, per l’Italia, alcuni obiettivi entro il 2030, tra cui la riduzione del consumo di antibiotici a uso umano del 18% (1).
Un risultato che, secondo quanto riportato nel dossier Antibiotico-Resistenza diffuso da AIFA, non sembra facilmente raggiungibile. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, infatti, l’uso degli antibiotici è in aumento; il 35,5% dei pazienti, non solo ricoverati, ne ha ricevuto almeno uno negli ultimi due anni, contro il 32,9% del periodo 2016-17. Inoltre nel 2023 il consumo di antibiotici è aumentato del 6,4% rispetto all’anno precedente; quasi 4 persone su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione, con livelli più elevati al centro e sud Italia (1).
In generale, la prevalenza nell’uso di antibiotici aumenta con l’età, e raggiunge il 60% negli ultraottantacinquenni, mentre in pediatria il picco di prescrizioni di concentra nella fascia 2-5 anni. Circa il 90% degli antibiotici rimborsati dal SSN viene erogato sul territorio, in regime di assistenza convenzionata. Con il 36%, le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi sono la classe a maggior consumo (1).
Appropriatezza prescrittiva nel contesto delle cure primarie
Il contrasto dell’antibiotico-resistenza richiede azioni mirate, in linea con le linee guida evidence-based. Tra queste, la riduzione delle prescrizioni di antibiotici nel contesto delle cure primarie. Una delle principali ragioni di impiego di antibiotici è infatti il trattamento delle infezioni delle alte vie respiratorie (URTI), nonostante la loro origine prevalentemente virale (85%-95%) e la tendenza a risolversi spontaneamente nell’arco di alcuni giorni (2).
Il ruolo del medico di medicina generale è, quindi, cruciale per veicolare la corretta informazione e per guidare un cambiamento nelle aspettative dei pazienti. Un uso razionale degli antibiotici non può infatti prescindere dalla corretta educazione dei pazienti i quali, per la necessità di ridurre i sintomi, le preoccupazioni legate all’infezione e la scarsa conoscenza delle terapie, potrebbero chiedere con insistenza la prescrizione di un antibiotico. Tenere in considerazione le preoccupazioni del paziente, vigilare sulla gravità dell’infezione e consigliare un’efficace autogestione dei sintomi sono parte di un approccio praticabile nell’assistenza primaria (2).
Il controllo dei sintomi può essere ottenuto con la prescrizione di farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS), anche con somministrazione locale. Il monitoraggio di alcune red flags – tosse con sangue, fiato corto, grande difficoltà a inghiottire, temperatura superiore ai 39°C, sudorazione notturna, respiro sibilante, elevata prostrazione- permette di individuare l’insorgenza di eventuali complicanze (2).
Riferimenti bibliografici
AIFA. Dossier Antibiotico-resistenza, 2024.https://www.aifa.gov.it/documents/20142/2604032/Dossier_stampa_AIFA_Antibiotico-resistenza_2024.pdf
GRIP. Meeting the needs of patients with upper respiratory tract infections. https://www.grip-initiative.org/media/1225/grip_cpd.pdf