L’osteoartrosi (OA) è attualmente una delle più diffuse malattie croniche; nel 2020 ne erano affetti circa 595 milioni di persone a livello globale, che si stima possano diventare un miliardo entro il 2050.
La patologia causa il rilascio di mediatori infiammatori da parte delle cellule articolari e del tessuto adiposo, che, una volta giunti all’articolazione, possono determinare una serie di cambiamenti a carico dei tessuti articolari, tra cui la degradazione della cartilagine e il rimodellamento osseo; alterazioni che provocano sintomi quali dolore, rigidità, e limitazione della mobilità articolare.
Recenti ricerche evidenziano che una corretta gestione del peso ha un ruolo importante nella prevenzione o nel rallentamento della progressione di malattia. Una riduzione del peso di almeno il 5-10% si correla con miglioramenti significativi dei sintomi legati all’OA e agli esiti funzionali.
Una conferma del potenziale della nutrizione nell’approccio clinico alla OA arriva da una recente meta-analisi condotta da ricercatori dell’Università di Sidney (Australia) e pubblicata sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition; il lavoro ha considerato nove studi randomizzati che hanno preso in esame l’effetto di alcune tipologie di regimi alimentari sulla sintomatologia legata all’OA.
Dalle diete ipocaloriche e a basso contenuto di grassi i maggiori effetti sull’osteoartrosi
L’analisi ha incluso un totale di 898 partecipanti, con un’età compresa tra 41 e 72 anni. Le strategie alimentari oggetto di valutazione comprendevano dieta ipocalorica, dieta mediterranea, dieta a basso contenuto di grassi, dieta antinfiammatoria, dieta a basso contenuto di carboidrati e dieta vegetale.
Nel complesso l’intervento nutrizionale ha portato a una riduzione del dolore articolare e della funzionalità fisica.
Quasi tutte le diete analizzate hanno indotto una riduzione significativa del peso corporeo, con una differenza media pari a –3,18 kg. Le riduzioni più rilevanti si sono osservate per la dieta ipocalorica e la dieta a basso contenuto di grassi.
In particolare, la dieta ipocalorica ha mostrato l’efficacia maggiore, determinando un miglioramento clinicamente rilevante dei sintomi e un incremento significativo della funzionalità motoria e della capacità di svolgere le attività quotidiane.
I dati suggeriscono che le modifiche dietetiche possono influire favorevolmente sulle manifestazioni cliniche dell’osteoartrosi, in particolare sul dolore e sul peso corporeo, e così contribuire a una minore pressione sulle articolazioni compromesse.
Per la dieta mediterranea non sono stati invece evidenziati risultati statisticamente significativi rispetto al dolore e alla funzionalità fisica; la sua efficacia tuttavia potrebbe, secondo gli Autori, essere sottostimata a causa del basso numero di studi inclusi, e richiede pertanto lo svolgimento di ulteriori ricerche.
In conclusione, in un contesto in cui la prevalenza dell’osteoartrosi è in costante aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e della crescente incidenza dell’obesità, la nutrizione può essere un ambito di intervento per migliorare la qualità di vita dei pazienti.