Alzheimer, attenzione ai biomarker dell’infiammazione
La presenza di biomarker dell’infiammazione nel sangue nella mezza età potrebbe indicare un maggior rischio di sviluppare successivamente la malattia di Alzheimer o altre forme di demenza. È quanto emerge da uno studio americano che aveva come obiettivo cercare i prodromi del processo di decadimento cerebrale.
“Poiché i processi che conducono alla perdita di cellule cerebrali iniziano decenni prima che le persone inizino a mostrare sintomi – spiega Keenan Walker, della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, Maryland (USA) – è fondamentale capire come questi processi che accadono nella mezza età influenzano lo stato di salute negli anni che seguono”.
Per lo studio, i ricercatori hanno testato i livelli di 5 marcatori di infiammazione nel sangue, incluso il numero di globuli bianchi, in 1.633 persone con un’età media di 53 anni. A due decenni di distanza (media 24 anni) le persone sono state sottoposte a un test della memoria e a scansioni per misurare il volume di diverse aree del cervello.
I partecipanti sono stati divisi in 3 gruppi secondo il livello di infiammazione indicato dai 5 biomarcatori. I soggetti con livelli elevati di 3 o più biomarcatori di infiammazione rispetto ai soggetti con livelli normali avevano un volume medio inferiore del 5% nell’ippocampo e in altre aree del cervello associate alla malattia di Alzheimer.
Sul test di memoria, dove le persone sono state invitate a ricordare un elenco di 10 parole, le persone senza marcatori elevati hanno ricordato una media di circa 5,5 parole, mentre quelli con 3 o più marcatori elevati hanno ricordato una media di circa 5 parole.
Nel complesso, secondo Walker, livelli alti di biomarker di infiammazione nel sangue nella mezza età hanno una proiezione statistica sul rischio di sviluppare malattia di Alzheimer simile all’allele 4 – del gene della apolipoproteina E (APOE), che aumenta di circa tre volte il rischio di sviluppare l’Alzheimer.