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Ipertensione, terapia di combinazione a dose fissa per aumentare la compliance

In collaborazione con Bruno Farmaceutici

L’evento di maggiore risonanza dell’ultima edizione del congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC), tenutosi a settembre a Monaco di Baviera, è stata la presentazione delle nuove linee guida per la gestione dell’ipertensione arteriosa, curate dalla stessa ESC e dalla Società Europea dell’Ipertensione (ESH).

La principale novità delle linee guida 2018 sta nell’approccio farmacologico iniziale al paziente iperteso. Gli estensori si sono posti l’obiettivo di migliorare il quadro generale di contrasto all’ipertensione, che attualmente fa registrare percentuali di successo poco incoraggianti. La quota degli ipertesi che raggiunge un buon controllo della pressione, infatti, non supera il 15%.

L’obiettivo delle nuove indicazioni, quindi, è aumentare le probabilità di successo della terapia antipertensiva, superando due degli ostacoli più frequenti: la scarsa aderenza e l’inerzia terapeutica. Il che significa che molti pazienti interrompono precocemente le cure o continuano a seguire una terapia che non porta agli obiettivi desiderati.

Di qui la raccomandazione, contenuta nelle nuove linee guida europee, di cominciare la terapia utilizzando subito una combinazione di due farmaci. Un approccio che, come dimostrano diversi studi clinici, aumenta le probabilità di un buon controllo pressorio a lungo termine e diminuisce il rischio di eventi cardiovascolari.

Questa novità porta in primo piano i farmaci di associazione e tra questi spicca l’associazione tra antagonisti dei recettori dell’angiotensina II (sartani) e calcioantagonisti, di cui è dimostrata la maggiore efficacia rispetto alla monoterapia.

Una delle più interessanti è l’associazione candesartan cilexetil, antagonista del recettore dell’angiotensina II e amlodipina, bloccante del canale del calcio diidropiridinico.

La maggiore efficacia terapeutica di questa combinazione rispetto alla monoterapia è stata accertata in diversi studi clinici. In un trial di fase II del 2017 la combinazione candersartan cilexetil e amlodipina besilato è stata testata in un gruppo di pazienti con ipertensione essenziale a confronto con ciascuno dei due farmaci in monoterapia. Dopo otto settimane di trattamento la combinazione è risultata ben tollerata e più efficace nel ridurre i livelli pressori rispetto ai singoli principi attivi. Risultati analoghi sono emersi in un altro studio del 2012 su pazienti con ipertensione lieve-moderata. La combinazione candersartan-amlodipina è risultata più efficace nella riduzione della pressione rispetto alle singole molecole.

Ugualmente importanti sono gli effetti sulla riduzione del rischio cardiovascolare. In uno studio del 2010 il trattamento con amlodipina più candesartan ha ridotto il rischio di eventi cardiovascolari maggiori (MACE) del 39% (p <0,015) rispetto a quello dell’amlodipina in monoterapia. Tra i singoli eventi l’incidenza di angina pectoris instabile, che richiede il ricovero, è risultata inferiore del 52% (p <0,007).

Oltre a una maggiore efficacia rispetto alla monoterapia le combinazioni fisse di due farmaci, come quella di candesartan e amlodipina, hanno altri due vantaggi fondamentali: migliorano la compliance del paziente e hanno un buon rapporto costo-efficacia.

La compliance del paziente, come confermano le linee guida ESC/EHS 2018, rimane un obiettivo primario nell’approccio all’ipertensione e la prescrizione di una sola pillola con due farmaci è certamente uno strumento importante per raggiungerlo.

Va segnalato che la combinazione candesartan-amlodipina è stata recentemente lanciata in Italia con il nome commerciale di LODICAND dalla Bruno Farmaceutici. E’ un prodotto in fascia A, rimborsabile SNN (determina AIFA, 30 agosto 2018).

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.