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Infezioni ospedaliere, le buone pratiche della prevenzione in un manifesto

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Ogni anno in Europa 600mila persone sono colpite da un’infezione contratta in ospedale, causata da batteri antibiotico-resistenti, e si stima che 33mila decessi siano collegati con questo tipo di infezione.

L’Italia è uno dei paesi in cui si consumano più antibiotici, con un livello di antibiotico-resistenza tra i più elevati in Europa. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il nostro paese ha un tasso di infezioni tra i più alti in Europa con 450-700 mila casi in pazienti ricoverati in ospedale (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi).

“La stima della mortalità correlata all’antibiotico-resistenza in Italia è preoccupante e sopra la media europea – spiega Francesco Menichetti, Presidente del GISA (Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica) e Ordinario di Malattie infettive all’Università di Pisa – Le azioni fondamentali da intraprendere sono la prevenzione, migliorando l’uso appropriato degli antibiotici nell’uomo e riducendone l’uso negli animali e il controllo della diffusione delle infezioni da paziente a paziente.”

Le regole comportamentali  di base contrastare la diffusione delle infezioni in ambiente ospedaliero sono raccolte nel ‘Manifesto per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)’, un documento nato dal confronto con le associazioni di volontariato e patrocinato da GISA (Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica), ANIPIO, la società degli infermieri specialisti del rischio infettivo, e Cittadinanzattiva e con il supporto non condizionante di MSD.

 

Manifesto per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)

8 buone pratiche in ambito ospedaliero

1) Attenzione al proprio stato di salute e igiene personale
Per poter essere d’aiuto è necessario essere sani

In ambiente ospedaliero le persone assistite sono estremamente fragili: per loro anche un colpo di tosse o uno starnuto possono rappresentare un concreto rischio e portare a un considerevole peggioramento della condizione di salute. Certi che la volontà di ogni operatore sia quella di essere di sostegno e sollievo alle persone assistite, la prima e generale indicazione è quella di prestare servizio solo in condizioni di piena salute e di curata igiene personale e di adottare tutte le precauzioni di sicurezza delle cure. È fondamentale, in questo contesto, il confronto periodico con il medico di base, in grado di valutare anche se e quando è opportuno iniziare un percorso di tutela e prevenzione che includa l’immunizzazione.

2) Lavaggio delle mani
Le mani sono il principale veicolo di trasmissione batterica

Lavarsi le mani è la prima fondamentale indicazione pratica; al contempo la più semplice e la più importante. Le mani sono il nostro principale mezzo di interazione fisica con ciò che ci circonda e qualunque superficie con cui veniamo a contatto ospita innumerevoli quantità di batteri. Prima di avvicinarsi a un paziente ospedalizzato è doveroso lavarsi le mani con acqua e sapone o, se possibile, con gli appositi gel igienizzanti a base alcolica, curandosi di farlo nella maniera più corretta ed efficace. Questo al fine di minimizzare la presenza batterica e la possibilità di diffonderla nell’ambiente dell’assistito o di trasmetterla direttamente sulle mani, sul viso, sugli indumenti e sul corpo della persona stessa.

3) Attenzione ad anelli, orologi e bracciali
Riducono l’igiene delle mani e la sicurezza dei guanti

Questi oggetti costituiscono un luogo di concentrazione batterica; sono difficili da igienizzare e rendono difficoltosa una corretta pulizia delle mani. Costituiscono inoltre un fattore di rischio in caso si indossassero presidi di prevenzione e protezione individuale quali guanti in lattice, che potrebbero più facilmente rompersi in caso di attrito. Il consiglio è quello di spogliarsi di questi oggetti e di riporli in un luogo chiuso prima di lavarsi le mani, eventualmente indossare i guanti e approcciarsi all’assistito.

4) Attenzione a smartphone, chiavi, monete etc.
Gli oggetti di frequente utilizzo sono importanti vettori batterici

Il cellulare è sempre con noi, in tasca o in borsa, più spesso in mano e di frequente viene appoggiato su superfici di comodo. Per quanto possiamo tenere alla sua cura e pulizia difficilmente potremo ridurre la quantità di batteri che inevitabilmente lo ricopre. Evitiamo dunque di utilizzarlo come mezzo di intrattenimento dell’assistito, di lasciarlo nelle sue mani o di appoggiarlo in luoghi sensibili (letto/cuscino); se possibile, in sua presenza, evitiamo di utilizzarlo del tutto. La stessa accortezza va usata anche verso altri oggetti, notoriamente poco igienici e di utilizzo comune, quali monete, chiavi e portafogli che non andrebbero maneggiati né toccati in presenza dell’assistito; l’ideale sarebbe riporre questi oggetti al chiuso prima di lavarsi le mani e approcciarsi all’assistito.

5) Utilizzo di dispositivi di protezione individuale e dispositivi medici
Massima tutela per assistito e operatore

È opportuno avere a disposizione alcuni dispositivi di protezione individuale, quali guanti e mascherine (questi possono essere puliti o sterili a seconda della pratica di cura) che possono aiutare a prevenire contatti rischiosi per entrambe le parti. La protezione dal contatto con fluidi corporei è fondamentale; i guanti sono al contempo un’attenzione verso l’assistito e una precauzione per l’operatore in caso di ferite aperte, vomito o deiezioni. L’utilizzo dei guanti, insieme alla dovuta attenzione, è poi fondamentale qualora ci si dovesse trovare a dover maneggiare dispositivi medici quali cateteri o flebo. La mascherina può invece essere utile in caso l’assistito soffra di una patologia delle vie aeree potenzialmente contagiosa o in caso si trovi a passare per un ambiente insalubre.

6) Gestione e monitoraggio delle abitudini alimentari degli assistiti
Anche il cibo può essere veicolo di batteri

Un’alimentazione sana e appropriata è un fattore non trascurabile per la tutela della salute delle persone; spesso il paziente ospedalizzato tende a trascurare questo aspetto. È opportuno che gli operatori pongano attenzione all’alimentazione degli assistiti e facciano opera di formazione e sensibilizzazione presso i loro parenti e caregiver. L’autonomia della persona nell’atto dell’alimentazione è sempre da preferire, in quanto chi aiuta a tagliare, sbucciare o imboccare potrebbe essere fonte di contagio/infezione.

7) Igiene e precauzioni nel trasporto
Veicoli non sanificati costituiscono un ambiente a rischio

Alcuni volontari hanno anche il compito di trasportare malati e anziani dal domicilio all’ospedale o alle strutture sanitarie di riferimento per visite ed esami. Il mezzo di trasporto può rappresentare un veicolo di trasmissione di batteri in quanto si tratta di un ambiente chiuso e angusto. Altro elemento importante è l’attenzione all’igiene dei mezzi; i batteri possono facilmente annidarsi e proliferare in un autoveicolo che andrebbe dunque sanificato di frequente se non al termine di ogni trasporto. In questo contesto è dunque importante limitare le possibilità di contagio provvedendo alla corretta sanificazione delle superfici, igienizzando le mani, utilizzando i guanti e le mascherine (tanto per i pazienti quanto per gli operatori/autisti quando si prevede la trasmissione di batteri per via aerea).

8) Monitoraggio degli apparati idrici e di condizionamento/riscaldamento e delle superfici
Controllare il corretto funzionamento di rubinetti, docce e condizionatori e pulizia delle superfici

Alcuni batteri si diffondono attraverso l’inalazione di vapore acqueo che si sprigiona dai rubinetti e dalle docce rischiando di indurre alcune ostiche infezioni (i casi più noti sono quelli di legionella). Anche gli impianti di condizionamento e riscaldamento, se non viene applicata una periodica pulitura dei filtri, possono essere veicolo di batteri e causa di infezioni respiratorie, così come tutte le superfici delle camere di degenza dove si trovano gli assistiti. La manutenzione e la sanificazione da parte di enti certificati è la modalità più efficace di prevenzione; compito dell’operatore volontario è in questo senso quello di avere un occhio di riguardo verso tali strutture, dunque monitorare e segnalare eventuali malfunzionamenti notati nel corso dello svolgimento delle sue attività.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.