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medico paziente

Novembre con i baffi, il mese della salute maschile

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Sono tante anche in Italia le iniziative di sensibilizzazione, informazione e prevenzione messe in atto in occasione di Movember, il mese della salute maschile, battezzato così unendo le parole November e Mustache (baffi). Di seguito un breve inquadramento delle patologie più comuni  e delle opzioni terapeutiche disponibili.

Tumore alla prostata, mortalità in diminuzione

Il tumore alla prostata nemico che ha colpito in Italia oltre 560.000 uomini, con 36.000 nuovi casi nel 2020 rappresenta, la neoplasia più frequentemente diagnosticata negli uomini. Nel corso della vita 1 uomo su 8 potrà avere una diagnosi di neoplasia prostatica.

Il carcinoma prostatico è spesso asintomatico nella fase iniziale; questo evidenzia come le visite di controllo dall’urologo e le diagnosi precoci come il dosaggio del PSA, l’esame digito-rettale, l’ecografia prostatica e la biopsia sotto guida ecografica, rappresentino, tuttora, le migliori armi per la lota a questo tumore.

Le opzioni terapeutiche disponibili (sorveglianza attiva, radioterapia, chirurgia) hanno nel tempo aumentato la propria efficacia tanto che l’indice delle guarigioni supera il 75% e le stime sui tassi di mortalità per neoplasia prostatica sono decrescenti (-15,6% rispetto al 2015).

Rimane il problema della qualità della vita dopo l’asportazione di un tumore alla prostata. Nella Survey “Europa Uomo” condotta in 25 paesi europei su 3.000 uomini di età superiore ai 45 anni è emerso che il 50% degli intervistati ha avuto pesanti effetti collaterali dopo l’intervento, quali disfunzioni sessuali e incontinenza urinaria.

Disfunzione erettile, ancora poca informazione

Le linee guida 2020 dell’EAU (European Association of Urology) su “Sexual and Reproductive Health” indicano che la disfunzione erettile (è una condizione clinica piuttosto comune che può arrivare, secondo gli studi clinici, con un’incidenza del 52% negli uomini tra 40 e 70 anni, ma che può colpire anche uomini più giovani.

Eppure, l’informazione su questo tema è ancora molto scarsa. Secondo una recente indagine della European Association of Urology (EAU), con interviste a 3.000 uomini e donne europei tra i 20 e i 70 anni, il 17% degli intervistati ha dichiarato di non sapere che cosa sia la disfunzione erettile; il 34% ha fornito risposte errate , il 27% ignora totalmente quali siano le terapie più utilizzate; sempre il 27% ha ammesso di non parlarne né in famiglia né con un medico specialista considerandolo, tuttora, un argomento “tabù”.

Per trattare la disfunzione erettile oggi sono disponibili cure farmacologiche, terapie orali e iniettive. Laddove questi trattamenti risultino inadeguati o in presenza di patologie più gravi, si può ricorrere a soluzioni quali gli impianti di protesi peniene.

La condizione più frequente che suggerisce l’impianto di una protesi peniena è la difficoltà erettile grave a seguito di una chirurgia radicale per tumore alla prostata. Le Linee Guida europee indicano comunque la protesi peniena come intervento risolutivo a un problema di disfunzione erettile grave, non necessariamente generato da un’asportazione chirurgica.

Incontinenza urinaria, un problema sottovalutato

Di incontinenza urinaria, cioè della involontaria perdita di urina, soffrono in Italia oltre 2 milioni di uomini. La sua insorgenza può essere legata all’invecchiamento, a patologie specifiche (diabete, sclerosi multipla, Parkinson, ictus), a traumi o interventi chirurgici al bacino, oppure a interventi di prostatectomia radicale dovuti a carcinoma prostatico.

L’80% degli uomini degli uomini sottoposti a intervento chirurgico di prostatectomia ne soffre; tali disturbi solitamente si risolvono nell’arco di 12 mesi, tuttavia nel 5-10% dei casi persistono, anche a distanza di un anno. È una patologia invalidante che genera forte perdita di autostima, compromette la vita quotidiana e ha impatti pesantissimi sui rapporti di coppia, il lavoro, la mobilità, le relazioni sociali.

Nonostante la rilevanza e le dimensioni, il problema è ampiamente sottovalutato sia dai medici, sia dal Sistema Sanitario, la cui risposta è inadeguata in termini di assistenza e di riscontri economici. Le soluzioni maggiormente adottate prevedono, tuttora, la fornitura di dispositivi per assorbenza (i “pannoloni”) e i trattamenti farmacologici. Le opzioni terapeutiche più avanzate sono oggi basate su impianti di dispositivi minimamente invasivi ma di comprovata efficacia, come gli sfinteri urinari artificiali, impianti che le linee guida EAU (European Association of Urology) indicano come prima soluzione terapeutica per i pazienti incontinenti a seguito di prostatectomia radicale.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.