
Covid-19, le indicazioni al MMG per la gestione domiciliare
Le esperienze accumulate in due anni di pandemia consentono oggi una gestione più sicura del Covid-19 a domicilio, utilizzando farmacologiche specifiche e non specifiche. L’indicazione arriva dalla sezione di Roma della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), che in collaborazione con l’UOC di Malattie Infettive del Policlinico di Tor Vergata, già alla fine di settembre, ha elaborato un documento di orientamento per i Medici di Medicina Generale.
Il ruolo degli antinfiammatori nel prevenire le complicanze
Il documento della Fimmg evidenzia il ruolo dei farmaci antinfiammatori, utilizzati sin dalle prime fasi dell’infezione, per prevenire le complicanze dell’infezione. Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario, vicario nazionale FIMMG spiega:
Nella patologia Covid spesso le maggiori complicanze derivano dalla ‘tempesta’ citochinica, ossia da una abnorme risposta infiammatoria dell’organismo all’infezione. I FANS hanno dimostrato di agire non soltanto sui sintomi (mal di testa, febbre, dolori muscolari), ma grazie all’azione antinfiammatoria, diminuiscono o minimizzano la possibilità di avere complicazioni da Covid 6-7 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Anche la vaccinazione ha contribuito a evitare che in moltissimi casi il Covid fosse una malattia grave. Quindi l’uso dei FANS non solo è razionale ma è efficace, nei casi non trattabili ad oggi con gli antivirali”.
L’uso dei Fans nelle fasi precoci, spiega la Fimmg, è subordinato alle specifiche indicazioni AIFA e alle caratteristiche delle molecole. Prosegue il dottor Bartoletti:
tra le molte molecole utilizzate quella che ha una specifica indicazione AIFA nel foglietto illustrativo per le alte vie respiratorie è il ketoprofene sale di lisina oltre all’aspirina. Le altre molecole non hanno come indicazione tale utilizzo. In ogni caso vista la potenza e l’efficacia di queste molecole, oltre a possibili interazioni con altre terapie in atto, è consigliabile chiedere sempre prima al medico curante, oltre ad avere l’accortezza di assumerle a stomaco pieno per diminuirne l’impatto sullo stomaco.”
il professor Massimo Andreoni, Direttore UOC Malattie Infettive, Policlinico Tor Vergata, Roma aggiunge:
possiamo utilizzare diversi farmaci antinfiammatori come, ad esempio, ketoprofene o naprossene e molti altri. La scelta qui deve essere molto attenta, in funzione delle caratteristiche dell’antinfiammatorio. Se è vero che quasi tutti possiedono una buona efficacia in termini di effetto antipiretico, ossia ridurre e controllare il processo febbrile che si instaura in seguito all’infezione, alcune caratteristiche li rendono diversificati uno dall’altro. Per esempio, il ketoprofene ha un’ottima azione anche antiaggregante e quindi riesce a ridurre la aggregabilità delle piastrine. In questo senso si differenzia da tutti gli altri antinfiammatori, e ricordo che il rischio trombotico nel corso del Covid è un rischio molto rilevante. Avere un farmaco che oltre all’attività antinfiammatoria ha anche questa attività sull’aggregazione piastrinica, per alcuni versi lo può far preferire ad altri antinfiammatori che possiamo utilizzare in questa fase della malattia”.
La vaccinazione come presidio individuale e generale
Nel documento sulla gestione del Covid si ribadisce l’importanza della vaccinazione. Il professor Andreoni evidenzia:
la vaccinazione ha due finalità: proteggere le persone fragili e quindi a rischio di malattia grave e intervenire su tutta la popolazione per cercare di ridurre al massimo la circolazione del virus. Infatti, se è vero che le vaccinazioni non impediscono in assoluto l’infezione, mentre controllano bene l’evoluzione della malattia, in realtà chi è stato vaccinato ha un rischio ridotto di infettarsi. Globalmente aver vaccinato gran parte della popolazione ha ridotto il rischio di progressione dell’infezione.”
“I vaccini hanno il limite -aggiunge Andreoni – che alcuni soggetti più fragili, quindi più gravemente immunocompromessi, possono avere una risposta parziale. In questi pazienti la vaccinazione può avere un’efficacia ridotta nel tempo rispetto alla popolazione sana. Dopo quattro o sei mesi siamo costretti a effettuare dosi di richiamo”.
L’uso di farmaci sedativi della tosse e degli antibiotici
“La tosse è uno dei sintomi a corredo del Covid1- 9 – spiega il dottor Bartoletti – In questo caso si possono utilizzare, sono previsti i farmaci sedativi della tosse ad azione periferica, quindi, quelli che non vanno ad agire a livello centrale, nel cervello, e che possono avere effetti negativi. La tosse è infatti un fenomeno di per sé difensivo, e contribuisce a espellere l’espettorato e dunque a ripulire i bronchi. L’indicazione è utilizzare farmaci contro la tosse a livello periferico.” Per quanto riguarda l’uso di antibiotici Bartoletti precisa:
all’inizio della pandemia venivano somministrati sempre gli antibiotici, ma questa prescrizione aveva una logica. A quell’epoca, visti i tempi di risposta dei tamponi e la loro scarsa disponibilità, dovevamo coprire, nel dubbio, con l’antibioticoterapia una possibile altra patologia non virale ma batterica. Oggi, accertato che si tratta di Covid, sappiamo che non serve prescrivere un antibiotico. Questo farmaco non ha alcuna azione sui virus, quindi anche su quello del Covid. Ciò in ogni caso, va verificato caso per caso, perché una superinfezione batterica è sempre possibile”.