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Milano diabete2 1

La mappatura del diabete a Milano

  • Silvia Pogliaghi
  • Sanità

Cities Changing Diabetes: il primo progetto di Urban Diabetes al mondo, ha come obiettivo lo studio dell’impatto del diabete nei grandi contesti urbani e si compone di tre fasi MAP, SHARE e ACT.

La fase di MAP, realizzata in collaborazione con Uni­versity College of London e  Steno Center di Copenaghen, è stata condotta in Italia dall’Health City Institute in collaborazione con il Ministero della Salute, l’ANCI, Milano Città Metropolitana, l’Istituto Superiore di Sanità, l’ISTAT, la Fondazione CENSIS, CORESEARCH, I-COM, l’IBDO Foundation, C14+, Bhave e tutte le Università di Milano, le Società Scientifiche del Diabete, della Medicina Generale (AMD, SID, SIEDP, SIMG), dell’Obesità (SIE, SIO, ADI), le associazioni di pazienti e di cittadinanza e ha visto coinvolti, in tre anni di lavoro, 80 esperti e ricercatori.

La mappa del diabete a Milano

Nell’area metropolitana di Milano la quota di residenti ultra65enni è forte­mente aumentata passando dal 18,8% nel 2002 al 22,7% nel 2021, valore inferiore al dato nazionale (23,5%). La popolazione an­ziana è distribuita in modo non omogeneo nelle zone urbanistiche della città: i valori più elevati (spesso superiori a 200) dell’indice di vecchiaia, si riscontrano in alcune zone periferiche (es. Parco Lambro, Mecenate, Gratoso­glio) con un picco massimo di 345 raggiunto nella zona del Gallaratese.

Negli ultimi decenni si continua a registrare un aumento delle famiglie unipersonali e, conse­guentemente, una contrazione di quelle numerose. Ciò è conseguenza di profonde trasformazioni demografiche e sociali: dalla ridu­zione delle nascite, all’accelerazione del processo di invecchiamento della popolazione, dall’aumento di separazioni e divorzi ai nuovi scenari migratori.

La prevalenza del diabete nell’area metropolitana di Milano ha subìto, nell’arco temporale 2010-2019, un lieve incremento passando dal 5,65 casi per 100 re­sidenti del 2010 al 5,74 casi per 100 residenti nel 2020 con un incremento di circa 0,09 casi ogni 100 residenti.

Nella popolazione femminile l’incremento è stato di circa 0,38 casi ogni 100 abitanti (passando da 4,65% a 5,03%). Nella popolazione maschile invece si osserva un decremento di circa 0,21 casi per ogni 100 abitanti (6,71% vs 6,50%) (Fig. 1).

La prevalenza del diabete nei territori delle varie ASST della Città Me­tropolitana di Milano è variabile; si va da un valore minimo del 5,20 casi per 100 residenti nella Città di Milano fino ad un valore massimo di 6,97 casi per 100 residenti nel territorio dell’ASST Nord Milano. La crescita nel tempo, della prevalenza del diabete è legata a profondi cambiamenti demografici e negli stili di vita, ed i due fattori più importanti alla base del suo aumento sono l’invecchiamento della popo­lazione e l’obesità, anch’essa in aumento nel tempo. L’eccesso ponderale è prevalentemente legato alla cattiva alimentazione e alla conduzione di uno stile di vita sedentario, rischi che crescono al ridursi del li­vello di istruzione delle persone. (Tab. 1)

L’invecchiamento della popolazione rappresenta un noto fattore di rischio per il diabete; i dati eviden­ziano come le aree caratterizzate da una più alta pre­valenza di diabete siano anche contraddistinte da un più alto indice di vecchiaia. Le informazioni detta­gliate a livello delle singole ASST hanno permesso di evidenziare l’esistenza di una stretta correlazione tra indicatori socioeconomici, abitudini di vita e preva­lenza di diabete. In particolare, emerge una correla­zione diretta tra la prevalenza di diabete e il tasso di disoccupazione della popolazione tra 15 e 64 anni residente nei vari territori sanitari ed una forte cor­relazione inversa tra la prevalenza del diabete e l’In­dice Universitario inteso come rapporto tra il numero dei residenti (≥15 anni) iscritti ad un corso universi­tario e il totale dei residenti (≥15 anni). Maggiore è l’accesso alle università, minore è la prevalenza del diabete.

Un audit sulla nota 100 e uno screening sui fattori di rischio

Alessandro Politi, Segretario Provinciale, SIMG (Società Italiana Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie) Sezione di Milano, spiega

La formazione è una priorità per SIMG , cerchiamo infatti di organizzare corsi su specifiche aree tematiche, sia a livello provinciale sia a livello regionale.Nei 40 anni di vita di SIMG 1982-2022, una delle ultime attività istituzionali su cui ci stiamo concentrando è un progetto audit di ricerca.  Tale progetto vede in campo circa 45mila pazienti e 300 medici di medicina generale con i quali stiamo verificando, innanzitutto l’applicazione della nuova Nota 100 di AIFA, cioè la prescrizione dei farmaci antidiabetici orali di ultima generazione da parte del MMG e da parte dello Specialista. Questa indagine ci permette di valutare quanto i Colleghi medici di medicina generale abbiano recepito in merito alla nuova modalità di prescrizione.

Stiamo anche cercando di screenare i pazienti che hanno fattori di rischio, – aggiunge Politi – principalmente obesità e sindrome metabolica che predispongono al diabete e quindi riuscire a trovare i pazienti diabetici il prima possibile. Al termine di questa ricerca che durerà un anno, esamineremo i risultati dei valori di base del diabete con l’ausilio di alcuni indicatori metabolici monitorandoli a zero, quattro, otto e dodici mesi.

Oltre a ciò, SIMG è impegnata nel creare equipe multidisciplinari che vedono coinvolti, oltre al diabetologo, il MMG ed anche l’infermiere di famiglia, per la gestione quotidiana del diabete. Ancora prima delle Case della Salute e dove gli ambulatori ce lo consentivano, abbiamo fatto arrivare il diabetologo, riunendo i pazienti che avevano bisogno di controlli più accurati, portando, di fatto, la diabetologia a casa del paziente, soprattutto se questi era persona anziana.  Inoltre, – conclude Alessandro Politi –  consideriamo molto importante al telemedicina nell’ambito della diabetologia e stiamo cercando di svilupparla.  Tale strumento, ci risolverebbe tutte le problematiche relative all’autogestione del paziente, che spesso sbaglia nelle misurazioni domiciliari e molto spesso tende ad un’auto-cura che potrebbe essere molto dannosa”.

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.