Profilassi con eparina in ginecologia oncologica: la terapia va personalizzata
La profilassi eparinica nelle pazienti con tumore ginecologico può contribuire a salvare la vita, ma va personalizzata sulla base del piano terapeutico e delle caratteristiche della paziente. Il tema è stato affrontato in un dibattito di esperti durante la giornata inOnco, che si è svolta con il patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica Mito (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer), MaNGO (Mario Negri Gynecologic Oncology group), ACTO (Alleanza Contro il Tumore Ovarico), con il supporto incondizionato di Techdow Pharma Italy.
Domenica Lorusso, responsabile-UOC Programmazione Ricerca Clinica della Fondazione Policlinico Universitario A Gemelli IRCCS di Roma, spiega:
Tutti gli studi che sono stati effettuati in ambito chirurgico, evidenziano la validità della profilassi tromboembolicaInvece, gli studi non sempre concordano quando hanno come oggetto la profilassi antitrombotica nell’ambito della gestione clinica della paziente oncologica in trattamento chemioterapico”.
“Se la profilassi non viene impostata correttamente, la paziente è ad alto rischio – aggiunge la professoressa Lorusso – Ma se la paziente incorre in una TEV, siamo costretti in alcuni casi a sospendere o rinviare i trattamenti oncologici, anche con farmaci innovativi, con tutto ciò che porta con sé questa decisione. Oggi sappiamo di più su quando è più probabile che si manifesti un evento TEV e in chi. E stanno emergendo nuovi lavori scientifici relativi alla biologia del tumore e a quali marcatori molecolari prestare più attenzione perché sembrerebbero indicatori di un maggiore rischio di sviluppo della TEV. Sono tutti elementi da tenere in considerazione nella messa a punto della profilassi tromboembolica”.
Una survey in 50 Centri di cura
La necessità di una maggiore consapevolezza dell’importanza di terapie ad hoc emerge dalla survey MITO-MANGO che ha coinvolto specialisti oncologi e ginecologi di 50 Centri.
Alla domanda: “Quanto ritieni rilevante la profilassi tromboembolica in ginecologia oncologica?”, hanno risposto sì 41 centri su 50. Ma l’utilizzo di un protocollo standardizzato viene ritenuto necessario per tutte le pazienti solo da 19 Centri, mentre 22 la riservano solo per la profilassi chirurgica. E alla domanda: “Chi gestisce la profilassi?” prevale con grande distacco il chirurgo, in 36 centri, seguito dall’anestesista (7 Centri) dall’ematologo esperto in coagulazione (5 centri) dal cardiologo (in 2 centri).