Antibiotico-resistenza, la sfida globale delle acque contaminate
I residui di antibiotici presenti nelle acque reflue e nelle acque usate per l’irrigazione di vaste regioni del mondo costituiscono un importante fattore per l’aumento dell’antibiotico-resistenza, che è considerato uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale.
Un quadro aggiornato della situazione ci è offerto da uno studio Karolinska Institutet da poco pubblicato su The Lancet Planetary Health. I ricercatori hanno esaminato i livelli di residui di antibiotici in diversi tipi di acque in due regioni OMS, Pacifico occidentale (WPR) e Sud-est asiatico (SEAR), che includono Cina e India, due tra i maggiori produttori e consumatori mondiali di antibiotici.
La ricerca è stata fatta attarverso una revisione sistematica della letteratura pubblicata tra il 2006 e il 2019, inclusi 218 rapporti del WPR e 22 del SEAR. I ricercatori hanno anche utilizzato un metodo chiamato Probabilistic Environmental Hazard Assessment per determinare dove la concentrazione di antibiotici è sufficientemente alta da contribuire probabilmente alla resistenza agli antibiotici.
Concentrazioni di antibiotici superiori al livello considerato sicuro per lo sviluppo di resistenza
Novantadue antibiotici sono stati rilevati nel WPR e quarantacinque nel SEAR. Nelle acque reflue, negli affluenti e negli effluenti degli impianti di trattamento delle acque reflue e negli ambienti acquatici riceventi sono state osservate concentrazioni di antibiotici superiori al livello considerato sicuro per lo sviluppo di resistenza (Predicted No Effect Concentrations, PNEC).
Il rischio più elevato è stato osservato nelle acque reflue e nell’affluente degli impianti di trattamento delle acque reflue. È stato anche determinato l’impatto relativo di vari contributori, come ospedali, allevamneti di animali e industria farmaceutica.
Nada Hanna, ricercatrice presso il Dipartimento di salute pubblica globale del Karolinska Institutet in Svezia ha dichiarato:
I residui di antibiotici nelle acque reflue e negli impianti di trattamento delle acque reflue possono fungere da hotspot per lo sviluppo della resistenza agli antibiotici in queste regioni e rappresentare una potenziale minaccia per la salute umana attraverso l’esposizione a diverse fonti di acqua, compresa l’acqua potabile”.
Aggiunge Hanna:
i nostri risultati possono aiutare i responsabili delle decisioni a mettere a punto misure di riduzione del rischio contro i residui ambientali di antibiotici soprattutto in siti ad alto rischio, per proteggere la salute umana e l’ambiente. L’allocazione efficiente di queste risorse è particolarmente vitale per i paesi poveri di risorse che producono grandi quantità di antibiotici”.