Carcinoma della prostata, vantaggi della radioterapia associata ai farmaci
Lo studio ARTO dimostra l’efficacia dell’associazione della radioterapia stereotassica al trattamento farmacologico standard
Associare alla radioterapia stereotassica il trattamento farmacologico standard: è con questa strategia terapeutica che si riesce ad aumentare la sopravvivenza dei pazienti affetti da carcinoma della prostrata oligometastatico, secondo i risultati dello studio ARTO, presentato alla 15a edizione dell’European Multidisciplinary Congress on Urological Cancers (EMUC) di Marsiglia e pubblicati sulla rivista “Journal of Clinical Oncology”. Capofila del gruppo di ricerca è l’équipe di Radioterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze e della Fondazione Radioterapia Oncologica (FRO).
Lo studio ARTO: l’aggiunta della radioterapia ha migliorato la risposta biochimica e la sopravvivenza
ARTO è uno studio clinico multicentrico randomizzato di fase II dedicato ai pazienti con carcinoma prostatico oligometastatico (con tre o meno lesioni metastatiche non viscerali) resistente alla castrazione (CRPC). È stato disegnato e condotto allo scopo di verificare il beneficio dell’aggiunta della radioterapia stereotassica, che consente di erogare elevate dosi di radiazione su un bersaglio biologico di dimensioni molto piccole e con precisione millimetrica, ai famaci abiraterone acetato e prednisone (AAP). I pazienti sono stati randomizzati in rapporto 1:1 a ricevere la sola AAP (braccio di controllo) o la AAP con SBRT concomitante in tutti i siti di malattia (braccio sperimentale).
L’endpoint primario era il tasso di risposta biochimica (BR), definito come una riduzione dell’antigene prostatico specifico (PSA) ≥50% rispetto al basale, misurata a 6 mesi dall’inizio del trattamento. Gli endpoint secondari erano la BR completa (CBR), definita come PSA < 0,2 ng/mL a 6 mesi dal trattamento, e la sopravvivenza libera da progressione (PFS).
Lo studio ha raggiunto sia l’endpoint primario a 6 mesi dall’inizio del trattamento, sia quello secondario, indicando che i pazienti trattati con radioterapia stereotassica, in concomitanza ad abiraterone acetato e prednisone, hanno un beneficio significativo rispetto ai pazienti curati con la sola terapia farmacologica, senza registrare un aumento di effetti collaterali, quali disturbi gastrointestinali o ematuria. Nello specifico, la BR è stata rilevata nel 79,6% dei pazienti (92% nel braccio sperimentale vs. 68,3% nel braccio di controllo), con un odds ratio (OR) di 5,34 (IC al 95%: da 2,05 a 13,88; p= 0,001) a favore del braccio sperimentale.
La CBR è stata rilevata nel 38,8% dei pazienti (56% vs. 23,2% nel braccio sperimentale e in quello di controllo, rispettivamente), con un OR di 4,22 (IC al 95%: 2,12-8,38; p< 0,001). La SBRT ha prodotto un significativo miglioramento della PFS, con un hazard ratio per la progressione di 0,35 (IC al 95%: 0,21-0,57; p< 0,001) nel braccio sperimentale rispetto a quello di controllo.
Giulio Francolini, medico radioterapista oncologo presso l’Unità di Radioterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze nonché primo firmatario dello studio ARTO, ha dichiarato:
ancora una volta, la moderna radioterapia dimostra di rappresentare un’arma efficace a disposizione dello specialista oncologo per migliorare le possibilità di cura dei pazienti affetti da carcinoma della prostrata, senza aggiungere significativi eventi di tossicità; siamo altresì particolarmente orgogliosi e onorati che uno studio interamente italiano, guidato dalla nostra èquipe, sia stato pubblicato su una delle più importanti riviste del settore a livello internazionale, quale il ‘Journal of Clinical Oncology’”.