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medicina digitale

Chi ci curerà? Esperti a confronto sul futuro della sanità pubblica

  • Silvia Pogliaghi
  • Sanità

Chi ci curerà? Una domanda più che mai attuale, che è anche il titolo di un volume pubblicato dalle edizioni del Sole 24 Ore. Il libro, che ha come sottotitolo: “appunti sul futuro della Sanità pubblica” è curato dalla giornalista di Radio 24 Rosanna Magnano e da Paolo Nucci, professore ordinario di Oftalmologia all’Università degli Studi di Milano.

Si tratta di un dialogo tra la conduttrice e radiofonica e diversi esperti di sanità. Oltre a Paolo Nucci sono stati interpellati Maria Cristina Messa, Ex Ministro dell’Università e della Ricerca nel governo Draghi, Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano e Fabrizio Starace, Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze Patologiche di AUSL Modena.

Le domande cruciali sul futuro del nostro sistema sanitario

Nella prefazione del volume Rosanna Magnano si chiede: “Universalità, uguaglianza ed equità delle cure sono concetti di destra o di sinistra?” e aggiunge: “La salute della popolazione italiana nella sua interezza è una risorsa o un costo ormai insostenibile? Il “nostro” Servizio sanitario nazionale, con le sue liste d’attesa mostruose e le sue mille imperfezioni, con le eccellenze che il mondo ci invidia, con un pediatra per ogni bambino, anche per il figlio di immigrati irregolari, con un pronto soccorso che salva la vita a chiunque si presenti a prescindere dalla dichiarazione dei redditi, dalla nazionalità e dalla fedina penale, che non controlla se una polizza assicurativa copre le spese del paziente prima di disporre un intervento. Questa cosa incredibile che l’Italia si ritrova… va riformata, cambiata, buttata via, sostituita da un sistema più selettivo, per censo, per pochi, per chi può? Rispondere a queste domande significa avere una visione sul futuro del nostro Paese”.

Per quanto riguarda le priorità Rosanna Magnano afferma:

le nuove assunzioni sono estremamente necessarie, ma in attesa di questa nuova linfa, sono opportuni nuovi assestamenti organizzativi sul territorio; va colmato il gap tra paziente ed ospedale, come passaggio intermedio, dove la cronicità deve essere presa in carico o al domicilio del paziente o in una struttura aperta h 24, 7 giorni su 7, in cui il paziente, non in emergenza, può trovare assistenza adeguata. Ma come viene affermato anche dai nostri Esperti intervistati nel libro, il futuro della sanità non ruota solo sulla figura del medico, ma anche intorno alla figura dell’infermiere che dovrà essere sempre più specializzato, a partire da una riforma dell’ultimo anno universitario, ad indirizzo specialistico in determinate branche”.

Abbiamo rivolto qualche domanda anche al co-autore Paolo Nucci

Professor Nucci, leggendo il libro il primo problema che emerge è quello delle risorse da destinare alla sanità

“Nel libro cerco di indicare dove sarebbe meglio investire le risorse, visto che sono poche. Parto dal fatto che gli strumenti che si usavano nell’anno in cui ho completato la mia specializzazione, nel 1988, oggi sono quasi completante superati. La tecnologia avanza e si impone il rinnovo, mettendosi nell’ottica del continuo aggiornamento.”

La mancanza di medici è un’altra delle questioni fondamentali affrontate nel libro. Chi farà funzionare tutta la tecnologia sanitaria innovativa, in arrivo anche con il PNRR?

“Tutti gli autori del libro, esprimono e condividono con me l’idea di un cambiamento di paradigma che dovrebbe rivedere il ruolo del medico. Il medico dovrebbe essere l’ultimo anello di una catena, che vede prevalentemente impegnati i tecnici, gli operatori sanitari ‘ausiliari’ in questo modo le risorse potrebbero essere indirizzate nella maniera giusta. Il medico dovrebbe delegare parte delle attività che ora svolge. Il tempo è altresì una risorsa di cui dobbiamo tenere conto, a maggior ragione se siamo in pochi, considerando anche che dobbiamo far fronte all’invecchiamento delle generazioni delle persone nate degli anni ’60, i cosiddetti boomer, che sono i più numerosi e i più sucettibili ad ammalarsi”.

In tutto questo la digitalizzazione che ruolo può avere?

“La collaborazione tra il mondo del digitale e la sanità è necessaria. Dovremmo entrare in un’ottica di rete per ottimizzare le risorse.”

Nel libro si parla anche di medicina del territorio e di case di comunità: cosa ne pensa?

“Se noi pensassimo di far gravare tutto sugli ospedali e sui centri di terzo livello, non gestiremmo più la sanità. Io vedo molto favorevolmente le case di comunità poiché sono i contesti migliori dove avere delle risposte immediate e lì, il medico, tornerà a fare il medico.  Le case di comunità dovranno sostituire le guardie mediche che sono inefficienti.  Alle case di comunità dovremmo anche delegare di più le persone con patologie croniche anche se, personalmente, le vedo meglio assistite a casa. In questo caso, ci aiuterebbe la telemedicina e alle case di comunità rimarrebbero la gestione degli screening, soprattutto per le patologie croniche.”

E per quanto riguarda la formazione

“Il numero chiuso per l’accesso alle facoltà di medicina e alle altre professioni sanitarie, con il quiz così com’è attualmente concepito, mi sembra ormai superato.  Immagino invece un’attività professionalizzante, già all’ultimo anno del liceo, dove lo studente o la studentessa che sono interessati ad entrare nella facoltà di medicina debbano avere qualche nozione in più. Inserire già al quinto anno di liceo i così detti ‘fondamentali’, permetterebbe di guadagnare tempo sul primo anno di facoltà ed i ragazzi sarebbero così selezionati già all’uscita del liceo”.

Altri temi affrontati nel libro

Un appello accorato, ben espresso nel libro, va alla difesa dei medici dai contenziosi medico-legali che costituiscono un costo insopportabile. Tant’è vero che le specialità che hanno meno appeal sono quelle che hanno maggiori rischi di contenziosi medico-legali.

Salute mentale. Molto interessante il tema affrontato nell’intervista a Fabrizio Starace, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’AUSL di Modena, dove si delinea una fotografia nell’ambito della salute mentale, della pandemia parallela, che si è creata, e che ancora continua dopo la Pandemia di Sars-CoV2, soprattutto tra i ragazzi e gli adolescenti. Chi si fa carico di questi bisogni? Starace interviene anche sul “Bonus Psicologo” e su tutte le forme di assistenza che si evolvono e che andrebbero intercettate anche per i bisogni lievi.

La visione di Remuzzi. Particolarmente interessante e forte è la posizione espressa nel libro da Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri a proposito delle selezioni di giovani medici, al posto dei quiz, andrebbero calibrate con colloqui orali personali, dove la selezione andrebbe fatta anche in funzione di domande poste su temi di bioetica come il fine vita o l’utilizzo di cellule embrionali staminali per la ricerca. Inoltre, Remuzzi cita le ‘liste d’attesa’ “Ma è proprio vero che “buona medicina” vuole dire non avere liste d’attesa” ed interviene anche sulla spinosa questione dell’intramoenia e della medicina difensiva.

La medicina difensiva. Proprio riguardo al tema della medicina difensiva, si esprime chiaramente nel libro, Maria Cristina Messa, Ex Ministro dell’Università e della Ricerca nel governo Draghi, definendolo un problema difficile da disinnescare, considerandolo anche per esperienza diretta, un problema assai comune anche all’estero. Messa invoca come possibile soluzione il seguire le linee guida, seppur nella grande complessità della medicina moderna. Afferma Maria Cristina Messa:

un miglioramento c’è stato con l’obbligo di prescrivere sulla ricetta rossa le indicazioni cliniche all’esame diagnostico o alla terapia. Ma non credo sia sufficiente. È fondamentale per questo il coinvolgimento e la responsabilizzazione di tutti i medici, con particolare riguardo ai medici di medicina generale”.

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.