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celiachia emicrania

Emicrania, il rischio di un uso eccessivo di oppioidi nella fase acuta

Un nuovo studio canadese evidenzia i rischi di abuso di farmaci e prescrizioni poco appropriate, che sono presenti nella gestione dei pazienti con emicrania, soprattutto da parte dei medici di medicina generale.

I risultati della ricerca, condotta su un’ampia popolazione (200mila persone con emicrania) mostrano un eccesso nella prescrizione di oppioidi, e un ricorso insufficiente alle terapie preventive. Il dato si riferisce in particolare ai pazienti con emicrania cronica e a quelli con cefalea da abuso di farmaci (MOH), che mostrano un eccessivo utilizzo di farmaci per acuto, rispetto a quelli con emicrania episodica.

Lo studio su quasi 200mila pazienti

Lo studio osservazionale retrospettivo, pubblicato sulla rivista Canadian Journal of Neurological Sciences, ha incluso circa 200.000 pazienti (registrati negli archivi sanitari dell’Alberta, nel periodo 2012-2018) suddivisi in tre coorti; poco meno della metà di essi riceveva terapie preventive, come anti-convulsivanti o antidepressivi, mentre in fase acuta i farmaci più frequentemente prescritti erano, in tutti i casi, gli oppioidi.

I farmaci prescritti per la fase acuta dell’emicrania sono FANS, triptani, antiemetici, oppiacei; per la profilassi, invece, si è fatto ricorso ad antipertensivi, anti-convulsivanti, antidepressivi, neurotossine, anticorpi monoclonali.

Gli antidepressivi (per i casi di emicrania acuta e cronica) e gli anti-convulsivanti per i soggetti con MOH risultano i farmaci più prescritti a livello preventivo. Gli oppioidi sono stati i farmaci più frequentemente prescritti in tutte le tre coorti: in circa il 90% dei soggetti con MOH, nel 50,4% dei soggetti con emicrania cronica e nel 31,7% di quelli con emicrania acuta.

Considerando tutti i pazienti, il tasso medio di prescrizione di oppioidi per paziente/per anno per i MOH era più di 15 volte superiore rispetto ai pazienti cronici, e oltre 30 volte superiore rispetto a quelli con emicrania acuta. Spiega Farnaz Amoozegar docente di Neurologia all’Università di Calgary, Alberta (Canada):

tra le ragioni per l’eccessiva prescrizione di oppioidi e la sotto utilizzazione di appropriate terapie preventive e per la fase acuta, vi sono la carenza di formazione dei medici di medicina generale sull’appropriato trattamento dell’emicrania, il tempo insufficiente per le visite e per la gestione del dolore di questi pazienti e le lunghe liste di attesa per visite specialistiche presso centri cefalea o neurologi specializzati.”

Senza un trattamento efficace e tempestivo l’emicrania può diventare cronica

Secondo gli Autori è necessario migliorare la gestione dell’emicrania, portando i pazienti di nuova diagnosi o quelli che recidivano, a identificare le opportunità per migliorare gli approcci di trattamento il prima possibile; senza un efficace e tempestivo trattamento l’emicrania può infatti evolvere in emicrania cronica, e successivamente in MOH.

Gli autori sottolineano come, secondo i clinici, l’abuso di farmaci per acuto – definito dall’uso di triptani, ergotaminici, combinazioni di analgesici o farmaci a base di oppioidi per almeno 10 giorni al mese – è un chiaro indicatore di una cattiva gestione della patologia e del mancato rispetto delle linee guida canadesi; lo stesso dicasi per l’uso di FANS per più di 15 giorni al mese.

Le soluzioni proposte includono la formazione dei medici e la riduzione delle liste di attesa per le visite specialistiche, insieme a tempi di visita più lunghi, a beneficio, specifica Amoozegar, non solo dei diretti interessati, ma anche della società nel suo complesso, a causa del rilevante impatto socioeconomico della malattia.

Redazione

articolo a cura della redazione