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Insufficienza cardiaca, come distribuire i pasti nell’arco della giornata?

Negli ultimi anni nell’ambito degli studi su alimentazione e salute diverse ricerche si sono concentrate sugli effetti della distribuzione dell’apporto calorico lungo l’arco della giornata. In particolare, i ricercatori sembrano interessati agli effetti sul metabolismo della concentrazione dei pasti solo in alcune fasce orarie, il cosiddetto digiuno intermittente.

Tuttavia il bilancio rischio/beneficio dei diversi modelli di alimentazione in soggetti con patologie croniche non sembra sovrapponibile a quello riscontrabile in soggetti sani.

Per quanto riguarda, in particolare, le persone con insufficienza cardiaca i risultati di una nuova ricerca presentata al meeting annuale della Heart Failure Society of America (HFSA), indicano che una distribuzione dei pasti in un arco temporale più ampio nel corso della giornata (in pratica il contrario del digiuno intermittente) sembra avere benefici in termini di riduzione del rischio di mortalità per cause cardiovascolari, a parità di apporto calorico.

Uno studio osservazionale con una durata di 15 anni

I risultati derivano da uno studio osservazionale basato su dati, raccolti nell’arco di 15 anni, per lo studio osservazionale National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES). La ricerca ha incluso 991 persone (età media 68 anni; 47% donne) nel periodo 2003-2018 che si sono dichiarate affette da insufficienza cardiaca -in media da 9,5 anni- e in trattamento con terapia farmacologica per questa condizione.

In questi soggetti il primo pasto della giornata si svolgeva generalmente intorno alle 8:30 e l’ultimo intorno alle 19:30. Quindi l’apporto di calorie era distribuito in un arco temporale medio di 11:00 ore. Dallo studio è risultato che i soggetti che distribuivano i pasti (snack compresi) in una finestra temporale superiore a 11 ore avevano un rischio di mortalità cardiovascolare inferiore del 40% nell’arco di 5-6 anni (HR: 0,368; IC al 95%: 0,169 – 0,803).

Una finestra temporale maggiore tra i pasti potrebbe avere benefici metabolici indiretti

Studi precedenti suggeriscono  che il digiuno esteso durante la giornata, in individui sani, è associato a una minore attività fisica. È quindi possibile ipotizzare che i soggetti con insufficienza cardiaca che distribuiscono e distanziano il proprio introito calorico nell’arco della giornata siano più attivi. Una finestra temporale maggiore tra i pasti potrebbe pertanto avere benefici metabolici indiretti, e contribuire a preservare la massa magra, riducendo il rischio cardiovascolare in un gruppo di pazienti che sono a rischio di perdita del tono muscolare.

Secondo Hayley E. Billingsley della Virginia Commonwealth University di Richmond, Virginia (Usa):

sulla base di questi risultati, anche se del tutto preliminari e meritevoli di futuri approfondimenti, alcuni pazienti non dovrebbero abbreviare la propria finestra temporale tra i pasti, oppure praticare il digiuno intermittente. Prima di raccomandare tali approcci, varrebbe la pena di considerare il loro rischio di malnutrizione o sarcopenia.”

Gli autori ricordano che il digiuno intermittente e altri approcci dietetici fondati sulla distribuzione dei pasti nella giornata sono stati studiati con la finalità della perdita di peso in soggetti sani o diabetici, ma non in quelli con malattia cardiovascolare conclamata; e i risultati dello studio sembrano, sottolineano i ricercatori, scoraggiare l’adozione di interventi alimentari come il digiuno intermittente nei pazienti con insufficienza cardiaca.

Redazione

articolo a cura della redazione