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Qualità dell’aria e salute, il ruolo dei medici nella lotta all’inquinamento

  • Silvia Pogliaghi
  • Sanità

L’inquinamento atmosferico peggiora la salute respiratoria degli italiani e costituisce complessivamente, la prima causa di morte prematura legata alle malattie respiratorie croniche, la quarta per infezioni respiratorie e la sesta per malattie cardiovascolari. Una maggiore consapevolezza della classe medica dei rischi per la salute legati all’inquinamento dell’aria potrebbe dare un contributo decisivo allo sviluppo di strategie efficaci per contrastarlo.

Lo evidenzia la Società Italiana di Pneumologia SIP/IRS, anche sulla base dei dati che emergono dalla letteratura scientifica. Un recente rapporto dell’American Thoracic Society (ATS) ha evidenziato che l’esposizione all’inquinamento atmosferico provoca il rimodellamento delle vie aeree, che può portare all’insorgenza di asma o BPCO, nonché a fenotipi asmatici che peggiorano dopo l’esposizione a lungo termine agli inquinanti atmosferici, nello specifico il particolato fine (PM2,5) e l’ozono (O3).

Tra gli studi più recenti che riguardano l’Italia da segnalare la ricerca pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health. In un campione di 350 persone seguite per dieci anni, nel coros di uno studio epidemiologico a Pisa, è emerso che l’esposizione cronica al particolato PM10 aumenta di 2,96 volte il rischio di sviluppare BPCO; quella al PM 2,5 fa crescere di 2,25 volte il rischio di rinite e di 4,17 volte quello di espettorato cronico.

Fabiano Di Marco, professore associato in Malattie dell’apparato respiratorio del Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano, spiega:

nonostante l’inquinamento atmosferico non sia solo correlato alle malattie respiratorie, sicuramente l’apparato respiratorio è il primo bersaglio. Non c’è nessun dubbio, e lo si evince dai dati di letteratura, compreso il recente studio dell’American Thoracic Society, che evidenzia una correlazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico (e mi riferisco al particolato) e il manifestarsi di patologie respiratorie come l’asma e la BPCO, ma anche di altre infezioni dell’apparato respiratorio, come le bronchiti stagionali, fino a patologie rare, come la fibrosi polmonare idiopatica”.

L’allarme delle società scientifiche

Sono diverse le Società scientifiche e le organizzazioni mediche che lanciano l’allarme sulle minacce per salute dei polmoni. Healthy Lungs for Life, campagna inserita a margine del congresso dell’European Respiratory Society (ER 2023), che si è svolto a Milano a inizio settembre, ha evidenziato come tocchi ai medici essere tra i maggiori sostenitori delle azioni per l’aria pulita. Aggiunge Di Marco:

i dati sono assolutamente concordi sugli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico per lo stato di salute di tutti i pazienti con patologie croniche, non solo respiratorie. E vi è una stretta correlazione tra i picchi di inquinamento atmosferico e gli accessi in pronto soccorso, sia per gli adulti sia per i bambini”.

Il ruolo della prevenzione

“La prevenzione – contnua Di Marco – diventa quindi determinante, sia quella primaria finalizzata ad evitare il manifestarsi delle patologie, sia la secondaria e la terziaria, che puntano a ridurre l’impatto delle patologie già sviluppate e delle loro complicanze.” Azioni concrete per la prevenzione possono partire dagli ambulatori di medicina generale. Spiega Di Marco:

sarebbe opportuno introdurre tra gli esami di routine nello studio del medico di famiglia, oltre al controllo pressorio e della glicemia, anche la spirometria, specialmente in presenza di sintomi respiratori. In ambito prevenzione anche la tecnologia ci aiuta. In tante direzioni. Ad esempio, abbiamo device indossabili, che possono monitorare la frequenza respiratoria e la frequenza cardiaca, oltra al livello di ossigenazione del sangue. Sono dati che possono dare al medico un quadro più preciso dello stato di salute del paziente.

“La tecnologia – conclude Di Marco – arriva comunque dopo la consapevolezza, cioè può avere un ruolo solo se si è compresa l’importanza di questo tema, perché altrimenti diventa soltanto un gadget poco utile se non abbiamo la consapevolezza del legame tra inquinamento atmosferico e patologie respiratorie”.

L’impatto della qualità dell’aria sulle persone affette da malattie respiratorie

Gli effetti negativi della scarsa qualità dell’aria sulle persone affette da patologie respiratorie è stato misurato in recente report, pubblicato su Economist Impact con il supporto di Chiesi.

Un sondaggio condotto a giugno 2023 ha coinvolto 500 persone in Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. L’86% degli intervistati ha dichiarato di soffrire di asma, il 20% di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e il 4% di polmonite cronica, con numerosi soggetti affetti da più di una patologia. Gli intervistati erano rappresentativi delle diverse categorie reddituali, con il 35% a reddito basso (<38.000 euro annui), il 34% a reddito medio (> 38.000 euro e <103.000 euro) e il 31% a alto (> 103.000 euro). Il 47% degli intervistati viveva in città, il 33% in paesi o in aree meno densamente popolate e il 20% in aree rurali. Infine, gli intervistati avevano livelli di istruzione diversi, con il 29% che possedeva un diploma di scuola superiore, il 45% una laurea e il 19% una qualifica post-laurea.

L’obiettivo del sondaggio e della revisione della letteratura che l’accompagna era quello di esplorare l’ipotesi di relazione tra salute polmonare, qualità dell’aria e disuguaglianze in ambito sanitario, concentrandosi sui punti di vista delle persone affette da patologie polmonari.

I risultati hanno rivelato che la scarsa qualità dell’aria può costituire un ostacolo alle attività che agevolano il benessere dei pazienti: più della metà dei pazienti che vivono in aree con scarsa qualità dell’aria evita attività fisica e interazioni sociali. Le patologie respiratorie, indipendentemente dalle disparità di reddito, sono causa di preoccupazione per la sicurezza del lavoro e dell’occupazione. Gerard Dunleavy, senior consultant dell’Economist Impact spiega:

quando si formulano politiche sulla salute respiratoria, troppo spesso si ignora il punto di vista delle persone affette da patologie polmonari. Questo documento mette in luce le questioni della salute polmonare, della qualità dell’aria e delle disuguaglianze sanitarie attraverso gli occhi dei pazienti affetti da patologie polmonari, per contribuire alla definizione di politiche più efficaci in materia di salute polmonare.”

Raccomandazioni programmatiche per politiche sanitarie e ambientali per le malattie respiratorie

I risultati dell’indagine sono stati presentati a Milano in un evento che ha riunito professionisti sanitari, scienziati ambientali e associazioni di pazienti. Nel corso dell’evento Chiesi ha presentato alcune raccomandazioni programmatiche:

  • Riconoscere l’impatto dei fattori legati al clima, come le ondate di calore e l’aumento delle concentrazioni di pollini, sulla qualità di vita complessiva dei pazienti affetti da patologie respiratorie, senza limitarsi alla sola salute polmonare;
  • Prevedere che il cambiamento climatico possa ulteriormente aggravare questi problemi e quindi promuovere politiche sanitarie olistiche legate al clima;
  • Affrontare le esigenze specifiche dei pazienti affetti da malattie respiratorie nell’ambito di strategie più ampie di adattamento al clima e di equità sanitaria, incentrate su: educazione dell’opinione pubblica sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute respiratoria, miglioramento dell’equità di accesso all’assistenza sanitaria e fornitura di un supporto personalizzato alle persone affette da malattie respiratorie durante gli eventi meteorologici estremi;
  • Incoraggiare i principali attori della catena del valore dell’assistenza sanitaria ad adottare pratiche sostenibili che riducano l’impatto ambientale e promuovano la salute delle vie respiratorie;
  • Facilitare la collaborazione e promuovere il dialogo tra operatori sanitari, esperti ambientali, rappresentanti del mondo dell’industria e delle comunità e gruppi di difesa dei pazienti. Ciò consentirà di formulare politiche per la salute respiratoria sulla base di prospettive diverse, culturalmente sensibili ed efficaci nel mitigare gli effetti nefasti del cambiamento climatico sulla salute respiratoria;
  • Dare priorità a ricerche che esaminino l’intersezione tra salute respiratoria e cambiamenti climatici, ossia i rischi specifici, le vulnerabilità e le strategie di adattamento per le persone affette da patologie respiratorie.
Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.