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Congresso SItI, la sanità deve puntare su prevenzione e territorio

“Per salvaguardare la sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale non possiamo più pensare in futuro di investire solo il 5% dei fondi nella Prevenzione. Dobbiamo aumentare questa percentuale e dobbiamo avere il coraggio di affrontare questo cambio di paradigma.”

Lo ha detto Orazio Schillaci, ministro della Salute, in apertura del 57° Congresso nazionale della Società Italiana di Igiene e Prevenzione (SItI) che si è da poco concluso a Palermo.

Dal confronto fra accademici, manager ed esperti di sanità è emerso con chiarezza il ruolo centrale della prevenzione per affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento dell malattie croniche.

“Riteniamo necessario – ha aggiunto il ministro Schillaci – mettere in atto strategie nuove per migliorare l’adesione agli screening organizzati, anche in sinergia con le Società scientifiche e le Associazioni dei cittadini. C’è oggi un impegno condiviso, da parte delle Regioni, per fare di più e per aumentare le adesioni agli screening.”

Rafforzare i servizi di sanità pubblica sul territorio

Un maggiore investimento sulla prevenzione non può prescindere da un’attivazione dei servizi sanitari territoriali, come ha affermato Antonio Gaudioso, esperto di politiche sanitarie, intervenuto alla prima sessione plenaria del Congresso dal titolo “Ruolo dei servizi di Sanità pubblica nel territorio: nuovi modelli organizzativi per l’assistenza territoriale e l’integrazione multidisciplinare”. Gaudioso ha suggerito:

le Regioni dovrebbero prevedere un vincolo di bilancio, all’interno del Fondo sanitario, per le risorse da destinare alla prevenzione e mettere in rete Medici di medicina generale, farmacie di comunità e tutti coloro che sono coinvolti nel rafforzamento della Sanità territoriale.

La sanità nei paesi OCSE dopo la pandemia

Francesca Colombo, Capo della Sezione Health presso l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), ha fatto il punto della situazione della sanità nei paesi OCSE dopo la pandemia.

senz’altro ci sono stati degli investimenti e dei cambiamenti che vanno in un senso positivo. Le popolazioni, infatti, sono più preparate e sappiamo cosa sia una pandemia. Abbiamo investito in capacità di laboratorio per avere dei test ed abbiamo anche più materiali di protezione come ad esempio le mascherine. È in corso un’importante discussione, a livello internazionale, su come prepararci per far fronte ad una futura pandemia. Allo stesso tempo non siamo ancora pronti a fronteggiare una crisi finanziaria, una economica, o una nuova pandemia.”

“Ci sono stati dei cambiamenti e dei miglioramenti – ha concluso Colombo – ma è ancora molto quello che dobbiamo fare, soprattutto mettere al centro dei Sistemi sanitari i Sistemi di Sanità pubblica. Se non abbiamo delle popolazioni che sono resilienti non possiamo avere dei sistemi che lo siano allo stesso modo”.

Maggiori coperture vaccinali avrebbero un forte impatto positivo anche sui costi

Il ruolo fondamentale delle vaccinazioni nelle strategie di prevenzione e per la sostenibilità economica della sanità pubblica è stato ribadito dalla prof.ssa Roberta Siliquini, presidente della SItI, che ha detto:

Il valore delle vaccinazioni è ormai acclarato, sia dal punto di vista della salute, ma anche da quello economico, come investimento del Servizio Sanitario Nazionale. Purtroppo assistiamo a un abbassamento delle vaccinazioni per molte patologie, tra queste è importante ricordare il morbillo, una patologia estremamente contagiosa. L’abbassamento delle coperture ha portato ad un aumento notevole di casi: da circa 2 decine dello scorso anno a più di 800 casi di quest’anno, è necessario non abbassare la guardia perché il rischio di un’epidemia come quella del 2017 è purtroppo vicino.”

Al congresso SIti sono stati presentati i risultati di uno studio curato da ALTEMS, Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, che ha valutato l’impatto sull’economia della mancata vaccinazione.

Il calcolo dell’impatto economico della mancata copertura vaccinale si riferisce alle vaccinazioni non obbligatorie, ovvero per Papillomavirus (HPV), Meningococco ACWY (MenACWY), Influenza (FLU), Pneumococco, Herpes Zoster (HZV), Covid-19.

Eugenio Di Brino, ricercatore ALTEMS,  spiega:

 abbiamo  creato un nuovo framework di valutazione, che prendesse in considerazione qualcosa in più rispetto alle prospettive che, solitamente, ci ritroviamo in letteratura, ossia i costi diretti, indiretti ed il fiscal impact. Siamo andati a indagare qual è l’impatto delle mancate vaccinazioni sul valore della produzione persa direttamente collegata alla produzione di risorse e capitale (PIL) per il nostro Paese. Analizzando una porzione del Calendario vaccinale, abbiamo visto che – partendo dalle attuali stime sulla copertura nazionale – elevando queste coperture ai livelli minimi e ottimali, abbiamo stimato un beneficio in termini di gettito fiscale recuperato pari a 560 milioni di euro, un abbattimento fino a 2,9 miliardi di costi indiretti ed infine potremo recuperare circa 9 miliardi e mezzo di PIL.”

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Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.