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Diabete di tipo 2, la riduzione del peso negli anziani è sempre la raccomandazione migliore?

Il controllo del peso è un aspetto cruciale nella gestione dei pazienti diabetici, ed è noto che un indice di massa corporea (BMI) elevato è un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie metaboliche e cardiovascolari. Tuttavia, negli anziani un peso inferiore alla norma potrebbe anche essere indice di perdita di massa ossea e deficit nutrizionali, che aumentano la fragilità. Pertanto in soggetti anziani in sovrappeso la raccomandazione di perdere peso potrebbe non essere sempre la scelta ottimale, e andrebbe invece personalizzata in base alle caratteristiche dei singoli casi.

A suggerire questo approccio è una recente ricerca, i cui risultati saranno presentati al prossimo Congresso Europeo sull’Obesità (Venezia, 12-15 maggio) secondo la quale, nei soggetti diabetici over 65, un peso leggermente superiore alla norma potrebbe offrire protezione dalla mortalità per cause cardiovascolari, rispetto a un peso “normale”.

In particolare, sembra che valori di BMI compresi tra 26 e 28 possano offrire maggior protezione nei confronti della mortalità per cause cardiovascolari, rispetto a valori inferiori a 25, raccomandati dalle linee guida.

Lo studio sulla Biobank inglese

La ricerca si basa su dati raccolti nell’ambito studio di popolazione UK Biobank,  condotto nel Regno Unito, e ha coinvolto 22.874 partecipanti con diabete di tipo 2, osservati tra il 2006 e il 2010, con un follow-up mediano di 12,5 anni. Lo studio ha confrontato il rischio cardiovascolare associato a diversi valori di BMI, tenendo conto di variabili quali età, genere, attitudine al fumo, consumo di alcol, attività fisica e storia di malattia cardiovascolare.

Nell’ambito dei soggetti con età inferiore a 65 anni, valori di BMI compresi tra 25 e 29 sono risultati associati a un rischio di decesso per cause cardiovascolari aumentato del 13%, rispetto a quello delle persone con BMI <25. Tra gli over 65, un BMI compreso tra 25 e 29,9  è risultato invece associato a un rischio inferiore del 18%. Tra l’indice di massa corporea e il rischio di mortalità cardiovascolare stata rilevata una relazione “a forma di U”,  con un cut-off ottimale a 24 per i più giovani, e a 27 per gli over65; valori di BMI compresi tra 23 e 25 per i più giovani, e tra 26 e 28 per i più anziani, sembrano quindi essere associati a un rischio cardiovascolare più basso.

Per contro, è stata riscontrata una relazione lineare tra misure di adiposità più dirette, ossia la circonferenza vita e il rapporto vita/altezza, e il rischio di mortalità cardiovascolare.

La ricerca suggerisce che consigliare un appropriato valore di BMI in base ai singoli casi, potrebbe essere più opportuno rispetto al generico consiglio di mantenerlo al di  sotto di 25, specialmente per gruppi di  individui con specifiche condizioni di salute.

Quando raccomandare la perdita di peso

Chiamato a commentare i risultati,  Ian J. Neeland, dell’Università di Cleveland, Ohio, ha sottolineato come le persone più anziane, che si trovano in categorie di peso più basso, potrebbero essere più probabilmente fumatori o portatori di tumori non diagnosticati;  il loro BMI quindi non rifletterebbe la presenza di massa grassa, ma piuttosto la presenza di  sarcopenia, che rappresenta un generale fattore di rischio. I soggetti con valori di BMI leggermente più elevati potrebbero mantenere la massa muscolare, anche se anziani, e quindi presentare un rischio inferiore. Non sembra quindi corretto riferirsi a valori di BMI ottimali, proprio perché esistono diverse categorie di rischio.  Spiega Neeland:

Interpreterei questi risultati affermando che, negli adulti over 65 anni con diabete di tipo 2, esiste un’associazione tra un lieve sovrappeso e migliori esiti di salute; in presenza di un anziano diabetico con un basso livello di massa muscolare, e un certo grado di fragilità, non punterei necessariamente a una riduzione del peso, ma raccomanderei una perdita di peso in associazione a un allenamento di resistenza e rafforzamento muscolare, mirato a ridurre la massa grassa con l’obiettivo di ridurre il grasso  mantenendo e migliorando la salute muscolare.”

Secondo i ricercatori, i dati sottolineano l’importanza, per i clinici, di considerare piani di trattamento personalizzato che tengano conto di classi di BMI specifici per età, e di altri fattori di rischio, per aumentare gli outcome positivi e ridurre la mortalità cardiovascolare. Sono tuttavia necessari dati solidi, in grado di avere un impatto sulla clinica; per questo si auspica la conduzione di ricerche che vadano oltre il disegno di tipo osservazionale.

Redazione

articolo a cura della redazione