Emicrania, le terapie antiacido aumentano il rischio?
Un’analisi ad hoc dei dati di un’ampia coorte di adulti del National Health and Nutrition Examination Survey, un programma di ricerca progettato per monitorare nel tempo lo stato di salute della popolazione americana, ha concluso che: “l’emicrania o il forte mal di testa sono un potenziale evento avverso degli IPP (inibitori della pompa protonica), la classe di farmaci antiacido più efficace e più frequentemente utilizzata.” Inoltre, lo studio, pubblicato pubblicato sulla rivista Neurology®Clinical Practice, organo ufficiale della American Academy of Neurology, mostra un’associazione con l’emicrania anche di altre classi di farmaci soppressori dell’acidità, come anti H2 e antiacidi generici.
All’uso di antiacidi è associato un maggior rischio di attacchi emicranici
I ricercatori hanno analizzato i dati di 11.818 soggetti, reclutati nell’ambito della NHNES tra il 1999 e il 2004; la terapia farmacologica è stata quantificata attraverso informazioni auto-riportate dai pazienti, così come il verificarsi di eventuali episodi emicranici nei tre mesi precedenti. Obiettivo del lavoro era valutare l’associazione tra prevalenza di emicrania e di cefalea severa e l’uso di PPI, di antagonisti dei recettori istaminici H2 e di gastroprotettori.
Dopo gli opportuni aggiustamenti statistici per tenere conto dell’influenza di variabili potenzialmente confondenti, quali età, genere, uso di caffeina e alcol, è risultato che le diverse terapie antiacido erano associate a un maggior rischio di attacchi emicranici o di cefalea severa: rispetto a chi non faceva uso di farmaci o supplementi, i soggetti che assumevano PPI avevano un rischio di emicrania aumentato del 70%, quelli che assumevano anti H2 del 40% e, per gli integratori risultava un rischio superiore del 30%.
Margaret Slavin, dell’University of Maryland in College Park, autrice dello studio, in un comunicato stampa del’AAN, precisa:
in considerazione dell’ampia diffusione di queste categorie di farmaci, spesso sovra-prescritti e il cui uso a lungo termine è associato ad aumento del rischio di altre condizioni, tra le quali la demenza, i risultati della ricerca suggeriscono la necessità di ulteriori studi. Per molti pazienti, tuttavia, questi farmaci sono necessari per gestire la sintomatologia da reflusso gastrico; i soggetti che soffrono di emicrania o cefalea severa dovrebbero, pertanto, discutere con il proprio medico circa l’opportunità di continuare la terpia. Altre ricerche avevano mostrato che i soggetti affetti da disturbi gastrointestinali sono a maggior rischio di emicrania, ma questa relazione non è sufficiente a spiegare il legame tra farmaci antiacidi ed emicrania riscontrato dallo studio”.
Infine gli autori precisano che sono necessari ulteriori studi sul rischio di emicrania associato ai farmaci soppressori dell’acidità, anche se le evidenze disponibili allo stato attuale sono sufficienti per valutare i pazienti con emicrania alla luce delle recenti indicazioni sulla deprescrizione degli IPP.