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HelicobacterApertura

Inquadramento epidemiologico e conseguenze dell’infezione da Helicobacter pylori

Con una prevalenza stimata intorno alla metà della popolazione globale, l’infezione da Helicobacter pylori si conferma come una delle condizioni sanitarie più diffuse e una delle maggiori cause di morbilità e mortalità in tutto il mondo [1]. Stime epidemiologiche più dettagliate riportano una diminuzione della prevalenza mondiale dal 50-55% al 43% nel periodo 2014-2020, per effetto principalmente del miglioramento del livello socioeconomico, degli standard di vita e delle condizioni igieniche, anche se un ruolo importante può essere riconosciuto all’uso di antibiotici e alle terapie di eradicazione [2].

Il dato consolidato è comunque che la prevalenza varia in modo sostanziale in base a diversi fattori quali, etnia, malattie associate, regioni geografiche, stato socioeconomico e condizioni igieniche, ed è più elevata nelle zone rurali che nelle zone urbane sviluppate [2]. Anche l’età riveste una notevole importanza: la prevalenza di infezione è più elevata negli adulti rispetto ai giovani, non per un rischio d’infezione che cresce con il progredire degli anni, quanto piuttosto perché l’infezione è molto spesso contratta nell’infanzia e persiste per tutta la vita [2]. Un’indagine accurata dei primi anni 2000 ha mostrato infatti che la maggior parte delle infezioni avviene prima dei 10 anni di età, con un tasso di incidenza grezzo complessivo risultato dell’1,4% all’anno, con un range tra il 2,1% a 4-5 anni, l’1,5% a 7-9 anni e lo 0,3% a 21-23 anni [2].

Fig. 1 Prevalenza dell’infezione da H. pylori negli adulti e nei bambini. Mappa globale della prevalenza dell’infezione da Helicobacter pylori negli adulti nel periodo 1970-2016 (a) e nei bambini e adolescenti (<20 anni) nel periodo 2000-2021 (b). Negli adulti, la prevalenza è risultata più alta in Africa, nelle regioni del Mediterraneo orientale, in Russia, in America centrale e in Sud America. Nei bambini, la prevalenza era inferiore a quella degli adulti in Russia, nelle regioni del Pacifico occidentale e nelle regioni europee. Tuttavia, la prevalenza dell’infezione da H. pylori era altrettanto elevata nei bambini e negli adulti in Africa, nelle regioni del Mediterraneo orientale, in America centrale e in Sud America.

Per quanto riguarda i meccanismi di infezione, le evidenze depongono a favore di una trasmissione da persona a persona, in particolare all’interno delle famiglie, e soprattutto dalle madri ai figli piccoli. L’ingestione del batterio sembra più plausibile attraverso la via gastro-orale o orale-orale. La trasmissione per via orale-fecale sembra meno probabile, almeno nei paesi sviluppati [1].

In questo quadro di elevata diffusione, l’impatto delle patologie conseguenti all’infezione non può che essere significativo. L’H. pylori è infatti causa della maggior parte delle ulcere duodenali e di circa due terzi di quelle gastriche, secondo la fondamentale scoperta che è valsa a Robin Warren e Barry Marshall il Premio Nobel per la Medicina nel 2005 [1,2].

A tale riguardo la prevalenza nell’arco della vita dell’ulcera peptica nei soggetti con infezione da H. pylori è stimata intorno al 10%. Dopo 10 anni, più dell’11% dei soggetti con l’infezione sviluppa ulcera peptica rispetto all’1% dei soggetti senza infezione. Inoltre, secondo dati prospettici, il rischio di sviluppare un’ulcera duodenale e un’ulcera gastrica nel corso della vita è aumentato rispettivamente di 18,4 volte e di 2,9 volte nei soggetti con infezione da ceppi di H. pylori cagA-positivi. A partire dagli anni 2000, la prevalenza globale di ulcera peptica sta diminuendo parallelamente alla diminuzione della prevalenza dell’infezione da H. pylori [2].

Il batterio è anche un’importante fattore eziologico anche per il tumore gastrico: circa il 90% delle neoplasie di questo tipo può essere attribuito all’infezione da H. pylori. Nel 2018 sono stati registrati 812.000 tumori gastrici, compreso il linfoma non-Hodgkin a localizzazione gastrica, che rappresentano il 37% di tutti i tumori causati da un’infezione cronica, il che rende l’H. pylori il patogeno cancerogeno più frequente [2].

Bibliografia

  1. Katelaris P et al., J Clin Gastroenterol. 2023;57:111-126
  2. Malfertheiner, P., Camargo, M.C., El-Omar, E. et al. Helicobacter pylori infection. Nat Rev Dis Primers 9, 19 (2023). https://doi.org/10.1038/s41572-023-00431-8
gastroenterologiaHelicobacter pylori
Redazione

articolo a cura della redazione

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