Il trattamento dell’emicrania negli ultimi anni, grazie a una migliore comprensione dei complessi meccanismi patogenetici coinvolti nella patologia, non è più limitato al controllo dei sintomi, ma prevede l’utilizzo di nuovi farmaci specifici per la profilassi e la riduzione degli attacchi emicranici.
In questo nuovo scenario la scelta della terapia si è notevolmente complicata ed è sorta la necessità di strumenti che possano orientare il medico. In questa direzione va l’iniziativa della Società italiana per lo studio delle cefalee (SISC) che, in collaborazione con l’International headache society (IHS), ha pubblicato nuove linee guida per il trattamento dell’emicrania.
Dai FANS agli anticorpi monoclonali: l’evoluzione della terapia dell’emicrania
Come spiega il comunicato della Sisc, fino a non molto tempo fa gli unici (o quasi) farmaci utilizzati per le cefalee erano i Fans, cioè analgesici non specifici per questa patologia e non esenti da rischi, se usati in eccesso. In particolare, non va sottovalutato l’effetto rebound, cioè un ritorno della cefalea alla fine dell’azione del Fans, con cronicizzazione del dolore.
“Ed è quello che capita – sottolinea la Sisc – agli emicranici che invece di andare dal medico insistono eccessivamente con l’automedicazione. Senza contare l’azione lesiva per lo stomaco e tossica per il cuore, a dosi massicce.”
Negli anni Novanta arrivarono i primi farmaci specifici che agivano sul meccanismo del dolore, precisamente su alcuni recettori della serotonina. Infine, dopo un lento sviluppo, negli ultimi anni c’è stato un vero salto evolutivo. Sono successivamente apparsi i ditani, più specifici e con meno effetti collaterali, e poi i gepanti, tutti aventi come bersaglio il principale responsabile del dolore emicranico, cioè il CGRP, un peptide legato alla vasodilatazione e che interviene nella trasmissione del dolore.
Infine sono arrivati anticorpi monoclonali destinati a prevenire gli attacchi: tre molecole che bloccano il CGRP e una il suo recettore. Oltre alle nuove molecole, anche la tossina botulinica si è dimostrata efficace nella terapia dell’emicrania cronica grazie a un’azione specifica sui terminali nervosi che producono il CGRP. E, a livello di ricerca, – conclude la Sisc – sono in fase di studio altre molecole mirate al CGRP e ulteriori anticorpi monoclonali che hanno per bersaglio altri mediatori dell’infiammazione.
Le nuove linee guida con l’analisi delle evidenze scientifiche e le raccomandazioni per l’uso dei farmaci
Le nuove linee guida Sisc-Ihs sono costituite da due documenti distinti: il primo è un testo di oltre 400 pagine, che presenta nel dettaglio il metodo di valutazione e l’analisi delle evidenze cliniche sull’emicrania. Il secondo, più sintetico, contiene le raccomandazioni finali, per l’utilizzo dei farmaci da parte degli specialisti e dei medici di medicina generale.
Marina de Tommaso, presidente della Sisc e professoressa ordinaria di Neurologia all’Università di Bari, precisa:
disporre di linee guida costruite con criteri rigorosi e condivisi a livello internazionale consentirà ora ai medici di orientarsi tra le molte opzioni terapeutiche disponibili, scegliendo in modo consapevole il farmaco più sicuro ed efficace. È anche un potente strumento di riferimento per le istituzioni sanitarie, affinché possano garantire l’accesso in rimborsabilità alle cure migliori”.
Innocenzo Rainero, professore ordinario di Neurologia presso l’Università di Torino e presidente eletto Sisc, aggiunge:
non possiamo dire che l’emicrania oggi sia davvero eliminabile sempre e in tutti i pazienti, ma con quello che sappiamo e le nuove armi terapeutiche, abbiamo ridotto di molto il numero di attacchi e la loro intensità nella maggior parte dei pazienti, per i quali può nettamente migliorare la qualità di vita. L’automedicazione episodica va bene, ma quando l’emicrania persiste ed è frequente, diciamo oltre i cinque attacchi al mese, occorre rivolgersi al neurologo di riferimento, ovvero ai Centri Cefalee nei casi di cronicità o provata refrattarietà. In Italia esistono 75 Centri Cefalee accreditati da SISC dislocati su tutto il territorio nazionale. E naturalmente il Medico di famiglia resta di insostituibile supporto per la diagnosi tempestiva e la corretta gestione dell’emicrania a bassa frequenza.”
Nuovi criteri di prescrivibilità e terapie non farmacologiche
Gli esperti della Sisc e della Sin (Società italiana di neurologia) hanno anche contribuito in modo determinante alla revisione dei criteri di prescrivibilità, previsti dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): l’ultima revisione normativa ha infatti eliminato il precedente obbligo di sospensione dopo un anno di trattamento con questi farmaci e ha reso possibile associarli alla tossina botulinica nei pazienti con emicrania cronica, aprendo così a un approccio terapeutico più flessibile e personalizzato.
Simona Sacco, professoressa ordinaria di Neurologia dell’Università dell’Aquila, che ha coordinato l’elaborazione delle linee guida conclude ricordando anche lo sviluppo delle terapie non farmacologiche:
L’attività fisica adattata, la stimolazione cerebrale non invasiva e le tecniche di rilassamento e mindfulness, sono ottimi supporti nel trattamento delle forme croniche farmaco resistenti e per le quali auspichiamo una maggiore attenzione da parte del Servizio Sanitario Nazionale, grazie anche ad una ulteriore revisione delle evidenze di efficacia attualmente disponibili.