Cristina Tassorelli, ordinario di Neurologia all’Università di Pavia spiega perché il riconoscimento ufficiale dell’emicrania come malattia cronica aiuterebbe a combattere il pregiudizio che in molti casi grava sugli emicranici, considerati inclini al vittimismo o comunque poco attivi nel combattere la malattia. Si tratta di riconoscere il fatto che l’emicrania possa condizionare la vita quotidiana di chi ne soffre al punto da impedirgli di avere una normale vita lavorativa e di relazione.
Negli ultimi anni, spiega la professoressa, sono arrivati nuovi farmaci per la profilassi dell’emicrania che consentono un approccio preventivo efficace e ben tollerato. Il maggior limite all’accesso a queste nuove terapie attualmente sono le regole stabilite dall’AIFA che non permettono di utilizzarle in prima linea. Queste regole potrebbero essere cambiate anche in base a una interlocuzione attualmente in corso tra Aifa, società scientifiche e associazioni dei pazienti.
Un ruolo non secondario nell’assistenza agli emicranici spetta al medico di medicina generale, che, in quanto primo contatto del paziente, può individuare l’emicrania distinguendola da altre cefalee, e consigliare al paziente la terapia sintomatica più adatta.
Inoltre il MMG può dare un contributo fondamentale all’empowerment del paziente, ad esempio invitandolo a tenere un diario per conoscere meglio le caratteristiche delle malattie e a mettere in atto strategie preventive. Allo stesso tempo il MMG può indicare tutti i comportamenti, dalla dieta allo stile di vita, che possono ridurre il peso della malattia. In definitiva, anche in considerazione degli attuali lunghi tempi di attesa per l’accesso ai centri specialistici il percorso di cura del paziente emicranico potrebbe iniziare dall’ambulatorio di medicina generale.