Ecco perché ci si ammala di solitudine e povertà
Il disagio economico e sociale fa ammalare. Non si tratta di una semplice intuizione, ma è un’acquisizione scientifica, basata su studi clinici.
Numerose ricerche hanno evidenziato un’associazione tra diverse forme di svantaggio economico e sociale (povertà, emarginazione, solitudine) e una minore aspettativa di vita, con peggiori condizioni di salute. Nuovi dati arrivano da uno studio del gruppo Lifepath, progetto finanziato dalla Commissione Europea con lo scopo di individuare i meccanismi biologici alla base delle differenze sociali nella salute.
Questo nuovo studio ha individuato un fattore biologico preciso: lo svantaggio socioeconomico può aumentare il livello di infiammazione cronica, una condizione che predispone allo sviluppo di patologie metaboliche e cardiovascolari. Il processo è innescato dallo stress psicologico legato a situazioni di incertezza e di difficoltà economica.
Un’osservazione importante contenuta nello studio è che dal punto di vista epidemiologico, le patologie causate disagio socioeconomico non sono proporzionali al livello di ricchezza nazionale (PIL) del paese, ma vanno messe in relazione alle differenze di reddito fra le varie fasce sociali.
I ricercatori di Lifepath hanno analizzato i dati di 18.349 persone di età compresa fra i 50 e i 75 anni in quattro paesi europei: Inghilterra, Irlanda, Portogallo e Svizzera. È stata considerata la posizione lavorativa dei singoli soggetti, lo stile di vita e lo stato di salute (fumo, indice di massa corporea, diabete e ipertensione) ed è stata misurata la concentrazione di Proteina C-reattiva (CRP).
In Portogallo, il Paese con la maggior disuguaglianza di reddito fra i quattro analizzati la concentrazione media di CRP è risultata la più alta, mentre la più bassa è stata quella della Svizzera, dove la diseguaglianza di reddito è minore.
«Le differenze di natura socioeconomica nella mortalità fra i vari paesi sono in aumento fin dagli anni Ottanta e in alcune nazioni come gli Stati Uniti l’aspettativa di vita in generale è in calo rispetto alle generazioni precedenti», ha commentato Richard Layte, professore di sociologia al Trinity College Dublin e coordinatore dello studio. «Questo eccesso di mortalità è stato definito “morte per disperazione” da alcuni studiosi ed è in gran parte dovuto a un calo del benessere psicologico. Il nostro studio fornisce le prime prove di un processo fisiologico che potrebbe spiegare questo andamento e il ruolo fondamentale dei processi di infiammazione cronica nel rischio di insorgenza di diabete, malattie cardiovascolari e cancro».
«Questa ricerca costituisce un importante passo avanti per capire l’origine biologica delle disuguaglianze sociali nella salute, e anche per spiegare le differenze di salute fra le fasce di popolazione di diversi paesi. Serviranno ulteriori studi con indicatori biologici dello stress individuale per confermare queste osservazioni» ha aggiunto Silvia Stringhini, ricercatrice all’University Hospital di Losanna che ha partecipato allo studio.
Il carico allostatico
(Lifepath project, 2018)
L’allostasi è il processo che mantiene la stabilità interna di un organismo nei cambiamenti fisiologici e ambientali. E’ la risposta adattativa ai cambiamenti sociali e ambientali. Tuttavia un’esposizione prolungata a circostanze avverse può portare a un’attivazione cronica dello stress, che innesca dei meccanismi di usura fisiologica: il carico allostatico. Questo fenomeno a livello di popolazione è associato a mallattie croniche, morti premature e un peggiore stato di salute.