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antibiotico resistenza

Antibiotico-resistenza, in Italia la mortalità più alta d’Europa

  • Alessandro Occhionero
  • Sanità

Perché l’Italia (e soprattutto il Sud) è in ritardo sulla lotta all’antibiotico-resistenza e come recuperare.

A cura di Alessandro Occhionero, specialista in Malattie Infettive e Tropicali,
Strama Stockholm (Samverkan mot antibiotikaresistens), Region Stockholm, Svezia.

Antibiotici. A che farmaci pensiamo in primis come prescrittori? Amoxicillina/acido clavulanico e ciprofloxacina probabilmente. Eppure, per la maggior parte delle comuni infezioni, dalla tonsillite alla cistite, le suddette molecole hanno uno spettro d’azione inutilmente ampio[1] [2].

Discorso a parte invece per l’ampia quota di affezioni – più o meno – chiaramente virali, per cui il paziente chiede l’antibiotico “di rinforzo” e a cui non si riesce a dire di no.

L’Italia è prima in Europa per anni di salute persi e per morti a causa di germi multiresistenti [3] e figura tra i paesi con percentuali più elevate di ceppi multiresistenti tra gli isolati di Staphylococcus aureus, enterococchi, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter baumannii [4].

Peso totale delle infezioni sostenute da batteri resistenti nei diversi paesi UE ed EEC espresso in DALY (disability-adjusted life years, 2015).
The Lancet Infectious Diseases, vol. 19, no. 1, 2019, pp. 56–66

 

Basta considerare il seguente dato: secondo una stima del 2015, ogni anno in Europa circa 33.000 persone muoiono per cause riconducibili ad infezioni sostenute da germi multiresistenti. Più di 10.000 solo in Italia, circa 1/3 del totale. E l’Italia ha poco più di un decimo della popolazione europea.

Tra le cause di questo vi sono sicuramente l’uso generoso di antibiotici, sia a livello umano che veterinario, la facile scelta da parte del personale medico di preparati ad ampio spettro rispetto a terapie mirate e a spettro ristretto, la non corretta implementazione a tutti i livelli di pratiche finalizzate alla prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (es: cateteri vescicali, lesioni da decubito, ecc). E’ chiaro anche che si instaura un circolo vizioso, in cui più resistenti sono i germi, più ad ampio spettro diventano le terapie empiriche, e così via.

Probabilmente il contenzioso medico-legale, particolarmente vivace nel nostro paese, gioca un ruolo nel far pendere il piatto della bilancia più facilmente verso la prescrizione di un antibiotico[5].

In Italia[6] vi è una evidente variabilità regionale nel consumo di antibiotici, con consumi più sostenuti a Sud, macroregione che presenta consumi nettamente superiori rispetto alla media europea (prima la Campania con 24.7 Daily Defined Doses/1000 abitanti/die, ultima la Provincia Autonoma di Bolzano con 11.2. Media europea: 20.1 DDD/1000 abitanti/die[7]).

Nel 2017 il Ministero della Salute ha pubblicato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) con chiare indicazioni e strategie a livello medico (umano), veterinario, di ricerca e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica[8].

L’OMS definisce l’antibiotico-resistenza come una delle minacce più serie alla salute globale, alla sicurezza alimentare e allo sviluppo e ha pubblicato nel 2015 il Global Action Plan on Antimicrobial Resistance con un elenco di obiettivi strategici che spaziano dalla popolazione generale alla ricerca su nuovi farmaci[9].

Un contrasto efficace all’incremento dei livelli di antibiotico-resistenza si basa, tra le altre cose, su:

  • continua formazione e aggiornamento del personale sanitario con focus sulle linee guida;
  • non trattamento indiscriminato di condizioni quali bronchite acuta, batteriuria asintomatica negli anziani, ecc;
  • istituzione di enti locali di antimicrobial stewardship;
  • digitalizzazione delle cartelle cliniche, che consente la registrazione e visualizzazione rapida dello stato di portatore di germe multiresistente;
  • mantenimento di buone pratiche di igiene per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza;
  • educazione sanitaria della popolazione, per evitare il fenomeno di richiesta inappropriata di antibiotici.

Tutto questo alla luce anche della stima condotta dalla Commissione Europea sui costi dell’antimicrobial resistance: 1 miliardo e mezzo di euro l’anno nel 2017[10], destinati a crescere con l’aumento dei livelli di resistenza. Uscite che gravano e graveranno sulla già appesantita spesa pubblica italiana.

 

[1] M. De Martino et. al. “Linee Guida Italiane. Gestione della Faringotonsillite in Età Pediatrica”
[2] Raccomandazioni in tema di diagnosi, trattamento e profilassi delle infezioni delle vie urinarie, Società Italiana di Urologia, 2015.
[3] Cassini A. et al. “Attributable Deaths and Disability-Adjusted Life-Years Caused by Infections with Antibiotic-Resistant Bacteria in the EU and the European Economic Area in 2015: a Population-Level Modelling Analysis.” The Lancet Infectious Diseases, vol. 19, no. 1, 2019, pp. 56–66., doi:10.1016/s1473-3099(18)30605-4.
[4] European Centre for Disease Prevention and Control. Surveillance of antimicrobial resistance in Europe 2018. Stockholm: ECDC; 2019
[5] Tebano G. et al. “ESCMID Study Group for Antimicrobial stewardshiP (ESGAP), Defensive medicine among antibiotic stewards: the international ESCMID AntibioLegalMap survey.” Journal of Antimicrobial Chemotherapy, Volume 73, Issue 7, July 2018, Pages 1989–1996, https://doi.org/10.1093/jac/dky098
[6] Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso degli antibiotici in Italia. Rapporto Nazionale 2017. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2019
[7] European Centre for Disease Prevention and Control. Antimicrobial consumption in the EU/EEA, annual epidemiological report for 2018. Stockholm: ECDC; 2019.
[8] Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020
[9] Global Action Plan on Antimicrobial Resistance. World Health Organization 2015. ISBN 978 92 4 150976 3
[10] https://ec.europa.eu/health/amr/sites/health/files/antimicrobial_resistance/docs/amr_2017_factsheet.pdf

 

 

Alessandro Occhionero

Medico specialista in malattie infettive e tropicali