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Indagine, reddito in calo per molti medici nell’anno del Covid

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Riduzione degli introiti e aumento delle spese per assicurazioni professionali. Il 2020 per molti medici italiani è stato un anno difficile anche sotto il profilo economico. Il dato emerge dal primo rapporto del portale Univadis Medscape Italia, che ha lanciato un sondaggio on line a cui hanno aderito 900 professionisti.

Il sondaggio è stato condotto sul modello del Medscape Physician Compensation Report, che è lo strumento di indagine più apprezzato per quel che riguarda i compensi e la qualità del lavoro dei medici negli Stati Uniti

Il campione dei partecipanti italiani è formato da Medici di Medicina Generale (12,3%), specialisti in Anestesia e rianimazione (9%) e in Chirurgia generale (8%) e da altre specialità. La maggior parte dei medici intervistati esercita la professione in ospedale (62% in corsia e 8% in ambulatori in ambito ospedaliero) e l’86% di loro pratica alle dipendenze o in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale.

Un terzo del campione ha indicato una riduzione del reddito che va dal 10 fino al 25%. La causa principale del calo del reddito è la pandemia di Covid-19 e un aumento delle spese extra, quali l’acquisto a titolo personale di dispositivi di protezione individuale e la sottoscrizione di contratti di assicurazione integrativa. Secondo Daniela Ovadia, coordinatore editoriale Univadis Medscape Italia e autrice del report:

Con il lockdown la vita delle persone è stata improvvisamente stravolta, e ancora di più quella dei medici che hanno portato il peso dell’emergenza sanitaria, compiendo enormi sforzi per gestire e contenere la pandemia e curare al meglio i pazienti affetti da coronavirus. A tale sforzo non sempre è corrisposto un compenso adeguato.”

I professionisti hanno risentito di riduzione degli accessi agli ambulatori e spese per la copertura assicurativa

“La stragrande maggioranza dei medici che ha subito una contrazione del proprio reddito (il 92%) – spiega Ovadia – è costituita proprio da professionisti operanti in strutture sanitarie pubbliche, ma non come dipendenti. L’arrivo della pandemia ha quindi significato per loro un limitato accesso agli ospedali per ragioni di sicurezza e la conseguente perdita del lavoro, la riduzione delle ore lavorative e del volume dei pazienti, causando la riduzione del reddito”.

Inoltre la pandemia è stata il primo fattore ad incidere sulle spese quotidiane extra dei medici: in media, i medici hanno infatti speso 1.200 euro per dispositivi di protezione individuale e 6 su 10 hanno deciso di stipulare un’assicurazione integrativa. In più, il 69% dei medici ha pagato di tasca propria l’assicurazione professionale per la responsabilità civile.

Il risultato è che il 44% degli intervistati dichiara di non riuscire a mettere da parte nulla, l’11% dei medici è convinto che il proprio reddito sia destinato a non tornare mai più ai livelli pre-Covid e il 55% pensa che ci vorranno almeno tre anni.

Gratificazioni dal rapporto con i pazienti e apprezzamento per la telemedicina

Le difficoltà economiche affrontate nel 2020, tuttavia, non sembrano demotivare più di tanto i medici intervistati. Alla domanda “Se lo dovesse rifare, sceglierebbe medicina come carriera?” 3 medici su 4 confermano che sceglierebbero ancora medicina e, in percentuale analoga, confermano anche la scelta della propria specializzazione.

Tra i motivi di gratificazione al primo posto c’è il rapporto con i pazienti, indicato dal 33% dei partecipanti al sondaggio. Altri motivi di soddisfazione personale sono la consapevolezza della propria bravura, l’aver contribuito a rendere il mondo un posto migliore, l’orgoglio di essere medico e il fatto di avere un reddito derivante dal lavoro che più piace.

Per quanto riguarda il futuro della professione medica si registra un atteggiamento positivo nei confronti della telemedicina, uno strumento prezioso nel corso dell’emergenza sanitaria e di cui i pazienti hanno cominciato a beneficiare, evitando per esempio di dover raggiungere gli ambulatori di cure primarie, ad alto rischio di sovraffollamento. Tuttavia, solo il 46% degli intervistati ha fatto ricorso a questo strumento tecnologico, giudicato comunque soddisfacente da 7 medici su 10. Tra quelli che non ne hanno ancora fatto uso, il 21% dei medici prevede in futuro di adottare il teleconsulto, che potrebbe aiutare i professionisti a superare i bisogni insoddisfatti di salute e cura, con lo sviluppo di una rete di sostegno sanitaria, assistenziale e sociale.

Più scettico invece l’atteggiamento dei medici italiani nei confronti di strumenti digitali per il benessere come smartwatch e app di monitoraggio dei parametri personali, poco utilizzati (li usa il 16% dei medici) e poco consigliati ai pazienti (solo il 15% dei medici li raccomanda).

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.