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La pandemia da Covid sta cambiando il microbiota?

La pandemia da SARS-CoV-2 sembra avere un effetto anche sul microbiota intestinale, perché sta cambiando le manifestazioni cliniche di patologie gastroenteriche a forte componente psicosomatica come il colon irritabile, malattia multifattoriale in cui lo stress sociale gioca un ruolo centrale nella genesi e nell’esacerbazione dei sintomi e che, associandosi a errate abitudini alimentari, porta ad alterazioni dell’asse intestino-cervello  (gut-brain axis).

È quanto emerge da uno studio presentato al DDW 21 (Digestive Disease Week),  svoltosi dal 21 al 23 maggio scorsi, da un gruppo di ricercatori di Buenos Aires dell’Hospital de Clinicas Jose de San Martin e de Gastroenterologia “Carlos Bonorino Udaondo”, insieme ai colleghi del Cognitive Neuroscience Center della Universidad de San Andrés diretti da Juan Pablo Stefanolo (1).

La minore esposizione allo stress esterno incide sui sintomi del colon irritabile

Il confronto fra fase pre- e post-pandemica è stato possibile grazie ai dati di uno studio precedente che ha consentito di ricontattare e rivalutare online o per telefono 129 pazienti (età media 54 anni, 78% donne) scelti fra quelli che presentavano sintomi di accompagnamento come diarrea o altro come dai criteri Rome IV per la malattia di Crohn (2).

Il controllo ha evidenziato un dimezzamento della sintomatologia colica (da 65 a 39) e la qualità delle variazione è stata effettuata tramite una scala a 500 punti che ha riportato un calo medio di 66 punti circa: da 278,54 a 212,36  (vedi grafico).

micorbiota cambiamenti

La sintomatologia migliorata comprendeva dolore e tensione addominale, consistenza fecale, ansia, mialgie e spossatezza.

Il motivo di queste variazioni sarebbe da ricondurre alla ridotta esposizione ai fattori esterni di stress sia psicologico che alimentare a seguito del lock down che in Argentina è stato uno dei più lunghi del mondo (oltre 7 mesi).

Il lock down sembra aumentare cefalea e altri sintomi di accompagnamento

Al contrario è stato rilevato un incremento di sintomi di accompagnamento come cefalea, pirosi e/o rigurgito, persistiti anche dopo eliminazione di fattori confondenti come età, sesso, ansia e/o depressione in comorbidità.

Tali sintomi, in particolare la cefalea, hanno risentito in maniera opposta del nuovo scenario indotto dalla pandemia verosimilmente a causa del cambio di alimentazione e dei ritmi di vita.

La cefalea, come è stato da tempo osservato in particolari periodi quali il Ramadan, in cui peraltro interviene come ulteriore fattore scatenante anche il digiuno (3), risente più della variazione degli orari dei pasti che del tipo di alimentazione.

Bibliografia

  1. https://eventpilotadmin.com/web/page.php?page=IntHtml&project=DDW21LITE&id=3522906
  2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11151860/
  3. Abu-Salameh I., Plakht Y. Ifergane G.: Migraine exacerbation during Ramadan fasting, J Headache Pain (2012) 13 (Suppl 2):S31–S70,  DOI: 10.1007/s10194-010-0242-z

 

Cesare Peccarisi

Giornalista scientifico, neurologo, editorialista del Corriere Salute, Responsabile Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia (SIN)